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Costume e SocietàLetteratura

Come Marco divenne mastro

Storie d’altri tempi

Edil Merici

Di Francesco Cesare Strangio

Marco era cresciuto in campagna e conosceva l’antico mestiere del contadino, ma da quando aveva compiuto il dodicesimo anno, andò a imparare l’arte di muratore da mastro Filippo Spanò, un capo mastro che aveva sui cinquant’anni. Marco non era il solo, assieme a lui c’erano Salvatore Amato, Agazio Loiero, Antonio Mezza Salma e Cosimo Mezza Cazzuola. Erano tutti più o meno della stessa età. Con mastro Spanò c’era il nipote, che aveva compiuto da pochi mesi 18 anni.
Marco, quando mise piede in cantiere per la prima volta, era in compagnia del nonno, che conosceva Spanò.
La prima cosa che il nonno disse al capo mastro fu: «Mastro Filippo, mi raccomando mio nipote Marco. Fate che diventi un muratore degno di voi.»«Don Marco, io ce la metto tutta, ma come voi m’insegnate vi è un detto che dice: “Aiutati che Dio ti aiuta!” Se ha buona volontà e desidera apprendere, vi garantisco che in pochi anni supererà il maestro.»«Statene certo! Mio nipote ha preso di suo padre!»«Se il giovanotto è dello stesso stampo di Antonio, possiamo stare tranquilli.»
Il nipote del capo mastro osservava Marco con occhio strafottente. Da come si atteggiava, Marco si rese conto che il nipote sarebbe stato un ostacolo lungo il suo cammino di apprendista.
Il nipote di Filippo si chiamava Rocco e era una testa di merda per antonomasia.
«Voglio essere chiaro con voi, da me non riceverà nessun compenso tranne un regalo in ricorrenza delle festività. Dovrà essere obbediente e non tornare mai la parola indietro ogni qual volta che gli saranno dati degli ordini da eseguire. Queste sono le regole che valgono per tutti i discepoli. Vi sta bene don Marco?»«Restiamo così! Quando può iniziare?»«Se vuole, anche subito!»
Fu così che ebbe inizio l’apprendistato di Marco Fera. Da subito gli fu assegnato il compito di aiutare Giovanni Gramigna, un operaio che aveva sui 30 anni. Il ruolo di Gramigna era di impastare il cemento e di servire la maestranza. L’inizio non era stato tra i più felici: Marco si ritrovò nel ruolo di operaio per un anno intero.
I giorni si susseguivano con la stessa intensità e monotonia, ma il giovane Marco era determinato ad apprendere il mestiere di muratore il più velocemente possibile.
Rocco non perdeva occasione di incazzarsi come una bestia, facendo pesare il suo ruolo in seno al gruppo.
Un giorno, mentre Salvatore disponeva il filo che serviva a portare la linea per la costruzione di un muro di forati, Rocco si avvide che il giovane aveva commesso un errore, durante la disposizione del filo. L’errore di Salvatore, portò Rocco a scagliarsi contro di lui riempiendolo di calci nel sedere.
La sera, quando fece ritorno a casa, la madre, notando che Salvatore aveva difficoltà persino a sedersi, gli chiese cosa fosse accaduto. Salvatore raccontò com’erano andati i fatti giustificando, goffamente, il comportamento di Rocco. Per alleviare il dolore al figlio, la madre gli fece tirare giù le brache e lo massaggiò con la pietra di allume di rocca, che il padre usava per disinfettarsi il volto dopo che finiva di rasarsi.
All’inizio della primavera dell’anno successivo, Mastro Filippo chiamò Marco in disparte e gli disse: «Caro discepolo è arrivato il tempo della promozione. Da oggi inizia la tua carriera di muratore. Hai avuto un anno intero per capire come funziona la vita di cantiere. Sappi che da oggi sarai tu a tracciarti il destino. Adesso vai al negozio di ferramenta e comprati gli arnesi che ti servono. Bada bene ad averne cura, poiché saranno gli strumenti che ti daranno la possibilità di guadagnarti la pagnotta.»
Con quelle poche parole mastro Filippo ufficializzò l’ingresso di Fera nella categoria dei muratori.
Marco salì sulla bicicletta e partì pedalando con la forza di un cavallo. Non vedeva l’ora di arrivare negozio di ferramenta per comprare gli attrezzi che gli sarebbero serviti per svolgere il mestiere di muratore.
Al negozio di ferramenta di mastro Peppe il ragazzo incontrò nonno Marco e, quando lo vide, gli baciò la mano in segno di affetto e di rispetto. Dentro di sé realizzò l’idea di essere stato fortunato ad aver trovato il nonno lì al negozio di ferramenta, ignaro che mastro Filippo lo aveva informato della sua decisione il giorno prima. La presenza del nonno lo toglieva dall’imbarazzo di comprare gli attrezzi a credito.
Facendo finta di non sapere della promozione, il nonno, rivolgendosi al nipote, disse: «Marco mio che cosa sei venuto a fare qui?»«Sono venuto ad acquistare gli attrezzi di mestiere.»«Questo significa che da oggi dobbiamo incominciare a chiamarti mastro Marco?»«Beh, non esageriamo! Per meritarmi il titolo di mastro devo mangiare ancora moltissimo pane.»Nell’apprendere l’aumento di grado di Marco mastro Peppe si congratulò con lui.
«Mastro Peppe, riservatemi la gentilezza di fornire a mio nipote tutto quello di cui ha bisogno. Tra quattro giorni prendo la pensione, poi sarà mia cura saldare il debito.  Tocca a me pagare giacché il qui presente porta il mio nome.»

Foto: ebay.com

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