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Costume e SocietàLetteratura

La Repubblica di Locri e “Le leggi” di Platone

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XII -Nelle “Leggi” il filosofo Platone espone un’idea ben precisa di quali debbano essere le caratteristiche ideali della “polis”. Analizzando a fondo il testo, anzi, risulta evidente come ogni aspetto della società civile dovesse essere ben integrato e sorprendente che questo avvenisse pressoché alla lettera proprio nell’antica Locri.

Di Giuseppe Pellegrino

Prima di approfondire il discorso su Platone una curiosità, che non è l’intento di smitizzare l’Uomo, ma il tentativo di inquadrare lo stesso nel suo tempo. Il padre gli impose il nome del nonno, Aristocle; si ritiene sia nato intorno al 428 a.C. e aveva due fratelli e una sorella. Sembra sia stato chiamato Platone per la larghezza delle spalle e il nomignolo inflitto da una lottatore di nome Argo. In greco πλατύς (platýs) significa ampio, e si dice che Platone abbia praticato il Pancrazio, una sorta di disciplina tra la lotta e il pugilato.
A parere di chi scrive il termine πλατύς significa anche grasso. Per cui Πλάτων (Plátōn), in definitiva, significa grassone, in relazione alla sua corporatura.Questo, si ripete, solo per curiosità, per il resto vale il giudizio di Aristotele: “…(si parla) di un uomo che alle persone indegne non è dato neppure di lodare.”
Una seconda curiosità è che, di sicuro, il filosofo è venuto in Italia che, per ragioni pratiche, indicheremo come Magna Grecia, e anche a Locri.
Sulla suo viaggio alle nostre latitudini vi è l’attestazione di Cicerone nel suo De senectute, nel quale afferma, letteralmente: “Platonem Atheniensem Tarentum venisse, L. Camillo, App. Claudio consulibus, reperio.”Sostiene Platone che, in una polis ideale, il cittadino ha l’obbligo di fare il solo mestiere che gli è stato attribuito direttamente dallo Stato. La divisione del lavoro è infatti alla base della creazione di una comunità di cittadini, i quali non sono in grado di sopperire da sé ad ogni esigenza, ma sono costretti a collaborare e dividersi i compiti: per questo motivo, ognuno dovrà specializzarsi in una techne ed eseguire solo quella. Inoltre, Platone tiene a precisare che, oltre agli artigiani specializzati, dovranno esservi anche soldati addestrati esclusivamente all’arte della guerra, la quale è una techne al pari delle altre. L’influenza spartana appare al riguardo molto chiara.
Va precisato che questa divisione in classi sociali, per Platone, non è conseguenza della nascita, ma conseguenza delle qualità di ciascun individuo. Selezione che è a cura della polis, che ha anche il compito di educare i cittadini, organizzare la vita interna. Quindi, una selezione meritocratica.I giovani sono sottoposti a una prima educazione da parte dello Stato comprendente la ginnastica e l’educazione al combattimento (ossia l’esercizio del corpo), e la musica, che rappresenta l’amore per il bello (ossia l’esercizio dello spirito); se l’educando si dimostra all’altezza, egli viene privilegiato ed educato alla matematica col fine di diventare stratega, e all’astronomia, disciplina solo teorica il cui fine è elevare l’animo. Infine, tra i migliori vengono scelti coloro che, per diventare buoni governanti, intraprenderanno lo studio della filosofia e della dialettica, la massima scienza. A questo proposito, Socrate tratta anche il tema della conoscenza, spiegando che ne esistono tre tipologie: l’ignoranza, che è mancanza di conoscenza, la scienza, che è conoscenza di ciò che è (τὸ ὄν – to ón), e l’opinione, che è conoscenza insieme di ciò che è e di ciò non è, cioè del divenire(τὸ γένεσθαι – to ghénestai).
L’organizzazione interna della città, trova il suo presupposto sulla Giustizia per arrivare a “trovare con la ragione un ordinamento che sia razionale, ma di una razionalità che contempli l’effettiva giustizia”. La città ideale (kallipolis), trova dunque la sua struttura in tre classi:

a) la classe dei lavoratori (popolo), che si distingue per la temperanza (σωφροσύνη – sofrosúne) e per l’anima concupiscibile (ἐπιθυμητική – epistymetiké);

b) la classe dei guardiani (φύλακες – fylakes – o guerrieri), i cui segni distintivi sono: il coraggio (ἀνδρεία – andréia) e l’anima (irascibile o passionale, θυμοειδής – stymoeidés);

c) La Classe governativa (re-filosofi), in cui saggezza (σοφία – sofía) e razionalità (λογιστική – loghistiké), predominano.

La divisione in classi è in forza della natura, una forza superiore all’uomo, che rende lo stesso cittadino tale fin dalla nascita: non esiste un individuo apolide. Lo Stato ha un’origine naturale: si tratta di una teoria che si differenzia da quelle moderne, propense a pensare lo Stato come oggetto di un contratto preciso.
Nella fase di maturazione Platone modifica e non di poco la sua concezione, seppur sia sempre Sparta riferimento alle sue teorie filosofiche con la sua opera tarda Le leggi.
Per completare il pensiero di Platone, ricordiamo come il filosofo ritenga che una comunità sia perfetta allorché abbia come fine la Giustizia, intesa come ubbidienza del cittadino al proprio compito e come contraccambio riceva ciò che gli spetta. La polis deve essere composta da tre classi: governanti (la saggezza), guerrieri (il coraggio) e cittadini (soggetti ai primi due). La divisione per classi non è di censo e/o di diritto ereditario, ma dalle attitudini naturali. In uno Stato perfetto non deve esistere la proprietà, ma comunanza di beni per le classi superiori. Anche le donne dovranno godere di una completa uguaglianza con gli uomini e parteciperanno parimenti alla vita dello Stato, ma solo sotto l’aspetto dell’obbligo della difesa della polis, in quanto alla partecipazione alla vita pubblica tace, ma non sottace sulla necessità di una società poliandrica, nella quale anche le donne sono comuni a tutti gli uomini.
Il tutto si spiega con la base magica del numero sette, perché il dato di partenza è che il sette è la base magica di ogni problema che si è posto Platone. E non solo lui, se è vero che le lettere del Vitriol sono sette (Visita, Interiora, Terrae, Rectificando, Invenies, Occultam, Lapidem) e ci stimolano, visto l’interno della terra (il proprio intimo, la psiche) a “rettificare per scoprire la pietra nascosta” (indagare per trovare la nostra intima essenza o Vera Volontà).
Anche per Platone le forme di Stato sono soggette a degenerazione che enumera in Timocrazia (l’uomo timocratico, ambizioso e amante del comando e degli onori), Oligarchia (governo fondato sul censo); Democrazia (composta da liberi cittadini, con tendenza ad abbandonarsi a desideri smodati) e Tirannide, realtà governativa conseguente all’eccessiva libertà della democrazia.
Platone finisce per dare la preferenza a un concezione aristocratica della Costituzione a discapito di una concezione democratica, fino al punto da liberarli da qualsiasi controllo: essi possono, senza tenere in alcun conto il parere dei governati, mentire e uccidere.
Tutto il pensiero di Platone, sulla conoscenza e sul fatto che essa sia la base su cui scegliere i migliori, è posta nel Mito della Caverna.

Foto: allaboutsophia.it

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