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Costume e Società

Festa di Portosalvo: l’omelia di Monsignor Francesco Oliva

Di ✠ Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace

“Celebriamo con gioia la Natività della beata Vergine Maria: da lei è sorto il sole di giustizia, Cristo, nostro Dio”.
È motivo di grande gioia la nascita di Maria, la vergine che concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà l’Emmanuele, il Dio con noi. È lei che, nella fede, accogliamo come madre di Dio e nostra madre, la tutta santa, la piena di grazia, la creatura che Dio ha voluto come madre del suo Figlio.
Nella gioia di questa solennità saluto tutti voi, carissimi fratelli e sorelle. Condivido con voi la gioia di poter dire grazie a Maria e condividere in questa bella piazza questo momento di festa della Madonna di Portosalvo. Sia in tutti questa gioia. Nonostante le tante fragilità e ferite che ci portiamo dentro. Nonostante le sofferenze e le difficoltà quotidiane dovute alla pandemia, che sta sconvolgendo i ritmi della nostra vita sociale.
Saluto tutti i sacerdoti presenti, il parroco don Bruno e don Giovanni, che generosamente e con impegno pastorale svolgono il loro servizio in questa comunità. Chiedo per i sacerdoti (come anche per me) tanta preghiera, perché ogni nostra attività avvenga con discernimento, tra la gente, attraverso l’ascolto e il dialogo.
Saluto le Autorità civili e militari in questo delicato momento della vita della Città, chiamata a darsi un’amministrazione dopo un lungo periodo di commissariamento.
Ringrazio i Commissari, che stanno per completare il loro servizio, per l’attenzione e la cura nell’amministrazione della Città.
Questa festa interessa tutta la comunità sidernese, anche quella parte che non si professa cattolica. Più volte ho letto che tutta questa comunità si ritrova in Maria di Portosalvo, che venera come sua Patrona. Possa la Vergine benedire e accompagnare la vita di questa Città: i ragazzi, i giovani, gli adulti, le famiglie, gli anziani e i malati, i poveri. A lei chiediamo aiuto nel continuare a vivere con coerenza e forza di testimonianza questo legame di fede. Sappiamo che la devozione alla Madonna di Portosalvo ha una lunga tradizione: gli uomini e le donne di questa comunità hanno sempre circondato divenerazione la Vergine Maria. L’immagine sacra, che di norma viene portata in processione per le vie della città e a mare, è stata sempre oggetto di tanta devozione. In essa è impresso il volto di una donna che è bellezza, fonte di speranza, richiamo alle realtà del cielo, al Dio Creatore e Padre.
Questa festa e la venerata immagine della Madonna sono espressione della fede di questa comunità, memoria di vissuti lieti e tristi, di lacrime versate e di tanti momenti di gioia. Celebrare questa festa è conservare e vivere una precisa identità religiosa. Un’identità cristiana che contraddistingue i momenti forti della vita della Comunità. A Maria chiediamo di saper vivere questo tempo di pandemia come un’opportunità di crescita, di riflessione e di scoperta del valore e dell’importanza del vivere in comunità, dell’abitare il territorio in modo nuovo e rispettoso della casa comune. In questo contesto sappiamo che le nostre attività pastorali possono esporre a un particolare rischio di contagio o perché svolte in gruppo (come le celebrazioni liturgiche, gli incontri di catechesi) oppure per la loro stessa natura (come le attività di coro). Questo esige una maggiore attenzione e cura delle relazioni in ambito ecclesiale. Di conseguenza siamo chiamati come comunità cristiana a incentivare il più possibile l’accesso alla vaccinazione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica, di quanti sono coinvolti in attività caritative, dei catechisti e degli educatori, dei volontari nelle attività ricreative, dei coristi e dei cantori. Anche se la normativa attuale non prevede l’obbligo vaccinale né richiede la certificazione verde per partecipare alle celebrazioni e alle attività pastorali in senso stretto (catechesi, attività caritative…), è necessario impegnarsi per limitare i rischi di trasmissione del virus, ancora molto pericoloso per le sue varianti.
