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Costume e SocietàLetteratura

L’incidente

I racconti della buonanotte VI

Il Diavolo… probabilmente – parte 2

⚠️ ATTENZIONE!
I contenuti che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità.

Di Bruno Siciliano

Probabilmente la cartella si trovava sull’hard disk originario, Michele non l’aveva cancellata e adesso eccola lì. Lo scrittore vi cliccò su, essa conteneva un foglio con poco più di cinquemila battute, un racconto perfetto per il settimanale. Si lasciò andare sulla sedia con la bocca semiaperta e lesse la storia.
Era bellissima, avvincente ed orrifica al punto giusto, sembrava che l’avesse scritta lui stesso, con il suo stile e il sottile humor che la pervadeva.
Eccezionale!
Quella mattina era stato fortunato e poteva inviare il racconto alla rivista.
Difatti, con la mano che tremava un po’, trovò il programma di posta, scrisse due parole di convenevoli e spedì il racconto alla redazione della rivista.
Poi pensò di scrivere qualcosa di veramente suo, ma passò il tempo a giocare. Fece tre partite a Free-cell e sei al Solitario. Di scrivere qualcosa su quel maledetto foglio bianco non se ne parlava proprio, per cui si sdraiò sul letto e cominciò a seguire con gli occhi i ghirigori che la muffa aveva fatto sul soffitto proprio sopra il letto e così facendo si addormentò.
Erano quasi le tre del pomeriggio e lo scrittore non aveva mangiato nulla; prese dal frigorifero una fetta di formaggio con delle sospette venature color verde smeraldo, la nascose in un panino e cominciò a sbocconcellarlo.
Il cellulare cominciò a vibrare.
«Pronto?»
«Sono il caporedattore della rivista e volevo complimentarmi con lei per il bel racconto che ci ha inviato, vedo che ha finalmente ritrovato la sua vena! Bravo, anzi abbiamo pensato che se lei sarà puntuale nelle consegne potremmo fare anche un ritocchino in rialzo sul compenso che riceverà a fine mese. Va bene?»
Ebbe solo la forza di balbettare un «Grazie», poi la comunicazione si chiuse.
Possibile che lui fosse diventato sonnambulo e scrivesse tutto mentre era addormentato senza ricordare nulla al risveglio?
Oddio, allora stava diventando pazzo! A meno che qualcuno non controllasse il suo computer da remoto! Per cui isolò l’apparecchio e staccò la rete internet.
Poi si lavò, si vestì e andò in strada.
In centro c’era un gran trambusto.
Un pregiudicato era stato trovato impiccato a un lampione della Villa intitolata ai Fratelli Grimm, ma non bastava, le viscere dell’impiccato erano sparse per il parco e avevano imbrattato anche le giostrine, mentre sull’altalena venne trovato anche il cuore dell’ucciso.
Quelle concomitanze, quella situazione, quell’omicidio così complesso lui lo conosceva già. Quella storia l’aveva già letta da qualche parte, una storia terribile che gli era rimasta impressa per la sua crudeltà. Uno stupratore seriale che uccide le sue vittime nei modi più crudeli che poi viene ucciso barbaramente da una delle sue vittime e ritrovato impiccato ad un lampione della villa.
L’aveva scritta lui stesso! Tutti i particolari combaciavano, il cuore sull’altalena, il lampione della villa. Era la storia che aveva trovato il giorno prima sul suo computer!
Allo scrittore venne un conato di vomito e si appoggiò a un portone sulla strada per riprendersi.
Il suo computer aveva descritto quello che poi sarebbe accaduto.
Doveva rileggere il racconto e assicurarsi che il collegamento non fosse frutto della suggestione.
Si recò a casa.
Accese il PC, cercò la cartella 666, la aprì e, al posto del racconto che aveva spedito al giornale, notò che ce n’era un secondo già pronto, vi cliccò sopra e il programma di scrittura gli rivelò quanto c’era scritto.
Adesso sapeva quello che sarebbe successo la prossima settimana…
Ed era terribile.
Fu un attimo, staccò il PC lo mise in una busta di plastica e pensò di portarlo alla polizia ma non fece in tempo ad attraversare la strada che un camion sbucato dal nulla lo investì in pieno, si ritrovò a terra con la gamba sinistra maciullata. L’ambulanza arrivò subito, ma per la sua gamba non ci fu nulla da fare. Gli erano passate sopra tutte le ruote del camion e i medici avevano deciso di amputargliela.
Era ancora vivo, era ricoverato in ospedale e, dopo qualche giorno, avrebbe dovuto inviare il racconto in redazione, ma non poteva. Il PC si era salvato, non aveva avuto nessun danno, se l’era fatto portare ma non c’era internet e non avrebbe potuto, per cause di forza maggiore, inviare il racconto in redazione. Forse c’era ancora una speranza, provò anche a cancellarlo ma tutto fu inutile e il racconto ricompariva puntualmente al suo posto nella cartella 666.
«Sono già tre giorni che lei è ricoverato – disse un dottore che era appena entrato nella sua stanza, – le sue condizioni sono migliorate e se vuole, domattina la possiamo dimettere.»
Balbettò un «Sì, grazie» tra lo sbigottito e il riconoscente, poi il dottore continuò: «Fra un po’ le mando qualcuno per la medicazione.»
Poi se ne andò e lo scrittore rimase di nuovo solo con le sue paure, i suoi dubbi e il suo PC sul tavolo.
Un gatto nero si arrampicò sul davanzale della sua finestra e sembrava guardarlo un po’ di traverso, lui aprì la finestra e fece per cacciarlo via, ma il gatto desistette e lo graffiò sulla mano destra mentre una bella infermiera bionda fece il suo ingresso nella stanza, gli medicò amorevolmente la gamba e gli diede anche un bacio sulla fronte. Ma prima di andare via gli disse:
«Non ti sentire responsabile di quanto accade attorno a te. Tu non hai nessuna colpa di quello che accade nel mondo e non puoi farci nulla. Noi ti stiamo aiutando, hai visto il tuo conto in banca? Tu sei un prescelto, ma abbiamo bisogno del tuo contributo, i tuoi avi hanno lavorato per questo e hanno lavorato bene. Ti lascio un foglio che dovrai firmare come hanno già fatto altri prima di te.»
Poi uscì dalla stanza lasciando una scia di profumo di fiori, un profumo inebriante che lui non aveva mai sentito. Appoggiandosi a una sedia per via del moncherino della gamba, si sedette e lesse il foglio lasciato sul tavolo dalla bella infermiera. Era un contratto. Si sarebbe dovuto impegnare a firmare ed inviare i racconti che il PC avrebbe scritto nella cartella 666 e, alla pubblicazione del racconto o del romanzo, il suo conto in banca sarebbe cresciuto esponenzialmente in base ai propri bisogni. Toccò con un dito il foglio e una goccia di sangue prodotta dalla ferita causata dal graffio del gatto cadde sul foglio.
Il documento era stato firmato.
Lui aveva apposto il suggello, il suo legame tra il mondo terreno ed essi.
Ma chi erano costoro?
Accese febbrilmente il PC aprì la solita cartella e c’era un terzo racconto e poi un appunto:

Tutto di te ormai ci appartiene, il tuo corpo, la tua anima e il tuo cuore. Per questo hai già firmato col sangue. È una firma che non si cancella e dalla quale non si può recedere. Diverrai ricco e famoso, avrai vita lunga prima di tornare da noi. Vedrai che non avrai modo di pentirtene.

In fondo al foglio a mo’ di firma, tre parole:

Il Diavolo… probabilmente.

Continua…

Foto: ilsole24ore.com

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Redazione

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