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Costume e SocietàLetteratura

Il Diavolo… probabilmente

I racconti della buonanotte V

Di Bruno Siciliano

Se c’è una sciagura che può capitare a uno scrittore è il blocco.
È la catastrofe più completa.
Per uno che vive di scrittura è la cosa più terribile che gli possa accadere.
Erano mesi che non riusciva più a scrivere nulla, non aveva più idee e non sapeva più cosa raccontare, proprio adesso che un settimanale, a larghissima tiratura, gli aveva chiesto di scrivere, dietro compenso, un racconto alla settimana, mentre il suo editore attendeva, da un momento all’altro, il manoscritto del suo prossimo libro.
Ma lui non poteva, gli era venuto il blocco e non sapeva più che cosa scrivere.
Così anche quella mattina accese il suo portatile e cliccò con il mouse sull’inutile programma di scrittura.
Passò le ore tra cancellature e rifacimenti e, alla fine, il monitor rimase col suo foglio virtuale completamente bianco.
Accese un’altra sigaretta e versò una birra fresca nella stessa tazza che qualche ora prima aveva contenuto il caffè del mattino. Erano soltanto le dieci ma che importava? La birra va bene a qualunque ora.
Fu un movimento inconsulto del braccio e il boccale di birra, ancora semipieno, finì sulla tastiera del portatile che fece appena un filino di fumo e poi si spense.
In preda al panico lo asciugò prima con una salvietta poi corse a prendere il phon, provò ad accenderlo ma non c’era nulla da fare, l’apparecchio rimaneva ostinatamente spento.
Lo scrittore sferrò un potente pugno sul tavolo e poi portò il computer al suo amico che aveva il negozio proprio sotto casa e vendeva e riparava PC da una vita.
Michele lo guardò di traverso con un occhio semi socchiuso per il fumo del sigaro che aveva eternamente in bocca, poi prese con una mano il portatile dello scrittore, aprì col piede la pattumiera accanto al tavolo di lavoro e ce lo fece cadere dentro.
Lo scrittore lo guardò con le lacrime agli occhi, non ebbe neanche la forza di fermarlo ma gli chiese soltanto: «E adesso come lavoro?»
«Con tre euro tra penna e carta risolvi tutto» rispose Michele.
«Ma non posso! Sono secoli che uso solo il computer per scrivere. I vocaboli come li trovo? E le ricerche e le correzioni? Ho pure una grafia da cani e spesso non riesco a capire neanche la lista della spesa che mi scrivo per il supermercato!»
Tra la disperazione e la puzza di sigaro, Michele alzò un dito per far tacere lo scrittore. Poi disse:
«Sicuramente hai qualche santo in paradiso. Aspetta.»
Aprì la porta scorrevole dello sgabuzzino, cercò un poco tra i cavi, i monitor e le carcasse di PC in disuso, si grattò la testa pelata, aprì il cassetto di un vecchio tavolo da lavoro e ne estrasse un portatile un po’ datato, di quelli grossi come un libro di storia.
«Ammira questo gioiello» disse Michele guardando lo scrittore dritto negli occhi.
Me l’hanno portato quasi un anno fa, gli ho cambiato le DDR e il disco rigido che erano bruciati, gli ho caricato l’ultimo Linux con tutte le App possibili e immaginabili ma non sono più venuti a prenderlo.
«È uno schifo» disse lo scrittore ricambiando lo sguardo.
«E allora comprati la penna» ribatté Michele facendo il gesto di riporre il computer.
«No, fermo. Va?»
«Certo che va, te l’ho detto! L’ho riparato io!»
«Quanto vuoi?»
«Nulla, l’ho riparato con mezzi di fortuna e non ci ho speso niente, solo il mio lavoro, se mi vuoi dare… lascia stare, basta che te lo porti via.»
Fu così che lo scrittore mise sotto il braccio il pesante e datato portatile e si avviò verso casa.
Era primavera ma l’aria si era raffreddata, dei nuvoloni provenienti dal nord si erano spostati coprendo il sole mentre dei corvacci neri volavano veloci rasentando il terreno per poi andare a posarsi proprio sull’albero davanti alla casa dello scrittore, che si strinse ancora di più nel suo giubbotto di pelle sintetica e fece fare alla sciarpa un giro attorno al collo.
Giunto a casa, lo scrittore mise il vecchio computer sul tavolo e lo guardò per un po’, con la stessa espressione che si assume nel guardare la deiezione di un cane sul divano nuovo.
Poi si decise, infilò la spina nella presa accanto alla scrivania e lo accese. Attese la runtime d’apertura, che non durò pochissimo, quindi cercò il programma di scrittura e vi cliccò su. Si aprì un  virtuale foglio bianco, sempre lo stesso, immacolato come un giglio di campo.
Lo scrittore si mise in bocca un sigaro ma senza accenderlo, si concentrò sugli accadimenti del giorno, sulle storie che gli raccontava suo nonno, sulla sua vita, ma fu tutto inutile, le idee non venivano e poi c’erano sempre quei corvacci neri appollaiati sull’albero davanti casa che sembravano spiarlo ad ogni parola che scriveva e gli impedivano qualunque concentrazione.
Così, tra cancellature, caffè, birre e panini arrivò la sera e venne anche la pioggia fredda e triste e, in preda all’incazzatura e alla malinconia, lo scrittore si mise a letto e si abbandonò a un sonno senza sogni che non servì a ristorarlo, ma a riempirlo ancora di più di incubi e paure.
Fu un latrare di cani a svegliarlo al mattino successivo.
La pioggia non cadeva più e, tra una nuvola grigia e l’altra, un timido sole fece la sua apparizione in quel mattino di fredda primavera.
Scese dal letto, si grattò i quattro peli che aveva sul petto e s’infilò di malavoglia sotto la doccia che però era calda e servì a corroborarlo. Poi riempì la vecchia caffettiera, la mise sul fuoco, sorvegliandola come se da un minuto all’altro potesse scappare via, fino a che, la poverina, non cominciò a borbottare sprizzando caffè profumato e bollente al suo interno. Il profumo del caffè si sparse per tutta la casa e lui lo versò nello stesso bicchiere, ormai vuoto,  che il giorno prima aveva ospitato la birra.
Svogliatamente, più per abitudine che per altro, accese il vecchio PC poggiato sul tavolo accanto alla tazza di caffè. Il computer, tra un bip e l’altro, si accese rivelando il desktop d’un bel colore amaranto e là, proprio al centro dello schermo la vide.
Una cartella nominata con un numero 666. Ieri non c’era, lui non l’aveva creata ma adesso, senza che nessuno avesse potuto toccare il computer era comparsa… diabolicamente!

Continua…

Foto: tecnowiz.net

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Redazione

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