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Xenia, tocca alla difesa di Mimmo Lucano: «C’è un “accanimento terapeutico”»

«Noi riteniamo che Mimmo Lucano sia assolutamente innocente.»
È quanto ha sottolineato l’avvocato Giuliano Pisapia chiedendo l’assoluzione di Domenico Lucano, che assiste assieme ad Andrea Daqua, nell’ambito del processo Xenia.
L’avvocato ha chiesto al tribunale di Locri di valutare l’agire di Mimmo Lucano nella concretezza, tenendo conto delle norme ma valutando al contempo con attenzione le circostanze delle singole azioni per evitare un disastro. Lucano, infatti, avrebbe reagito a un momento di urgenza, durante l’arrivo di molti migranti che lo Stato Italiano non era preparato ad accogliere e fatto ciò che hanno fatto molti altri sindaci d’Italia. «Non è un processo politico – ha sottolineato l’avvocato, – non lo è questo dibattimento, ma c’è un “accanimento terapeutico”». Quando si parla di attenuanti generiche, ha argomentato il legale, bisogna ricordare che Lucano vive dei soldi del padre e dell’incarico di sindaco e che tutto ciò che ha ricevuto (denaro e premi) non ha esitato a devolverli in beneficienza.
Pisapia, insieme all’altro difensore, sottolinea la presenza di una delibera della Corte dei Conti che parla di un errore nei progetti di integrazione degli immigrati, che non era certo stato compiuto da Lucano. Anzi, considerata tale delibera, lui avrebbe subito gli errori effettuati da altri. Del resto, i bandi non avrebbe dovuto farli il sindaco Lucano, che vi sarebbe invece stato costretto per l’inadempienza di altri enti. È stata dunque sottolineata l’assenza di controlli e il fatto che la decisione di procedere per l’assegnazione dei progetti non sia stata una sua volontà ma un’azione dettata dall’urgenza di sbloccare una situazione emergenziale.
Il sindaco, secondo i difensori, non aveva e non ha dunque responsabilità per quanto riguarda gli immigrati che si sono allontanati dal Comune. Mimmo Lucano si è messo a disposizione gratuitamente, perché credeva in ciò che stava facendo, intendeva aiutare chi ne aveva bisogno rispettando un principio cardine della nostra Costituzione e non per ottenere dei vantaggi. Secondo i difensori, infatti, non ci sarebbe ingiusto vantaggio patrimoniale, alcun atto in grado di dimostrare che ci sia stato, né corrispondenze rispetto a quelle che sono le ipotesi dell’accusa. Per questo viene richiesta l’assoluzione in formula piena per tutti i reati.
Interessante, poi, il passaggio d’apertura dell’avvocato Daqua, che ha sottolineato come già in presenza del compianto avvocato Antonio Mazzone, all’inizio del procedimento, non si era mai parlato di processo politico ma ci si era anzi preoccupati di non fare politica nel processo, con una difesa impegnata esclusivamente a dimostrare le vere intenzioni di Lucano attraverso gli atti.
Daqua ha sottolineato dunque che il progetto di Riace sarebbe stato sostenuto dalle stesse istituzioni fino a quando non è emersa una volontà di revocarlo con una forzatura di legge. Si sarebbe voluto, insomma, colpire deliberatamente Lucano che, presente nell’aula del Tribunale di Locri, ha ascoltato con attenzione l’esposizione dei suoi legali.
Il Presidente del Tribunale di Locri Fulvio Accurso ha già anticipato che lunedì 27 settembre entrerà in Camera di Consiglio e che, salvo imprevisti, la sentenza sarà emessa il 30 settembre in tarda mattinata.

Redazione

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