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Costume e SocietàLetteratura

“Si condanni alla pena del laccio il pederasta”

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri

Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Dice Maximus Tirius (Dissertationes XX, 9, A) “a Locri gli Italioti avevano una bella gioventù, una buona legislazione e cattivi amanti. Essi sono attratti dalla bellezza di amare, mentre sono impediti dalle leggi ad amare in modo perverso.”“Presi violentemente da questa passione contro natura, poiché la gioventù non poteva essere sedotta, perché contro legge, gli sventurati venivano tutti, senza eccezione alcuna, passati al laccio.”La traduzione sopra riportata è semplificata, per la ragione che diversamente non si capisce il senso della norma. La testimonianza di Massimo di Tiro, oratore d’età antonina che, nella 20ª delle sue dissertazioni, menziona una legge relativa alla pederastia, promulgata in Locri d’Italia. In essa si proibisce la violenza per perpetrata ai danni dell’eromenos, ossia l’amore non consono e non contemplato all’interno del codice etico-comportamentale che regolava le relazioni omoerotiche. Nella sua formulazione originale, è così:“Presso Locri d’Italia (rectius: Locresi italioti) vi erano un bel giovane, una nobile legge e dei miseri amanti. Essi (gli amanti) erano costretti dalla sua bellezza ad amarlo (il giovane), ma la legge impediva a loro di amarlo in maniera non consona; resi folli dalla passione al limite della violenza, non persuasero mai il ragazzo, che era infatti ossequioso delle leggi, e gli infelici si affrettarono tutti l’uno dopo l’altro al cappio.”Massimo da Tiro non è un filosofo molto originale, ma nessuno ha mai messo in discussione le fonti e le notizie date. Retore greco della metà del 2º secolo avanti Cristo, nei suoi Discorsi (Dissertationes) a noi pervenuti in numero di 41, sono inseriti aneddoti, immagini e figure retoriche. Tutte le sue opere denotano come contenuto, un’eclettica cultura filologica, in cui il prevalente platonismo è mescolato a dottrine aristoteliche, stoiche, ciniche, neopita-goriche. Era greco di Tiro, ma venuto a Roma sotto l’imperatore Comodo, il suo nome, Maximos Tìrios, fu latinizzato in Maximus Tirius.In ogni caso si tratta di Pederastia e non Pedofilia. Entrambi i termini hanno lo stesso significato che sta a sottolineare una relazione sessuale tra un uomo adulto ed un ragazzo. Infatti, col termine pederastia, dal greco antico pàis, “ragazzo” o “fanciullo”, ed erastès, “amante” (ana-logamente, con filìa-amore), termine con il quale si indica una relazione tra adulto e adolescente, fuori dall’ambito famigliare. In ogni caso, per il principio che nel più è compreso il meno, il divieto di Pederastia maggiormente si applica a quello di Pedofilia. Ergo, a Locri era vietato l’uno e l’altro evento.Si tratta di una norma di origine semitica. La conclusione sarà più chiara alla luce della storia della pedofilia presso i Greci in generale e i Dorici e gli Ateniesi, in particolare.
Nel Levitico, 18,22 vi è la proibizione della omosessualità e la sua pratica: Non commetterai con un maschio penetrazione come con una femmina, cosa abominevole; la traduzione data dalla Sacra Bibbia a cura di Monsignor Antonio Martini del 1842, è molto edulcorata: “Ti guarderai dal peccato di Sodoma, che è cosa abominevole”.
Solo una curiosità. In ogni caso, non vi è ambiguità nella descrizione della proibizione. Sembra che nel testo originale, la dizione della proibizione sarebbe nel modo seguente: Non giacerai con un maschio come si fa con una donna: è abominevole.Sempre nel Levitico (18,29) è prevista la pena: quella di morte, non solo per la sodomia, ma per una serie di congiunzioni carnali vietate, che partono dal versetto 12, fino al 23 che vieta all’uomo e alla donna la congiunzione con bestie, perché è cosa scellerata. La pena per chi commetteva tutti questi atti impuri, era così prevista: “Chiunque commetterà di quelle terribili cose, sarà sterminato dalla società del suo popolo”.La traduzione di Monsignor Martini è fedele o quasi all’originale, solo incentivata la pena, dove si puntualizza che sarà sterminato dalla società del suo popolo, mentre, in modo meno cruento, l’originale latino si limita a dire “perirà ad opera del suo popolo”. Ancora nel testo originale la pena è così descritta: “Perché chiunque farà qualcuna di queste cose sarà reciso dal suo popolo.”In linea generale, tutti propendono per interpretare il termine con la pena di morte sic et simpliciter. Invero, la dizione letterale lascia ampio spettro alle spiegazioni, come l’esilio o anche la lapidazione. Si protende per la pena di morte in relazione alla affermazione cruenta dell’Antico Testamento: “sarà sterminato; sarà reciso; perirà ad opera.
Ma anche il Libro dei morti egiziano contiene simili divieti, che forse furono fatti propri dagli ebrei e poi riversati nell’Antico Testamento, con conseguente influenza presso i Locresi. Così le norme egiziane: Non ho commesso atti omosessuali; Nonmi sono accoppiato (con un ragazzo).
Non viene presa nell’Antico Testamento, nell’insieme dei divieti, la omosessualità femminile, così come nel testo locrese. La ragione stava per il Levitico nel fatto che essa creava meno imbarazzo, e , comunque, non poteva portare a figli illegittimi, e perciò meglio tacere.
Per la Legislazione locrese, i motivi vanno cercati sempre nell’origine servile dei locresi, e nel tentativo di dare alla famiglia, oggi diremmo tradizionale,una credibilità a 360°; quanto all’omosessualità femminile era considerata un fatto naturale, posto l’obbligo di concedersi solo a nozze legittime. Conta, e non poco, l’impatto della Pedofilia e della Pederastia nel Mondo Greco, che non solo era considerata un fatto naturale, ma anche un’iniziazione sessuale e alla vita. La breve storia e la non punibilità del fatto presso i Greci (Dorici in particolare), chiariranno meglio il concetto.
Il dato rivoluzionario locrese è più evidente alla luce delle ricerche storiche di Erich Bethe, che ha sostenuto che i costumi omossessuali presso gli Elleni siano stati importati dalla stirpe dei Dori, gente indoeuropea proveniente dal Nord. Era l’inizio del secolo breve quando la teoria fu enunciata in un articolo. Le conclusioni trovarono, però, feroce smentita da parte del francese Henri-Irénée Marrou, che chiariva come la consuetudine trovasse in tutta la Grecia origini antiche. Certo, presso i Dorici la consuetudine era piuttosto usuale.
I Locresi erano Dorici. La proibizione dunque trova, oltre che nelle esigenze di accreditare l’istituto della famiglia, certamente l’incontro con altre civiltà, come quella semitica.
Omero, della Pederestia nei suoi poemi non lascia alcuna traccia, diversamente da quanto più di uno sostiene. È possibile che l’origine della consuetudine nasca dal cameratismo di tipo militare, in quanto vi era un ambiente di soli uomini piuttosto chiuso. Ma sicuramente non ha niente a che spartire con la omosessualità di tipo sacerdotale o iniziatico, con la sola eccezione, forse, della civiltà micenea. Paraltro, a Locri quella dell’iniziazione sessuale era sì di origine religiosa, ma trovava nelle Sacre Prostitute un suo naturale apprendistato.

Foto: Achille benda patroclo

GRF

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