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Costume e Società

Il “semplice” sessista e la lezione di Ursula Von Der Leyen

Di Marisa Romeo

Viviamo in una società nella quale si continuano a selezionare date celebrative in memoria o in ricordo di qualcuno o di qualcosa. Sono appena trascorsi la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, e il Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, il quale ha cantato e decantato la donna nelle sue virtù, nelle sue qualità.
A celebrare la donna sono state istituite anche la Giornata contro il Femminicidio e la Festa della Mamma, a testimonianza del ruolo che la donna ha in famiglia e dovrebbe avere in società. Sono ricorrenze, queste, che indubbiamente insegnano, arricchiscono, nobilitano anche gli animi maschili per gli scopi insiti, quelli che segnano le tappe dell’evoluzione letteraria, culturale, e civile dell’epoca contemporanea. Ma la donna non ha bisogno di questo. Sono celebrazioni che hanno un’alta valenza formativa, perché contribuiscono e promuovono, soprattutto a scuola, l’educazione all’affettività, oggi molto carente. Ci sono poi tante altre date che ci riportano alle battaglie compiute perché le donne vengano riconosciute nei loro diritti pari all’uomo. Mi sia consentito il leggero excursus. Sono tanti gli eventi anche che ci riconducono a numerosissimi incontri e scontri, perché avvenga un determinato cambiamento, e le donne possano occupare gli scranni in Parlamento, le poltrone nelle Pubbliche Amministrazioni, posti dirigenziali. Si è capito, forse, che il cambiamento sociale auspicato, alla fin fine, non è mai doloroso. È dolorosa, invece, la resistenza al cambiamento, ma nonostante ciò, si è andati oltre quel non condivisibile provvedimento sulle quote rosa, soprattutto perché la donna ha dimostrato di essere in grado non di colmare dei vuoti di poltrona, ma di riempire di senso e di valori il vuoto mentale di alcuni maschilisti. Per fortuna, gli uomini che fanno del potere uno scudo contro le donne sono pochi. Io ho tanto rispetto e tanta stima per gli uomini che sanno scegliere le parole da non dire o il silenzio da mantenere in determinate circostanze. Ma il silenzio e il comportamento del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sono veramente inqualificabili e deplorevoli. Il grave errore commesso nei confronti di Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, e agli occhi del mondo, denota il suo essere non-uomo, ma semplicemente un sessista, che ignora le più elementari forme di galanteria e di accoglienza. Per l’emerita signora Von Der Leyen non era di troppo una sedia, era di troppo lei, con la sua eleganza, con il meritato ruolo di donna prima, e di presidente poi.
È ingiustificabile l’atteggiamento delle personalità maschili che addirittura hanno dimostrato, di fronte a un’eccellente donna, quale appunto la Presidente della Commissione Europea, di non essere capaci di reggere gli urti. Colti da smarrimento si sono seduti, infatti, lasciando in piedi la signora. Grande soddisfazione per noi: ancora una volta una donna ha dato una lezione di vita e di etica proprio a quegli uomini che credono di avere il mondo in mano. Ursula Von Der Leyen, con naturalezza ed eleganza di stile, si è ritagliata il suo posto a sedere, sul divano, lasciando vuota la sedia disposta per Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo.
L’incontro di lavoro, al di là di ogni protocollo scritto o pensato, è stato veramente triste. I due protagonisti maschili hanno compiuto un’azione così ignobile che ha mortificato l’opinione di tutta l’Europa. Dall’Italia, perciò, tutta la solidarietà alla Presidente della Commissione Europea, mentre in merito Presidente turco Erdoğan la netta convinzione che il suo gesto non lo renda affatto meritevole del posto che occupa. E la certezza che agli occhi del mondo non potrà mai essere fra coloro che potrebbero aggiungere un posto al tavolo di cooperazione.

Foto: eunews.it

Redazione

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