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Costume e Società

1.418 km in bici per riabbracciare un amico

Calabria, terra di nostalgiche partenze e di attesi ritorni, ma anche di coraggiosi e speranzosi arrivi. L’importante, oltre alle diverse destinazioni, è l’essenza del viaggio, la motivazione del percorso e del percorrere. L’avventura di Vittorio, uomo di 56 anni, ci insegna che la passione può consentire di superare i sogni più ardui e gli ostacoli più difficili. E, soprattutto, ci invita a riflettere sul senso dell’amicizia, un sentimento che può annullare o comunque, come questa storia ci insegna, accorciare ogni distanza. Perché la lontananza, si sa, è solamente un fatto fisico, che appare inesistente quando alla base regna una vicinanza emotiva: questo vale per le persone, ma anche per i luoghi e per le cose.
Venerdì 21 maggio Vittorio è salito in sella alla sua amata bicicletta, partendo da Mezzo Lombardo, in provincia di Trento, per raggiungere la Calabria, nello specifico Bovalino. In cuor suo custodiva un sogno lungo 8 anni e, nonostante qualche delicato problema cardiaco, doveva mantenere la promessa che aveva fatto all’amico Michele, suo ex collega durante il servizio prestato nell’Arma dei Carabinieri. Di recente, aveva contratto il Covid-19, affrontandolo e superandolo senza particolari sintomi così duraturi e rilevanti. In soli 8 giorni e in 8 tappe, ha macinato ben 1.418 chilometri, con un dislivello di 5.829 metri, attraversando l’Italia da Nord a Sud con curiosità e determinazione, ammirando la diversità dei paesaggi e della gente delle varie Regioni. A tal proposito, nel raccontarci le immagini del suo viaggio, si sofferma su una sensazione tanto importante quando romantica: «Più mi avvicinavo al Sud e più sentivo il calore della gente». Chi vive al Sud conosce e coltiva perfettamente lo spirito ospitale accogliente del buon meridionale, ma sentirlo dire da chi arriva da fuori è certamente più emozionante.
Vittorio deve tanto alla bici e allo sport, attività che, nel 2015, gli ha fatto purtroppo scoprire di avere una coronaria chiusa in seguito a un dolore al petto avvertito nell’affrontare una salita. Problema che lo ha costretto a un intervento di angioplastica, con l’impiego di addirittura tre stent coronarici. Ma nonostante tutto, con la forza di un temerario, Vittorio non ha mai abbandonato la sua compagna di viaggio a due ruote, riprendendo gli allenamenti e arrivando a realizzare questa dolce e faticosa impresa.
La sua tenacia gli ha consentito di rivedere, con gioia smisurata, l’amico Michele, la prima persona che ha abbracciato, a parte la moglie, dopo aver contratto il virus. Un’amicizia che parte da lontano, che gli ha regalato diversi momenti di serenità durante i quali hanno anche intrecciato e condiviso le loro diverse passioni e attitudini. Difatti, nel 2008, mentre Michele era in corsa per i 100 km del Passatore, da Firenze a Faenza, Vittorio gli andava dietro con una comoda bicicletta da donna, per sostenerlo e accompagnarlo in quell’importante maratona, conclusa in 9 ore.
Un’esperienza vissuta, dunque, che meritava di essere raccontata, cercando di catturare tutte quelle emozioni che gli occhi, quasi sempre, sanno perfettamente descrivere. Ed è proprio nell’abbraccio di Vittorio e Michele che viene fuori il potere di quegli occhi che, come si suol dire, sono lo specchio del cuore, offrendo e immortalando un quadro di amicizia sincera che resiste ai tempi, ai luoghi e alle distanze.

Giovanni Ruffo

Nato e cresciuto sullo Jonio, con il corpo accarezzato dalla brezza del mare e un potente richiamo spirituale in Aspromonte. Cittadino e straniero ovunque, amante della bellezza immateriale e delle meravigliose ricchezze che madre natura dona ai suoi ospiti. Avventure radiofoniche di musicultura e una passione viscerale per il teatro e la scrittura, terapie dell’anima necessarie per coltivare i princìpi di resilienza e r-esistenza, coniuga la tradizione con l’innovazione, le radici con le ali. Ricerca sprazzi e scorci di poesia nelle crepe, negli anfratti più nascosti, in ogni spigolo di mondo. Ama la diversità e la libertà, intese come opportunità e strumenti di crescita. Detesta i muri dell’indifferenza e crede nei ponti dell’umanità, trovando nelle differenze delle autentiche risorse costruttive e collettive.

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