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Monte Mutolo, le Dolomiti del Sud e Passo Spada

Locride… e dintorni in Mountain Bike V

Di Rocco Lombardo

L’Aspromonte è una montagna dai contenuti naturalistici magnifici e suggestivi. Percorrendo i vari sentieri, siano essi tracciati o meno, possiamo apprezzare panorami vasti e diversi che consentono di estendere lo sguardo alle varie bellezze naturali e ai numerosi agglomerati rocciosi, testimonianza di tempi geologici remoti, che riportano alla memoria continenti, mari e oceani che oggi non esistono più, offrendo al contempo ad appassionati come noi, con gambe pronte e cuore aperto, esperienze uniche di scoperta e conoscenza.
Il Monte Mutolo e le sue rocce accendono la fantasia e la sensazione scenica di trovarsi all’interno di un antico teatro all’aperto, la cui conformazione è tale da produrre persino echi e riverberi; un osservatorio privilegiato della Costa Ionica nella prospettica congiunzione tra mare e montagna, in un contesto fiabesco per la presenza di boschetti subito sotto le alture, che permettono di godere di panorami incantevoli attraverso piacevoli escursioni di trekking, oppure arrampicate agli appassionati del free climbing, che hanno tracciato diverse vie e finanche una parete attrezzata con piastrine per divertenti discese in corda.
Le Timpe di Mutolo rappresentano uno spettacolare e insolito scenario risalente all’era Giurassica (150/136 milioni di anni fa), e si configurano come guglie di una maestosa cattedrale gotica; le cosiddette Torri di Canolo, da cui il soprannome Dolomiti del Sud, tanta e tale la somiglianza per forma e caratteristiche al massiccio dolomitico del Nord Italia, offrono uno scenario tra i più singolari dell’intero Aspromonte, la conformazione e la composizione di questi affioramenti rocciosi, conosciuti anche singolarmente con gli appellativi, la Torre Latina lato mare, la Torre di Canolo al centro e la Torre Longobarda lato monte, hanno fornito per anni il materiale per confezionare la calce da costruzione e prodotti per l’edilizia.
Per come si sarà compreso il percorso che ci vedrà oggi protagonisti, si articola essenzialmente in salita, che ci porterà a raggiungere i 672 metri circa d’altitudine della vetta del Monte Mutolo, nel territorio comunale di Canolo, percorrendo un distanza complessiva di circa 45 chilometri, con un dislivello di quota di circa 1.200 metri, e alcuni tratti completamente sterrati molto tecnici e scoscesi.
Attraverso la Strada Provinciale 80, risaliamo il falso piano che da Locri permette di raggiungere la contrada Merici e, successivamente, incrociare la contrada Liserà, una suggestiva salita del primo entroterra Locrideo, che si inerpica tra terrazzamenti collinari coltivati a frumento e vigneti, decisamente impegnativa in alcuni strappi fino al 14% di pendenza; ascesa che ci porterà alle porte di Gerace Borgo, dove imboccheremo la pittoresca e ciottolata via delle Bombarde, che con un ripido dislivello panoramico congiunge il Borgo al Centro storico di uno dei borghi medievali tra i più belli d’Italia e tra i più frequentati e conosciuti dell’intera Regione.
Di rigore, ci concediamo una meritata sosta caffè presso una delle pasticcerie più rinomate dell’intera Locride, nella suggestiva cornice di Piazza del Tocco, per poi raggiungere la vicina Prestarona, una località di origine preistorica dal grande fascino paesaggistico per la conformazione della vallata che la circonda, ove sorge il Santuario della Madonna di Prestarona, luogo in cui si celebra una festa mariana la prima domenica di Pasqua, particolarmente partecipata dagli abitanti di Gerace e Canolo.
La discesa di Prestarona, conosciuta e apprezzata per il marcato dislivello adrenalico dagli amanti delle due ruote, ci porta ad attraversare un agglomerato di abitazioni e aziende agricole che conservano memorie e abitudini della ruralità contadina di un tempo, tra gole suggestive e primi profili delle guglie dolomitiche, fino a intersecare la SP 85 che, a destra, conduce al vicino borgo di Agnana Calabra, mentre a sinistra, dopo avere pedalato per un paio di chilometri in progressiva pendenza, con alcuni tratti impegnativi alle pendici del Monte Pecoraro, ci accompagna fino alle porte del pittoresco borgo di Canolo Vecchio (etimologia dal latino canalis, canale/fontana), incastonato al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina, con tipiche case costruite una sull’altra, e i cui vicoli sono contornati da splendidi palazzi ormai disabitati, antichi fasti dei signori del luogo di cui ormai rimane ben poca memoria.
