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Attualità

Gentilezza e speranza in una terra complessa

Pensieri, parole, opere… e opinioni

Edil Merici

Il primo articolo a mia firma comparso su un giornale era una sorta di lettera aperta che metteva in evidenza le caratteristiche che mi avevano fatto innamorare della Locride. Oggi, che ormai sono cittadino locrese da 7 anni, molte cose sono cambiate e, benché abbia un quadro decisamente più vivido dei problemi che affliggono questa terra e, soprattutto, delle loro cause, resto convinto di non aver fatto una scelta del tutto sbagliata nel lasciare la teorica stabilità del nord Italia per una rosa di più concrete serenità riservatemi da questa terra.
La condizione socio-economica del Paese, nei 10 anni in cui ho vissuto in pianta stabile nella Locride, è nettamente mutata e, nei miei editoriali, non ho mai fatto mistero di avere una visione molto critica non tanto di ciò che oggi siamo costretti a vivere, quanto della direzione che il nostro avvenire pare prendere alle condizioni date. Scrivendo le righe di questa rubrica più volte mi sono ritrovato a pensare di quanto in errore sia Marco Mengoni nel cantare la sua fiducia nell’essere umano e reiterati episodi di crudeltà nei confronti dei nostri simili o delle altre creature con cui condividiamo il Pianeta mi hanno più volte dato la certezza che, tutto sommato, l’agente Smith di Matrix avesse ragione.
Ma poi ti capitano cose che, per quanto piccole, hanno una capacità sorprendente di rimetterti in pace con il mondo o che, nella loro semplicità, sono in grado di ridarti la fiducia di aver compiuto delle scelte corrette e che il percorso che hai intrapreso dovrà per forza di cose aiutarti a realizzare obiettivi importanti.
Nell’ultimo periodo devo ammettere di averne vissuti diversi, di questi episodi, ultimo in ordine di tempo un’attestazione di gentilezza che ha trasformato una situazione che mi avrebbe potuto arrecare un danno economico in un piccolo incidente di percorso da raccontare a parenti e amici con il sorriso sulle labbra. Si è trattato di un gesto semplice, ma non per tutti scontato, che mi ha rimesso accidentalmente in contatto con una persona che, devo ammetterlo, nemmeno ricordavo di avere mai incontrato, e mi ha fatto a lungo riflettere sulla possibilità o meno che, alla presenza di una persona diversa e, forse, in un luogo diverso, si sarebbe potuti giungere al medesimo “lieto fine”.
La gentilezza, tema a lungo dibattuto nei salotti televisivi e anche presso gli enti istituzionali, che sempre più spesso si impegnano a realizzare assessorati dedicati al fine di promuoverne l’impiego soprattutto tra le giovani generazioni, è troppo spesso un aspetto del vivere civile che viene sottovalutato. Io per primo ho più volte guardato con un sorriso di scherno alle manifestazioni gentili che anche sul nostro territorio vengono periodicamente svolte, eppure, complice forse la recente lettura de La casa sul mare celeste, un bel romanzo sull’integrazione e l’accettazione del diverso che consiglio a tutti di leggere anche se si rivolge principalmente a un pubblico di adolescenti, nelle ultime settimane ho realizzato che anche i passi più piccoli ci possono potenzialmente condurre a quell’automiglioramento che da lungo tempo invoco e, male che vada, contribuire comunque alla creazione di un’isola felice che possa essere presa a esempio virtuoso anche da pochi altri sparuti gruppi di individui che riflettono sui nostri stessi temi.
Ecco, la Locride è stata per lungo tempo la mia isola felice e, tornando al ragionamento che esprimevo in premessa, benché oggi mi renda conto che anche questa zona franca non sia esente da difetti, evenienze come quelle che mi è capitato di vivere in queste settimane mi fanno pensare che lo sia ancora e, soprattutto, che possa esserlo per tanti. Perché per chi si fa guidare dalla filosofia del “fora du culu meu…” c’è ancora qualcuno che non rifiuta un favore a un estraneo e per ogni prevaricazione sui debole qualcuno che è pronto a tendere una mano a chi è rimasto senza nulla. E questo, ancora oggi, accade nel territorio più depresso d’Italia più di quanto non accada dove si vive una generale condizione di benessere e dove, probabilmente, le distanze tra ricchi e poveri sono così siderali che questi ultimi non riescono nemmeno a immaginare che la costruzione di una società solidale sia possibile.
Ecco, probabilmente tutto questo avevo finito per dimenticarlo anche io ma, per fortuna, ho trovato chi è stato in grado di ricordarmelo…

Foto: prontoestate.it

Jacopo Giuca

Nato a Novara in una buia e tempestosa notte del giugno del 1989, ha trascorso la sua infanzia in Piemonte sentendo di dover fare ritorno al meridione dei suoi avi. Laureatosi in filosofia e comunicazione, ha trovato l’occasione di lasciarsi il nord alle spalle quando ha conosciuto la sua compagna, di Locri, alla volta del quale sono partiti in una altra notte buia e tempestosa, questa volta di novembre, nel 2014. Qui ha declinato la sua preparazione nella carriera giornalistica ed è sempre qui che sogna di trascorrere la vecchiaia scrivendo libri al cospetto del mare.

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