ADVST
Attualità

Il concetto di strada e l’isolamento di Africo

Edil Merici

Di Andrea Morabito

L’idea di progresso che comunemente noi abbiamo in testa è legata alla rivoluzione scientifica. Questa idea raccoglie le modalità del procedere verso il meglio, che si realizzano dall’inizio dell’età moderna nelle scienze naturali e nelle tecniche, nelle scoperte geografiche e nelle pratiche mediche, nelle istituzioni politiche, nelle arti e nell’economia. Quindi l’idea di progresso è legato a un mutamento dello status in senso qualitativo, e non solo quantitativo; l’idea di mutamento, è una speranza per un futuro migliore che segni un cambiamento alla situazione attuale. Il progresso ha i suoi simboli che nel corso dei secoli hanno scandito il suo cammino; solo per fare degli esempi; il fuoco, la ruota, la carta, la stampa, la ferrovia, l’elettricità, il telefono, la velocità delle automobili, la potenza degli aerei, l’energia atomica e così via. Le strade di comunicazione sono un’altro esempio di progresso civile; da sempre le strade costituiscono il vettore di trasporto di gran lunga più importante. Permettono lo scambio dei beni materiali e delle conoscenze, favorendo il rapporto fra gli esseri umani; avvicinano le genti di terre anche lontane, in un contatto sociale e umano. Infatti le più grandi meraviglie del mondo moderno sono considerate proprio le strade, sia per come sono fatte, sia per quello che rappresentano come veicolo di civiltà e di conoscenza tra i popoli. Assicurano la mobilità di persone e/o merci, notizie e idee, che è poi l’aspetto più importante del processo di modernizzazione di una Nazione.
La strada, nel senso sopra detto, ha segnato per secoli il destino di molti paesi in tutt’Italia, nel Mezzogiorno in modo particolare e in Calabria specificatamente, per una serie di motivi; dipendeva dall’impossibilità che hanno sempre avuto gli enti locali, per le loro cattive finanze, di provvedere direttamente alla costruzione e manutenzione. E ancora, è da identificarsi un altro problema negli stanziamenti statali insufficienti; molte volte non finanziate e se finanziate con somme inadeguate, oltre a ciò esistevano difficoltà intrinseche locali dovute alle condizioni ambientali nonché all’orografia e alla natura dei terreni. Non esiste al Sud, ad esempio, una grande pianura come quella Padana, nella quale è stato agevole creare un’estesa rete di comunicazioni. Tutto ciò, ha penalizzato per molto tempo le zone dove in cui queste non esistevano; nel senso stretto del termine strada. L’ineguaglianza di distribuzione, tra le diverse regioni delle comunicazioni stradali, oltre questi motivi, oggettivi, è dovuta anche dalla scelta dei Governi di non favorire la costruzione di strade in generale ma di limitarsi a dotare di vie di comunicazione i dintorni delle Capitali, lasciando le provincie più lontane completamente sprovviste o fornire di strade le zone del regno con industrie, zone in cui l’agricoltura era molto sviluppata e i traffici commerciali fortemente redditizi; insomma dove era più sentita la necessità di vie di comunicazione. Di conseguenza furono tralasciate le zone con meno popolazione e con scarsa propensione economica.
È la mancanza di una vera strada di comunicazione quella condizione che per secoli ha accompagnato Africo in un quasi totale isolamento; ad Africo si pagano le tasse come in tutti gli altri paesi del regno, ma lì non esistono né strade, né telegrafi, né un regolare servizio di posta.  L’isolamento è il primo e il più grave problema che, nel corso della sua millenaria storia, hanno dovuto affrontare i suoi abitanti, un vero calvario; per arrivare al paese bisognava passare le forre mai tracciate da strada intesa come passaggio comodo per un determinato luogo, ma da una mulattiera. In tempi lontani è incomprensibile una situazione del genere; lo erano quasi tutti i paesi di montagna, anche se Africo lo era più di tutti. In tempi relativamente recenti, dopo l’Unità d’Italia, quindi da 160 anni a questa parte, si denunciò lo stato precario in cui si viveva, in mancanza di quella strada vitale per la sopravvivenza del paese e si chiese più volte al Governo nazionale e Provinciale di eliminare quello stato di isolamento in cui versava l’intero territorio. Lo Stato però fu sempre sordo a quella richiesta, e rinviò per molto tempo l’entrata del paese nel circolo della civiltà. Il primo tentativo serio, di eliminare l’isolamento di Africo, avviene con la legge 23/07/1881, con cui si ipotizzava la costruzione della strada Provinciale Bianco-Africo.
“Ma la causa prima della miseria di Africo è la mancanza di una strada che lo congiunga al resto del mondo. Il paese è a sedici chilometri da Bova e ad altrettanti da Motticella; ma non è la distanza, è l’asprezza del cammino che ha creato l’isolamento attorno a questa gente” scriveva nel 1948 il giornalista dell’Europeo Tommaso Besozzi.

Continua…

GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button