La semina con i cavalli: il connubio tra uomo e natura secondo Antonio Ligabue
Di Valentina Mazzaferro
Antonio Ligabue è uno dei pittori e scultori italiani più famosi del 20º secolo.
Considerato il promotore della pittura naïf per antonomasia, i suoi dipinti appassionano gente di tutto il mondo, la sua è una vita straordinaria, raccontata da molteplici lungometraggi televisivi. Un’esistenza umana che intende l’arte come mezzo di rivincita personale.
La sua è una pittura originale, priva di formazione accademica e capace di immedesimarsi in ogni suo singolo dipinto o scultura, capace di catturare e trascinare l’osservatore nelle sue dimensioni artistiche di paesaggi montani e animali feroci. La sua arte riuscì a sublimare le sue vicissitudini personali, nonostante all’inizio El Matt, suo soprannome nel paese adottivo Gualtieri, fosse ritenuto un folle e ci fosse ostinato rifiuto verso i suoi dipinti.
Soltanto alla fine della sua carriera, grazie all’apporto del critico d’arte Renato Marino Mazzacurati si spalancarono per lui le porte del successo così ambito, da anni.
Nel dipinto dal titolo La semina con i cavalli sono incarnati tali canoni artistici. L’opera risale al 1953 e dimostra il perfetto connubio che si instaura tra contadini e natura, binomio di un dialogo armonioso tra uomo e natura.
L’intero dipinto rappresenta un ambiente collinare durante il passaggio dell’aratro, predecessore dei più avanzati trattori, impiegato fin dalle epoche remote per rompere e smuovere la superficie del terreno per la coltivazione insieme alle figure di due contadini, posizionato nella parte anteriore e posteriore dei cavalli che sono continuamente stimolati da urla e da bastonate.
L’interna cornice contadina è contrassegnata dalla presenza di rondini, abitazioni dai tetti rosseggianti del paese limitrofo e da diverse specie di varietà alboree che richiamano la bellezza infinitamente variegata della natura con delle sfumature cromatiche, dal verde dai toni chiari a quelli più scuri. Simbolico anche il richiamo cromatico delle tonalità del marrone che sta a suggerire nelle criniere, nei corpi e nei capi vestiari dei contadini che risaltano insieme alle tonalità del giallo del grano duro delle sfumature arancioni-turchine del cielo.
Una pittura primitiva, vero piacere per gli occhi di chi osserva.
Musica: Fabrizio De André, Volta la carta.