È di 36 persone arrestate per associazione di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi e munizioni nonché associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti il bilancio della maxioperazione della Polizia di Stato coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro e condotta questa notte a danno della ‘ndrangheta del crotonese.
Le famiglie colpite sono gli Arena-Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto e Mannolo di San Leonardo di Cutro, famiglia che avrebbe da decenni legami anche con le cosche siciliane e che, comunque, erano in grado di reclutare infiltrati e potevano contare su talpe nelle istituzioni.
Gli arrestati agivano senza scrupoli sul territorio calabrese, ma anche in altre province d’Italia, soprattutto al nord.
«Questa operazione arriva all’esito di un lavoro durato anni – commenta il Prefetto Francesco Messina, – che ci ha permesso di arrestare già un centinaio di persone appartenenti a queste cosche.»
«Le intercettazioni telefoniche e ambientali ci hanno permesso di prevenire gli attentati che queste individui stavano preparando» chiosa invece il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, che non esita a definire questa una «’ndrangheta di Serie A.»
Sempre grazie alle intercettazioni, gli inquirenti hanno potuto ascoltare le persone coinvolte mentre discutevano di equilibri tra le famiglie di ‘ndrangheta del territorio, si concordavano sulle tangenti da imporre o sugli affari da condurre attraverso le imprese di cui si erano impossessati o che controllavano, soprattutto a Bergamo, Milano e Novara.
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