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Costume e Società

Vincenzo Speziali: “Dall’America una ricostruzione forzata della vera storia d’Italia”


GRF

Di Vincenzo Speziali

Ho avuto modo di leggere un articolo di Michael Young, che si prodiga con dettagli mendaci specialmente in merito alle vicende di Tangentopoli, cioè l’inchiesta milanese che, nel 1992, diede il via allo smantellamento del sistema politico e democratico travolgendo l’ex Premier socialista Bettino Craxi (che, in conseguenza di ciò, morì da esiliato in Tunisia e non da latitante, come vorrebbe far passare una discutibile ricostruzione parastorica). Sempre Young, con ricostruzione apocrifa, illustra consolidati (ma non veri!) rapporti tra Mafia e la Democrazia Cristiana e, segnatamente, Giulio Andreotti.
Di quest’ultimo menziona il processo che subì per le fallaci accuse di connivenza con Cosa Nostra, ma da cui uscì assolto.
A Young, vorrei far presenti due cose:

  1. tutti quanti noi politici democrstiani, stranamente e all’improvviso siamo stati accusati di ciò, in modo strumentale, falso, improprio e temerario, salvo vedere che tali accuse non erano menzionate per esponenti della sinistra politica, che comunque era ben assemblata nelle scelte di fondo parlamentari e legislative, negli anni Democristiani, in ossequio al tentativo perseguito dalla DC di pacificare il più possibile il Paese, quindi pure il Partito Comunista Italiano avrebbe dovuto avere simili connivenze;
  2. 2) ma se Andreotti (e noi con lui), fosse stato un pericoloso delinquente, perché mai attendere più di 45 anni per indagarlo e processarlo, salvo poi proscioglierlo?

Allora, se sono vere come sono vere, la tempistica e la cronologia, da me riferite, ci troviamo a darmi ragione che quanto accaduto nel 1992/93 in Italia, non fu il crollo si un sistema politico criminale (ma come? Una corruzione dilagante e una connivenza con le organizzazioni mafiose, da parte di un importante Stato appartenente all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord e fondatore dell’Unione Europea?), bensì quanto accadde fu un vero e proprio golpe moderno, per di più nel cuore del mondo occidententale e in un Paese di vitale importanza e delicatezza, persino geobellica.
Chissà perché, difatti, da più e più anni, pur chiedendo insistentemente una Commissione Parlamentare di inchiesta su questo periodo di specie, pur avendone fatte tante in Italia (e giustamente!) per qualsiasi argomento o scandalo, oppure tema di interesse pubblico, su ciò che comporta la fine di un’epoca non si riesce mai a ottenerla. Strano no?
Non voglio, quindi, adombrare le responsabilità evidenti dei nostri alleati, circa la loro connivenza sul nostro territorio con ambienti di Cosa Nostra, che poi ci trasferirono (o ci imposero?) una volta costituiti i nostri governi democratici, però potrebbero essere del tutto evidenti (e in gran parte dimostrati) sin dai tempi che preludono lo sbarco in Sicilia, per sconfiggere giustamente il nazifascismo: è assodato come l’Amministrazione statunitense di Franklin Delano Roosevelt, avesse iniziato abboccamenti con Luky Luciano (al secolo Salvatore Lucania), nato a Lercara Friddi, provincia di Palermo, il 24 Novembre 1897 e poi emigrato in America dove divenne il Capo dei Capi delle famiglie mafiose italiostatunitensi, al quale il Governo di Washington si rivolse già nel 1942, alfine di chiedere aiuto (proprio a costui che era in carcere per reati di malaffare criminale) per sgominare le attività spionistiche del Terzo Reich nel porto di New York.
In seguito, si perfezionò un altro accordo, ovvero l’aiuto agli Angloamericani, per avere cooperazione dei mafiosi siciliani e calabresi, durante le operazioni di risalita nella Penisola italiana, dal Luglio del 1943.
E nessuno, dico nessuno, ha ancora chiarito quanto avvenne in seguito a quella data, poiché con l’avvento dell’Italia liberata, mentre si passava dalla Monarchia alla Repubblica (tramite il Referendum del 1946), Luciano fu fatto rientrare nel nostro Paese, dove certamente non visse con proventi da clarissa cappuccina, bensì di ben altro genere e tipo, per di più facilmente intuibile.
Or dunque, se tanto mi da tanto (a me come a molti!) è pur sempre lecito pensare che negli accordi segreti del Trattato di Pace (e ogni trattato ne contiene), sottoscritto con gli alleati a guida Angloamericana, da parte dell’Italia e dal suo governo democraticamente eletto nonché guidato dalla DC e (precisamente) dal suo leader politico al tempo coevo, ovvero De Gasperi, può essere che da Washington come da Londra, vi sia stata imposta una clausola che imponeva (ma per scelta non Democristiana e nemmeno italiana!) la presenza di questa area grigia, rappresentata dalla Mafia.
E quest’ultima, a sua volta sin dall’inizio, cooperò con le strutture statunitensi e britanniche, a partire dallo sbarco in Sicilia e per tutti gli anni della guerra fredda.
Già, esistono inchieste parlamentari e di qualche solito magistrato revisionista che ipotizzano la teoria basata sul fatto che i piccioti mafiosi, siano stati le sentinelle di Americani e Inglesi, sul nostro territorio, pur di condizionare (spesso agendo in modo cruentemente violento), le scelte e le attività dei governi italiani, ovviamente a guida democristiana.

Leggi l’articolo completo su Lanuovacalabria.it


Gedac

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