Di Carlo Tansi
Ritardi, ritardi e ancora ritardi, sul fronte delle vaccinazioni anti Covid-19 in Calabria. E, per gli abitanti di una regione che accusa già tante altre lacune, ad esempio in termini di posti nelle strutture per la cura degli affetti dal virus con gravi effetti respiratori, non c’è certo da stare allegri. Intanto perché continuano a essere notevoli i rischi sotto il profilo della salute pubblica, ma anche in ragione del fatto che la bassa percentuale di persone vaccinate potrebbe contribuire a un nuovo passaggio nel livello di restrizioni imposte alla nostra zona, obbligatorie sul versante del contenimento dei contagi da Covid-19, da arancione a rosso.
Un colore, quest’ultimo, che sappiamo ormai tutti in cosa si traduca per le popolazioni delle aree a cui viene applicato. Costituisce infatti una sorta di blocco, pur necessario in presenza di un alto coefficiente di pericolo, di quasi tutte le attività produttive, con tutto ciò che ne consegue per il tessuto socio-economico locale. Un contesto molto provato da quanto ha determinato il dilagare della pandemia.
Ecco perché batto sempre sul solito tasto: le carenze di una Regione che non solo non sta mettendo in campo misure straordinarie per fronteggiare nei limiti del possibile la diffusione della piaga Covid-19, ma in grande difficoltà anche di fronte alle ordinarie misure da predisporre. Un disastro per una realtà in cui ci sarebbe invece bisogno di invertire la rotta, anche e soprattutto in Sanità. Settore chiave, letteralmente da rivoltare come un calzino, tanto nel pubblico quanto nel privato.
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