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Costume e Società

Dimensionamento scolastico: scelte oculate e criticità comprensoriali

Edil Merici

Di Vito Pirruccio

Si è chiusa la prima fase dell’intervento di dimensionamento scolastico e siamo in attesa della decisione finale della Regione Calabria che, con molta probabilità, confermerà i deliberati della Città Metropolitana di Reggio Calabria e delle altre Province calabresi. Per quanto riguarda la Città Metropolitana, in particolare, non ci dovrebbero essere sorprese, poiché ha concluso i lavori rispettando i tempi e, in linea di massima, anche, i paletti posti dal legislatore e dall’assessorato regionale competente.
Tuttavia, analizzando le scelte fin qui operate nell’ottica di contrastare la dispersione scolastica, di arginare la povertà educativa e di migliorare l’offerta formativa sui territori, rimangono molti passi da fare e se riuscissimo in zona Cesarini a intercettare bene i finanziamenti della Missione 4 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si potrebbe, anche, porre un argine a errori di valutazione e scelte discutibili che ereditiamo in larga parte dal passato.
Ad esempio, la Città Metropolitana, su stimolo della Regione, ha concentrato la sua attenzione e il suo intervento partendo dal numero di Dirigenti Scolastici e Direttore dei Servizi Generali Amministrativi assegnati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nell’ambito del riparto regionale delle risorse professionali e su questo dato ha costruito il riassetto organizzativo scolastico. Ha avuto un occhio di riguardo (e questo è un bene) per i paesi interni, ma non sono state eliminate le pluriclassi nelle aree non montane (sono troppi 67 plessi di scuola primaria con pluriclassi, di cui solo 3 in area montana o 31 plessi di scuola primaria con meno di 30 alunni, di cui solo 1 in area montana). È riuscita, nell’intento di scontentare il meno possibile, ad aggregare scuole largamente sottodimensionate o parti di esse ma, in alcuni casi, sono venuti fuori istituti troppo frastagliati e con plessi disseminati e distanti dalla sede centrale. Questo è quanto si è verificato nella Locride, la nostra area particolare di osservazione.
Un altro dato di criticità che, in larga parte, ha condizionato le scelte della Città Metropolitana è da ricercarsi nell’impossibilità di operare interventi di riorganizzazione in presenza di strutture e di scelte formative pensate, purtroppo anche nel recente passato, in un’ottica di campanile per soddisfare singole richieste e non in un’ottica di complessità generale. Mi riferisco, in particolare, alle strutture scolastiche che, specie per quanto riguarda la scuola superiore, sono state pensate e mantenute nel tempo come se si dovesse perpetuare vita natural durante il modello formativo affermatosi nel ventennio 1960/’80, senza alcun adeguamento degli spazi e degli ambienti educativi ai nuovi saperi e alle nuove scelte formative.
Cerco, su quest’ultimo aspetto, di fare un esempio concreto focalizzato sulla Locride, non per vis polemica, piuttosto per il legame professionale intessuto con il territorio in tanti anni di lavoro come insegnante e dirigente. Mi riferisco ai due istituti superiori della Vallata del Torbido e all’Istituto Agrario di Caulonia.
Nella Vallata del Torbido, unica area pensata e realizzata come Unione di Comuni, insistono l’Istituto Tecnico per il Turismo e il Liceo Scientifico a indirizzo Sportivo. Si tratta di due modelli formativi che per la loro atipicità (li definisco atipici per rimarcare la distanza gestionale-organizzativa-formativa rispetto agli altri istituti del contesto territoriale) richiederebbero un’attenzione strutturale particolareggiata più che particolare. La richiesta non è di oggi, ma insiste, ormai, da 40 anni. Se penso all’ITT di Marina di Gioiosa Ionica (nato in una casa di civile abitazione, cresciuto in due immobili di civile abitazione adattati a scuola (di cui uno in locazione) e mai definito come assetto strutturale proprio) mi spiego, in larga parte, le molte difficoltà che incontra oggi per resistere sul territorio. In una fase di forte calo demografico e di nuovo assetto specialistico definito cervelloticamente a livello ministeriale (penso all’assurdità di togliere all’ITT l’insegnamento di Conversazione in Lingua Straniera con docenti madrelingua), non resta che attendere il prossimo passo definitivo.
Ma, anche, per quanto riguarda il Liceo Scientifico a indirizzo Sportivo di Gioiosa Ionica, interessato da un cambiamento formativo da un po’ di anni, si poteva e si doveva puntare, anche in corso d’opera, alla creazione di un corpo strutturale tipo Campus superando definitivamente il tradizionale assetto aula-palestra. L’atipicità di questo indirizzo di studi (che è un merito, in questo caso) comporta l’esigenza di conciliare lo studio tradizionale delle discipline curricolari scientifiche e umanistiche con la pratica delle attività sportive anche semi-competitive. Basta guardare a esempi virtuosi di istituti scolastici statali e paritari con specializzazione sportiva che si sono affermati nel Trentino-Alto Adige, la regione che ci sta portando sul tetto del mondo con il campione del tennis Jannik Sinner e da dove provengono, non a caso, campioni in tutte le discipline che fanno onore al Paese. Penso ad atleti come Alex Schwazer (marciatore), Tania Cagnotto e Maicol Verzotto (tuffatori), Simone Giannelli (Pallavolo) che provengono tutti da questo universo formativo di scuole paritarie e pubbliche.

Continua…

Foto: ciavula.it

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