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Costume e Società

Le filande: il mezzo con cui le donne resero fiorente Villa San Giovanni

Di Silvia Turello

La donna ha avuto un ruolo fondamentale nel sovvertire i pregiudizi spesso limitanti e ingiusti sulla sua figura. Spesso è stata considerata inferiore rispetto all’uomo: nella forza, nell’intelletto… le fu detto che non poteva rivestire i ruoli di un uomo, anche dirigenziali e di responsabilità, spesso perché la legge non lo consentiva. Ricordiamo che in tempi più remoti non era consentito neanche che imparasse a leggere e scrivere.
Molte donne, però, hanno rivoluzionato il nostro presente, grazie alla loro tenacia, i loro studi, le loro ricerche, la loro indipendenza e l’amore per ciò che facevano. Per citarne alcune italiane, Rita Levi Montalcini, prima donna italiana Premio Nobel per la Medicina, Samantha Cristoforetti, prima donna italiana a diventare Astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, o Grazia Deledda, primo premio Nobel per la Letteratura. O altre importanti donne imprenditrici italiane, soprattutto nel campo della moda e della sartoria.
La fabbrica Triangle di New York vantava un personale quasi interamente formato da donne, principalmente immigrate italiane ed ebree; esse venivano abitualmente chiuse a chiave all’interno della fabbrica dai proprietari per paura che rubassero e così avvenne anche la mattina in cui sarebbe scoppiato il terribile incendio del 25 marzo 1911. Nella tragedia persero la vita 123 donne e 23 uomini e questo evento è uno di quelli maggiormente ricordati in occasione della Giornata internazionale della donna.
Ma prima di allora, nell’Italia Meridionale era stato avviato qualcos’altro. E, per la precisione, una produzione industriale nata da un piccolo insetto e grazie alla praticità delle donne: parliamo della produzione della seta.

Villa San Giovanni

L’albero di gelso serviva per dar da mangiare ai bachi, che cambiavano pelle sette volte e, durante il processo si avvolgevano un bozzolo attorno al corpo. I bachi si rigeneravano attraverso le uova e, per farle schiudere, venivano messe sotto il materasso o nel petto in modo che stessero al caldo e potessero ultimare la loro metamorfosi. Il bozzolo era infatti molto importante, perché serviva a produrre la seta, che partiva da un’origine e si avvolgeva attorno a una stecca di legno. Il pericolo principale era che il baco potesse rompere il bozzolo durante la metamorfosi e allora, per evitare tale evenienza, si immergeva nell’acqua calda. Ogni bozzolo aveva un filo lungo circa 2 km.

Operaie nelle filande

Il baco era l’unica risorsa economica dopo il terremoto del 1783 che colpì la Calabria (l’epicentro fu nell’attuale Piana di Gioia Tauro) causando migliaia di morti e di dispersi. La produzione della seta, unitamente all’elaborazione di nuovi piani di ricostruzione delle città, completamente rinnovati, contribuirono alla rinascita di una terra ricca di risorse. Ogni abitazione aveva infatti la sua stanza di lavorazione della seta, controllata e diretta rigorosamente dalle donne di casa, in cui, attraverso la bava dei bachi, avveniva la produzione della seta; all’interno di questa stanza c’era tutto l’occorrente per accudirli.
Le filande rappresentarono di fatto il passaggio dal lavoro manuale a quello industriale in Calabria. Questo fenomeno avvenne però dopo il devastante terremoto ed ebbe un tale successo, soprattutto a Villa San Giovanni, da farle guadagnare il soprannome di piccola Manchester.
La famiglia Caracciolo di Villa San Giovanni (detta inizialmente Fossa San Giovanni, perché risiedeva nella parte bassa del territorio) si fece inviare i macchinari dall’Inghilterra, precisamente da Manchester, dopo aver visto personalmente la lavorazione della seta in quella terra lontana. Questo nuovo lavoro, deportato da loro, li rese talmente ricchi che gli permise di costruirsi la villa, da qui il nome Villa San Giovanni.

Bachi da seta

Le filande avevano quindi delle operaie tutte al femminile, più predisposte a questo lavoro delicato ma al tempo stesso impegnativo, con un contratto di lavoro molto fiscale e un lavoro che veniva svolto senza acqua e senza elettricità e con delle ruote molto pesanti, fatte girare con la forza di due persone; il contratto di lavoro era molto preciso: la dipendente poteva lavorare se il marito glielo consentiva, le venivano retribuiti i giorni di malattia ma, con una parte di essi, la donna doveva pagare la sostituta. La forte richiesta di manodopera, inoltre, causò lo svuotamento dei paesi limitrofi e molto spesso, nella paga, era incluso il pranzo. Da qui iniziò la rivoluzione della figura femminile, che portava il salario in casa esattamente come l’uomo. La cittadina, chiamata anche Città della Seta o, come già detto, piccola Manchester, divenne nel XIX secolo una tra le eccellenze a livello internazionale, tanto da venir proclamata scuola reale della seta.
Le filande villesi rappresentavano l’avanguardia della tecnologia e il forte fiuto imprenditoriale dei proprietari riuscì presto ad attirare l’attenzione dei colleghi inglesi, ai quali si deve l’avvento del vapore nell’industria tessile della zona.
Dalla fine del ‘700 e fino al terremoto del 1908, Villa pullulava di Filande: Florio, Cogliandro, Marra, Hallam, Caminiti, Aricò, Messina e molte altre. Le cartoline dell’epoca dipingono infatti una città florida e crescente, in pieno sviluppo industriale.
Questa storia si intreccia con quella degli ebrei, perché molti di loro erano benestanti e vivevano in colonie con tanto di Sinagoga, in cui prestavano i soldi alla gente di Reggio Calabria. Non erano usurai, come erroneamente spesso si pensava. Gli ebrei conoscevano il segreto della tintura dell’indaco, e dovevano distinguersi dagli abitanti reggini: gli uomini portavano una mantellina rossa, mentre le donne indossavano sulla testa un velo turchino.
Antonello da Messina dipinse un’ebrea che sfogliava un libro, segno che gli ebrei sapevano leggere e scrivere. Si capisce che si tratta di una ebrea per il caratteristico velo turchino e perché le ragazze cristiane del ‘400 tutto sapevano fare, tranne che leggere.
Ancora una volta quindi, la donna rappresentò nella storia, e in Calabria in particolare, un tassello fondamentale per lo sviluppo industriale locale. Una figura importante per mandare avanti una nuova imprenditoria, che rese una terra florida e produttiva fino ai primi del ‘900.

Articolo originariamente pubblicato su meteoratrl.wordpress.com.

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