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Costume e Società

La resa di Leif K-Brooks e la caduta di Omegle

Edil Merici

Di Domenico Correale

Cade un baluardo della storia di Internet, Omegle ha chiuso il 19 novembre 2023, una data che verrà di certo ricordata come la fine dell’Eldorado digitale.
Il sito, che permetteva alle persone di potersi relazionare tramite chat testuale o videochiamate, cessa di esistere, lo aveva annunciato in un messaggio sul sito web il fondatore, Leif K-Brooks.
Nel sito adesso è presente una lapide con inciso Omegle 2009-2023, a seguire il messaggio che ne annuncia ufficialmente la fine, in un testo che sembra racchiudere tutta la frustrazione di K-Brooks nel non essere riuscito a combattere, come lui scrive “quella raffica costante di attacchi ai servizi di comunicazione, basati sul comportamento di un sottoinsieme dannoso di utenti”, e come non dargli torto, le numerose denunce ricevute dal sito per pedofilia, sono state una ferita protratta nel tempo, nonostante l’introduzione dell’AI per eliminare dalle videochiamate chiunque commettesse atti di nudità e la partecipazione di un folto gruppo di moderatori.
K-Brooks ci tiene a sottolineare anche che ha fatto di tutto per poter sostenere le spese del sito ma che, ormai, i soldi per la gestione e la moderazione di Omegle erano diventati insostenibili, e non solo sotto un punto di vista economico, ma anche psicologico, infatti non nega di aver perso ormai l’amore per Internet, che gli aveva ridato fiducia e coraggio, dopo degli abusi sessuali da lui subiti, grazie “ai chilometri di cavi in fibra ottica tra lui e le altre persone.”
Insomma un divorzio molto turbolento, arricchito anche dalle critiche degli utenti del sito, in una parte del suo messaggio afferma che ha sempre accettato con piacere i feedback costruttivi, ma che negli ultimi tempi questi portavano come consiglio quello di chiudere battente.
Inoltre è presente la sua critica sulla censura, nella quale raccomanda ai suoi utenti e anche a coloro che volevano entrare a far parte della comunità di Omegle, di combattere le restrizioni che ledono la loro libertà solo perché si deve prevenire un crimine, di cui loro non fanno parte o di cui potrebbero far parte come vittime, e quindi di non avere paura di esprimersi come vogliono, e di non usare questo sentimento come una gabbia mentale che li “allontana da tutte le cose per cui vale vivere”.
K-Brooks, uomo che si era battuto fino all’ultimo per il suo ideale di un posto libero e sicuro, si arrende.

Foto: mediacoverage.com

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