Le cronache del posto riportano che, dopo l’alluvione del 1951, il paese fu ricostruito più a monte, in località Piani della Milea, a 1.000 metri sul livello del mare, assumendo il nome di Canolo Nuovo. Da allora, il vecchio centro storico è stato oggetto di interventi di messa in sicurezza, con la costruzione di muri di sostegno, sistemi di drenaggio, e briglie per contenere i movimenti franosi.
Seguendo sia le indicazioni stradali, sia la toponomastica sentieristica aspromontana, dopo aver costeggiato una grande cava estrattiva ancora in funzione ai piedi dell’abitato, ci si arrampica sulla ripida salita lastricata in cemento e asfalto di contrada Scorciapelle, con punte di dislivello anche fino al 18%, caratterizzata da continui e vorticosi tornanti che si inerpicano per circa 5 chilometri, mettendo a dura prova la nostra resistenza, fino a raggiungere il punto più alto del Monte Mutolo, ovvero Praca Piana, ove la fatica accumulata è ricompensata da un suggestivo paesaggio che lascia senza fiato (non solo figurativamente!); “uno scorcio verso l’immensità dell’Universo” che abbraccia un panorama a tutto tondo: Gerace, Locri, Siderno, Gioiosa, Agnana, Canolo, Montalto, Tre Pizzi e il Mar Jonio da Capo Bruzzano a Roccella. Gli occhi spaziano da un orizzonte all’altro perdendosi nell’infinito.
Sostando qui ci si rende conto di che impatto possa aver avuto il catastrofico terremoto della Calabria meridionale del 1783, che attirò studiosi e scienziati tra cui il geologo francese Déodat de Dolomieu, a cui si deve il famoso appellativo Dolomiti per la scoperta del minerale della Dolomia nelle Alpi Orientali, che censì appunto la conformazione rocciosa di Monte Mutolo e dal cui studio sugli effetti del sisma emergeva il legame proporzionale tra il livello di distruttività e la costruzione di edifici su terreni alluvionali.
In questa cornice decidiamo di affrontare un’ulteriore appendice del percorso, ancor più denso di suggestioni e panorami, imboccando un sentiero ghiaioso impreziosito dalla fioritura di arbusti spontanei in netto contrasto con il promontorio pietroso e spettrale della vetta rocciosa. Affrontandolo in discesa, attraverso una sterrata scoscesa e pietrosa da approcciare con le dovute accortezze (sella abbassata, pressione dei pneumatici sotto i 2.0 bar, casco ben allacciato e sana dose di inconscia spregiudicatezza), che in una ripida successione di dislivelli, canali e sentieri battuti dai cinghiali, che incrociamo con lo sguardo nella terrazzamento sottostante indisturbati al pascolo, arriviamo fino al termine della traccia che si affaccia sul dirupo di Passo di Pietra Spada, toponimo da attribuire alle imponenti rocce che si affacciano sulla vallata.
Il paesaggio è così armonico da sembrare un dipinto. Fotografie e video di rito e si riprende la sterrata percorsa in discesa, non senza aver dato un ultimo sguardo al panorama offerto dall’antica Canolo, incastonata nel suo pregevole scenario roccioso, avendo come meta nuovamente la sommità del monte che si erge imponente. Il tracciato diventa decisamente impegnativo, poiché il sentiero è pietroso e sconnesso fino all’anfiteatro naturale costituito dalla vecchia cava, da dove si imbocca un sentiero in una pineta, che termina in un campo di calcio incorniciato da cipressi e abeti, e nei cui pressi c’è una fontana da cui ci si può rifornire d’acqua; si riprende quindi il “viale” di abeti che costeggia il boschetto, riportandoci in poche centinaia di metri al punto di intersezione con la contrada Scorciapelle e incrociando un altro pittoresco abitato montano che si affaccia sulle vette aspromontane, per poi ricongiungerci con la SP 1, stavolta in discesa fino a Gerace, attraversando in rapida successione le contrade Zomino, Passo Zita, Ropolà e San Filippo e da lì proseguire verso il punto di partenza e concludere la nostra escursione.

Redazione

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