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Costume e SocietàLetteratura

Ritorno al presente

Novelle Ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Ade andava su e giù nervosamente, attorniato dai suoi soldati infernali. Attendeva con trepidazione il ritorno di Betty con notizie da parte di Afrodite. Non si vedeva ancora nessuno e già disperava nel rivederla. Tanti pensieri affollavano la sua mente, Betty poteva averlo tradito, aver riferito cose non vere, del resto era un’umana e per giunta femmina. Lui, il Signore incontrastato degli Inferi, aveva ceduto a un sentimento, e se Afrodite avesse approfittato di questa debolezza? Mentre rimuginava queste cose, sentì dei rumori in lontananza e, confuso dalle sue idee, pensò che stesse per essere attaccato. Allineò i suoi soldati e salì sul suo carro, inforcando la lancia infuocata. Dai fumi densi del Tartaro si cominciarono a distinguere delle figure.
Ade disse ai suoi soldati: «Pronti ad attaccare!»
Era convinto che Afrodite non avesse accettato la sua proposta. Tutto era perduto, puntò la lancia e chiuse gli occhi, rivolgendo un ultimo pensiero a lei, che per un breve lasso di tempo aveva acceso in lui una scintilla di bellezza e di sogno: Persefone. Una scia di fuoco uscì dalla lancia verso coloro che stavano avanzando. Fedora si accorse subito di quello che stava accadendo, prese la pietra di luna e la posizionò verso il raggio di fuoco, che la colpì e d’ un tratto si sviluppò un enorme scudo di luce argentea e resistente come l’acciaio, che avvolse Afrodite e gli altri, proteggendoli dalla fiamma mortale.
Afrodite, sdegnata, urlò contro Ade: «È così che volevi dimostrare il tuo cambiamento, incenerendoci e annullando l’intero mondo? Era una trappola! Lo avevo capito fin dall’inizio!»
Ade, allora, aprì gli occhi e quando vide Afrodite e gli altri alzò subito la lancia, per far cessare la scia di fuoco, e disse: «Pensavo di essere attaccato. Non volevo farlo. Devi credermi, Afrodite. Le mie stupide paure mi hanno fatto fare questo! Ecco, getto la mia lancia, i miei soldati non si muoveranno contro, hai la mia parola. Vedo Cerbero con voi, se non vi ha toccato è stato su mio ordine!»
Betty intervenne: «Per favore, Afrodite, non dimenticate ciò che vi ho detto. Fatelo per il futuro del mondo.»
Afrodite stette in silenzio, guardando fisso Ade, fece un profondo sospiro e disse: «E sia, voglio fidarmi. Fedora, togli lo scudo, adesso!»
Fedora rimase incerta a quelle parole, ma non voleva deludere la sua Signora, e a malincuore annullò lo scudo. Cerbero, subito, corse dal suo padrone.
Afrodite continuò: «Acconsento a concedere quello che mi è stato chiesto. Avrai la possibilità di portare Persefone nel tuo Regno, ma cerca di essere molto convincente o l’ira di sua madre potrebbe essere di gran lunga peggiore della tua.»
Ade si sentì, finalmente, rincuorato e forse felice, anche se non aveva mai provato quella sensazione, prima.
Rispose con un inaspettato: «Grazie!» poi, guardò Betty, la salutò inclinando la testa, così anche tutti gli altri, e si dileguò con il suo fedele Cerbero e i suoi soldati nei fumi inquietanti del profondo Tartaro. Tutti, allora, gioirono insieme e si abbracciarono reciprocamente.
Proteo si avvicinò ad Afrodite sperando in un suo perdono, dato il momento. «Non credere che ti perdoni facilmente, dovrai servirmi al Tempio, per molto tempo ancora, prima che io cambi idea» sentenziò Afrodite.
«Sarà un vero piacere, mia Signora!» rispose Proteo con un sorriso di benevolenza e soddisfazione. E così l’avventura di Isabella, Betty e Anna giunse al termine. Ci fu una gran festa al Tempio di Afrodite, prima di varcare il portale.
Quando arrivò il momento dei saluti, Afrodite disse alle tre ragazze: «Grazie a voi tre, il mondo e la sua storia sono salvi. E qui, davanti al passaggio, termina la nostra breve, ma intensa conoscenza. Abbiamo imparato che le future generazioni non ci dimenticheranno, e che tutto ciò che faremo nel tempo che ci è stato assegnato, nel bene o nel male, lascerà sempre un segno, piccolo o grande che sia.»
Poi aggiunse: «Vi dono lo scrigno, così vi ricorderete sempre di me!»
Fedora si avvicinò alle tre ragazze e diede a ciascuna un pezzetto di pietra di luna: «Può esservi utile per difendervi nei giorni bui della vita. Non vi dimenticherò mai!»
Anche Kendra si avvicinò per salutare e nel farlo si tolse l’arco e lo consegnò a Isabella: «Vi dono il mio arco, perché avete dimostrato di essere delle vere guerriere!»
Non poteva mancare il satiro Kiry, che donò loro un po’ dell’unguento che le aveva protette nel Tartaro.
Betty, a quel regalo, disse: «Potremmo metterlo in commercio sul web, magari dicendo che ha proprietà miracolose, “qualche goccia e la vita cambia totalmente”… in tutti i sensi!» e scoppiò in una gran risata.
Isabella, allora, disse: «Neanche noi vi dimenticheremo mai. Vivere il passato è stato incredibile e ha sicuramente aumentato in noi il rispetto per la storia.»
Betty disse: «Beh, se vi serve ancora aiuto, basta che facciate un fischio e noi accorreremo in un batter di portale
Anna aggiunse: «Abbiamo tutti imparato l’importanza dell’amicizia e dell’amore, nel risolvere ogni cosa, e questo non verrà mai meno, anche se saremo distanti millenni.»
Dopo un ultimo abbraccio le ragazze attraversarono il portale.
L’alba faceva il suo capolino, più bella che mai. Akyòs, il Signore di tutti i volatili, sorvolava il cielo limpido di un nuovo giorno sulle coste ioniche.

Fine


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