La festa liturgica odierna è quella della Natività di Maria, che ha generato il Cristo, il Figlio di Dio, venuto così ad abitare in mezzo a noi. Come madre, Maria ha tanto da dire a questa comunità che vive un momento importante della sua vita civile e sociale. Dopo tre anni di commissariamento torna a scegliersi democraticamente i suoi amministratori. So del fervore cittadino per le prossime votazioni. Un fervore che si esprime anche attraverso i tanti candidati (170, se non erro, iscritti nelle liste dei cinque candidati a Sindaco). Penso che tutto questo esprima il forte desiderio di partecipazione democratica. Vorrei ricordare, in particolare ai fedeli cattolici, che votare è un diritto-dovere di tutti i cittadini, vera espressione di sensibilità democratica. Il voto è libero, ma non può essere comprato o essere oggetto di scambi di favore. Nell’esercitare questo diritto-dovere, volendo arginare fenomeni gravi che inquinano la pubblica amministrazione, quali sono la corruzione e i condizionamenti di stampo mafioso, la scelta deve cadere su persone che amano il bene comune, capaci di cogliere le esigenze della comunità, pronti al dialogo e al confronto su programmi di larghe vedute. Attenti ai bisogni del territorio e delle fasce sociali più povere. E soprattutto affidabili sul piano dell’etica pubblica. Nessuna scelta elettorale può essere giustificata sulla base di criteri familistici o sull’interesse personale.
La Locride è un’area geografica bene definita. Ma i suoi borghi sembrano formare un arcipelago frastagliato in cerca di coesione. Tanti piccoli paesi che andrebbero meglio integrati in un processo unitario di politica del territorio. Pensando seriamente a un progetto di integrazione e conurbazione. Senza una visione politica condivisa non si possono affrontare i gravi problemi del territorio. Penso a quello ambientale, allo smaltimento dei rifiuti, alla cura della casa comune e alla tutela dell’ambiente (gli incendi di questa estate ne hanno dimostrato la fragilità!), alla bonifica delle aree abbandonate, ai problemi della sanità. Come anche ad altri connessi allo sviluppo, al lavoro e alle giuste attese dei giovani.
Come comunità cristiana siamo chiamati a riscoprire il senso religioso di questa festa. Un grande dottore della Chiesa,san Pier Damiani, in una delle sue omelie sulla Natività di Maria, ha detto che “oggi è il giorno in cui Dio comincia il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla”. La casadi cui parla è il grembo della Vergine Maria. Dio, dopo avere deciso di mandare suo Figlio tra gli uomini, ha pensato a questa casa, alla donna che sarebbe stata sua degna dimora.
Il vangelo proclamato (Matteo 1,1-16 e 18-23) riporta l’attenzione sulla genealogia che ha dato origine a questa casa. È la genealogia che porta a Giuseppe e a Maria, “dalla quale nacque Gesù”.Una lunga serie di generazioni che esprimono come la sintesi di una storia vivente, fatta anche di peccatori, che ha preparato la nascita di Maria e di Gesù. Molti personaggi che hanno dato vita a essa sono discutibili (donne toccate dal peccato, storie di marginalità). La Scrittura vuol dirci che Dio è entrato realmente nella storia umana attraverso figure fragili, divenute strumenti importanti nelle mani di Dio. Maria fa parte di questo popolo, ma a differenza di tante altre donne ha aderito totalmente al progetto di Dio. Insieme a Giuseppe, che inizialmente non sembra aver compreso ciò che succede, si lascia guidare da Dio divenendo madre per opera dello Spirito Santo. Per il compimento del progetto di Dio, infatti, non bastano le generazioni che si succedono nel tempo: è necessario l’intervento dello Spirito Santo. È lo Spirito Santo a accompagnare questo processo generazionale, sino al suo compimento. Oggi dobbiamo esprimere a Dio il nostro grazie, perché, attraverso Maria e il suo Figlio Gesù, anche noi siamo entrati a far parte della famiglia dei figli di Dio. Ne siamo entrati a far parte per dono, nonostante i limiti, le infedeltà e contraddizioni. Le nostre famiglie non sono perfette e senza difetti. Eppure sono segno dell’amore e predilezione di Dio. Come a Giuseppe, anche a noi il Signore dice: non temete! Se abbiamo fede, Dio farà grandi cose con noi e attraverso di noi. Egli scrive la sua storia attraverso le nostre povertà e fragilità.
Concludo, augurando che questa celebrazione sia occasione di conversione interiore, in modo di entrare in questa logica di Dio, che vuole continuare a scrivere la sua storia attraverso le nostre storie. Rispondiamo come Maria: «Eccomi, ci sono, Signore. Fa di me uno strumento della tua pace.»
Amen!

Foto di Antonio Chiarelli

Redazione

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