Nella scia del sole
Quando il Messaggio Religioso diventa Universale e il suo Tempio si allarga a comprendere tutti gli elementi della Natura: spiaggia, mare e cielo compresi.
Di Luisa Ranieri
La notte il vento aveva scosso la terra e il mare tutto e, quando Mara si alzò, nel chiarore che precedeva l’alba, tutto appariva ancora come sconvolto.
Si diceva che era da sciocchi uscire a quell’ora e senza alcuna necessità, per giunta. E, al freddo, per di più, nonostante si fosse nel mese di Agosto perché, se l’alba è sempre più fresca della giornata che le viene dietro, dopo una tempesta di vento sulla spiaggia fa addirittura battere i denti.
Ma qualcosa la spingeva a farlo, a uscire silenziosamente e mettersi in macchina per andare a quello strano appuntamento sul lungomare.
Alle cinque e qualcosa, sotto le palme che si agitavano forte e sembravano quasi gemere sotto le sferzate del vento, si erano radunate poche persone, cinque o sei, non di più.
Mara si avvicinò e, anche se non le conosceva, si unì silenziosamente a loro.
Poi, a poco a poco, ne arrivarono delle altre, anch’esse sconosciute, portando con sé delle strane assi, dei larghi piani di legno e dei candidi, morbidi lini.
Nessuno parlava e tutti guardavano verso il mare.
Quando il gruppetto ebbe raggiunto le venti unità circa si spostò sulla spiaggia che già albeggiava e il vento andava smorzando la sua violenza.
E allora, ognuno cominciò a lavorare e dalle assi e dai larghi piani di legno venne fuori un altare e i bianchi lini servirono per rivestirlo e renderlo sacro.
Era il 10 di Agosto e, allo spuntar del sole, il Prete che era venuto per celebrare la Messa sulla spiaggia avrebbe alzato l’Ostia e ringraziato Dio per la sua meravigliosa creazione.
Mara guardava i volti degli astanti e si accorse che, a parte il Prete e i due chierichetti, si trattava solo di donne: una, giovane, suonava assorta musiche sacre sulla sua chitarra, lungo il volto di un’altra sui quarant’anni scorrevano silenziose lacrime per chissà quale dolore, un’altra invitava a voce alta i presenti alla preghiera, un’altra mormorava piano la sua supplica al Creatore.
«Il culto a Locri è da sempre femminile» sentì mormorare piano dalla sua amica Simona che, anche lei presente quella mattina, riscontrava nell’attuale rito una conferma ai suoi studi di archeologia sugli antichi culti greci del posto, indirizzati tutti a divinità femminili quali Persefone, Demetra, Venere e, legato da amore a quest’ultima, Adone.
E, mentre all’alba il Prete innalzava la sua Ostia a Dio, Mara si senti trasportare dalla dorata scia del Sole prima nelle Bad Lands degli Indiani del North Dakota, poi a Pyramid Lake nel Nevada nelle terre sacre dei Paiute Peoples e infine tra le enormi pietre di Stonehenge nella piana di Salisbury, in Inghilterra, e si sentì pervadere anche lei da quel bisogno del divino che col culto del Sole attraversa le culture di tutti i tempi e di tutti i luoghi e rende così uguali gli uomini di tutta la terra.
E, insieme agli odierni cristiani, agli antichi greci, ai lontani Indiani d’America e ai misteriosi Druidi celtici si ritrovò a chinare anche lei la testa, interamente presa dalla sacralità del momento.
Tratto da In forma di parole, Franco Pancallo Editore
Bellissima questa descrizione dell’alba nuova che sorge. Sì, alba uguale in tutto il mondo con modalità diverse, in base ai luoghi. In base agli animi.
I canti che l’accompagnano, sembra quasi sentirli.