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Margherita Catanzariti: «La Calabria è complicata, ma ha una grande anima»

Sei nelle mie radici, edito da Città del Sole Edizioni, è l’ultima fatica letteraria di Margherita Catanzariti, giornalista pubblicista della Locride. Il romanzo narra le vicende amorose di Nina e Pietro, due giovani calabresi che, sebbene con disincanto, non smettono mai di arrendersi all’indolenza della propria terra. L’opera è uscita nel settembre 2020 ma, a causa dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19, comincia soltanto adesso a muovere i primi timidi passi nel mercato editoriale.
Ne abbiamo parlato con l’autrice.
Come sei arrivata a scrivere Segui il gatto bianco prima, e Sei nelle mie radici dopo?
Ho fatto tante cose nella vita, ma l’unica che mi appassiona davvero è la scrittura. Sono giornalista pubblicista da un decennio, ho sempre scritto fin da piccola. È stata una costante della mia vita. Segui sempre il gatto bianco è il primo tentativo, risalente al 2013, di raccontare un pezzo di vita. Da lì in poi ho viaggiato tanto, vissuto esperienze diverse, lavorato in più settori, avuto due figli. E dopo una lunga pausa è nato Sei nelle mie radici. Ho sempre pensato che per scrivere devi prima vivere.
Nina, la protagonista di Sei nelle mie radici, è una ragazza atipica, lontana dai cliché sulle donne: quanto c’è di te nel suo personaggio?
Nina è una donna che non si arrende, che odia la banalità del mondo e che ha la capacità di vedere le cose da un punto di vista nuovo. In lei ci sono le caratteristiche di diverse donne che ho conosciuto. Di me forse, il disincanto.
E più in generale, ti sei ispirata alla realtà nella stesura del romanzo o è completamente frutto della tua fantasia?
Credo che ogni romanzo, per chi lo scrive, sia la sintesi creativa di ciò che vivi o che vedi con quello che immagini, che pensi e che viene fuori nel momento in cui batti sui tasti. È tutto un divenire, un misto di sogno e realtà, il confine tra l’uno e l’altro non è sempre definito.
La storia è ambientata in Calabria e tu introduci, attraverso i pensieri dei tuoi personaggi, il fenomeno della lamentela, ovvero la tendenza calabrese a lamentarsi sempre e comunque. Muovi dure critiche anche alle iniziative di solidarietà delle cooperative. È un tuo pensiero o te ne servi soltanto per la tua storia?
La Calabria è una terra complicata, ma con una grande anima. Solo che tante volte ce ne dimentichiamo, dell’anima, e preferiamo rifugiarci nell’eterno alibi della terra maledetta e senza speranza. Ingaggiamo battaglie etiche, fingendo di aspettare che qualcuno venga a salvarci. È più comodo e si fa meno fatica. Questo è il mio pensiero.
Qual è la ricetta per il riscatto?
Fare. Mettersi in gioco, rischiare, non sentirsi vittime di tutto e di tutti, ma nemmeno sentirsi i migliori del mondo e per questo incompresi e maltrattati alla minima critica mossa contro di noi. Dimostrare il nostro valore nei fatti. Non scappare, tornare, costruire. Tutto qui.
Hai già in progetto un altro libro?
Ho sempre in progetto un altro libro. Ma i tempi, i contenuti, le storie, non te li saprei dire, adesso. Maturano da soli, nei giorni della vita. Poi quando è momento di farli uscire fuori dalla mia testa, lo decidono loro. Io li metto solo insieme, dandogli vita con le parole.

Anastasia Cicciarello

Nata a Locri nel 1990, membro effettivo della Millennials Generation, ha iniziato a scrivere prima sui muri con i pastelli, poi a scuola, dove ha incanalato la sua passione e non si è più fermata. Le piace viaggiare ma adora allo stesso modo la strada del ritorno, la bellezza dolorosa e fragile della sua terra. Abita ad Ardore, la cui posizione invidiabile le fa iniziare ogni giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Il bisogno di dire la sua l’ha condotta alla finale del concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, a scrivere “Il dolore non mi fa più paura” per la casa editrice Guthenberg e a collaborare con varie testate come hermesmagazine.it

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