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Costume e SocietàLetteratura

Dialogo in moto alla ricerca della verità

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

«Hai ragione! Tu non immagini che cosa prego
«Sarei curioso di saperlo. Anzi se me lo dite, mi fate cosa gradita
«Ma veramente ci tenete tanto a saperlo?»
«Certamente, se no che senso avrebbe domandarvelo?»
«Prego tutti i giorni che Dio ti restituisca il bene della ragione!»Nel sentire quelle parole, i presenti si sganasciarono dalle risate.
«Lo sapevo che mi rispondevate così… Non c’è niente da fare, non sono capito da nessuno!»
Salvatore si avvicinò a Rocco e disse: «Lascia correre… andiamo a farci un giro in moto così crepano tutti d’invidia.»«Dove vuoi che andiamo a quest’ora?»«Andiamo giù in marina.»«Che cosa andiamo a fare?»«Una passeggiata!» rispose Salvatore.
Rocco si alzò, salutò tutti e uscì.
Cosimo, nel sentire quanto proposto da Salvatore, disse: «Certe volte Salvatore mi lascia di stucco. Come fa ad andare in moto con un matto del genere?»
«Hai notato la faccia che ha fatto quando ha visto l’articolo riportato sul giornale?»fece notare Marco.
«Che cosa c’entra l’articolo?»
«Certo che c’entra… Salvatore è preoccupato per il cugino Sergio!»
«Come mai?»
«Secondo me sta andando per sincerarsi che nella sparatoria non sia stato coinvolto il cugino»
«Alla faccia del ca…» Cosimo troncò la frase per la presenza di Teresa.
Stranamente Rocco, anziché correre con la moto, in quell’occasione procedeva con andatura tipica della passeggiata; pareva distratto da profondi pensieri, a confermare la cosa, per tutto il percorso non pronunciò verbo.
Salvatore ebbe il sospetto che Rocco stesse meditando l’acquisto dell’Honda CB750.
«Rocco, fammi la gentilezza di girare a destra». Rocco, come se fosse stato robotizzato, girò a destra e proseguì lungo il viale alberato con piante di arancio selvatico. La gente, che camminava lungo il marciapiede, si girava per guardare i due centauri su quella moto che pochi possedevano.
La mente di Rocco volava alta oltre l’orizzonte dell’immaginario. Sognava a occhi aperti: si vedeva a cavallo dell’Honda CB750. Il problema era che non aveva il denaro sufficiente per fare fronte all’acquisto, l’unica cosa che gli restava da fare era di vendere la moto Kawasaki e per la restante somma, farseli anticipare dallo zio Filippo.
Alla fine del viale, sul lato destro, c’era la casa dei parenti di Salvatore.
«Ferma! Ferma! Siamo arrivati!». Esclamò Salvatore.
Rocco, prontamente, fermò la moto e parcheggiò sul marciapiede.
La villa era recintata da muri di cemento armato alti oltre i due metri; un cancello carraio in ferro battuto, lavorato in stile classico, dava direttamente sul viale. A destra del passo carraio, una pensilina, con struttura di legno coperta da un manto di tegole, proteggeva un cancelletto di ferro colorato di nero, che dava su di un piccolo viale che portava in un patio con archi in mattoni pieni antichizzati.
La villa era composta di un piano e solo nella parte centrale primeggiava il tetto, dove avevano ricavato due stanze da letto, che all’occorrenza riservavano agli ospiti.
Salvatore pigiò sul pulsante del citofono, dall’altra parte una voce di donna chiese chi fosse: «Sono Salvatore, il figlio di tua cugina.»
«Un attimo che ti apro». Rispose la cugina.
Un colpo secco sbloccò la serratura e il cancello si aprì di un paio di centimetri.
Salvatore chiese scusa a Rocco e prese il vialetto.
Sul patio comparve Lucia, la prima cugina di sua madre che lo accolse a braccia aperte.
La donna, per prima cosa, chiese come stava sua madre. Salvatore rispose con altrettanta gentilezza, usando parole vellutate nei confronti della cugina e della famiglia in generale.
«Sei venuto da solo?» domandò Lucia.
«No! Sono in compagnia di Rocco Valpreda» rispose Salvatore.
«E fallo entrare… Con la buon’anima di sua madre andavamo assieme alle elementari.»
Salvatore esitò un attimo e chiese: «Sergio?»
«Non è qui!» Rispose la cugina.
«Dove si trova adesso?»«Si trova al cascinale in campagna»
«Quello che si trova a un paio di chilometri da casa mia?»
«Sì! Si trova proprio lì!»
«Lucia, non ti offendere se non entro, ho bisogno di conferire con lui.»
«Quando vai a trovarlo?» domandò Lucia.
«Adesso!» rispose Salvatore.
«Una volta in paese, vai da solo e stai attento di non essere seguito.»
«C’era anche lui nella sparatoria con i carabinieri?»
«Sì! Ti raccomando, non dire niente neppure a Maria e porta i miei saluti a tutti!»
Salvatore baciò la mano alla cugina e se ne andò.
Salito sulla moto, disse a Rocco che tutto era a posto e che potevano fare rientro al paese.
I sospetti di Salvatore si dimostrarono fondati. Nella sparatoria era stato coinvolto il cugino, ma non capiva cosa c’era sotto per essere costretto a ingaggiare un conflitto a fuoco con i carabinieri.
Salito in moto, presero la via che portava al paese.
La velocità del ritorno non ebbe nulla a che vedere con quella dell’andata. Rocco spinse la moto oltre il pensabile. I rettilinei svanivano con straordinaria rapidità. Quando erano prossimi alle curve, una rapida scalata di marce e Rocco piegava la moto fino a portare il ginocchio a pochi centimetri dall’asfalto.

Foto di Labskiii

Redazione

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