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Attualità

Il caso Striano: Un “Watergate” italiano?

Di Vincenzo Speziali

Se persino l’attuale Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, Michele Carbone, ha ricostruito nel dettaglio (da quanto si apprende attraverso le note stampa) proprio durante la sua audizione in Commissione Antimafia, lo stretto rapporto fiduciario che legava il Luogotenente Pasquale Striano (presunto autore materiale delle incursioni nella Banca Dati della Direzione Nazionale Antimafia, soprattutto a guida Federico Cafiero De Raho), la vicenda assume ancor di più i connotati di un Watergate italiano (come dal sottoscritto definito e in modo consono). Lo stesso Carbone ha ricostruito i vari encomi ufficiali, dispensati dall’attuale Vicepresidente della Commissione Antimafia Cafiero De Raho, allorquando era Procuratore Nazionale; parimenti, in una nota dettagliata, il Presidente del Gruppo Parlamentare di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ci notizia (e la cosa mi consta essere vera!) in merito all’esegesi dei rapporti tra lo stesso Cafiero de Rhao e Striano, già durante lo svolgimento della surreale inchiesta Breakfast, condotta dalla Procura di Reggio Calabria, mentre il solito Cafiero De Raho era alla guida di suddetto Ufficio Giudiziario. Siccome il Senatore Gasparri (e per la verità non solo quest’ultimo) ricorda in modo millimetrico, il rapporto antico che lega Cafiero De Raho a Striano, a sua volta destinatario degli encomi ufficiali di professionalità profusa (sottoscritti da Cafiero De Raho), nonostante contemporaneamente proprio Striano inviasse veline risevate (e coperte da segreto istruttorio) ai suoi giornalisti amici, ribadisco sommessamente e in modo riverente, la mia disponibilità a essere audito in Antimafia, come da mia richiesta già inoltrata alla Presidente Chiara Colosimo.
Ovviamente, confidando in tempi brevi, poiché circa la metodologia delle indagini nell’inchiesta Breakfast, avrei tanto da dire, al netto di prove inoppugnabili che sono già in possesso, a norma di Trattato Bilaterale, dei magistrati libanesi, che a loro volta mi hanno già scagionato da ogni accusa (nonché io stesso in attesa di nuovi momenti di incontri investigativi) e stanno procedendo, in punta di legge e diritto, avverso i pubblici ufficiali del nostro Paese.
Intanto, essendo arrivato in Libano, mi consulto con il mio legale a Beirut.

Foto: ildubbio.news

Redazione

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