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E se il reality sui Ferragnez li rendesse ancora più “divi”?

⚠️ ATTENZIONE!
Quella che segue non è una recensione, ma un articolo d’opinione che vuole invitarvi a riflettere sugli aspetti di un prodotto televisivo di tendenza che potreste non aver notato e, perché no, alimentare un dibattito costruttivo…

Prima di dire la mia su The Ferragnez – La serie, ho aspettato ovviamente di finirne la visione. Ma, nonostante io abbia dato tantissime chances al prodotto, devo ammettere che alla fine non mi ha convinta.
Questa non è una riflessione di quelle che molti definirebbero radical chic (ormai sinonimo di puzza sotto il naso), anzi. A me Chiara Ferragni e Fedez piacciono: li seguo sui social, le gag con il figlio Leone mi fanno sorridere, ho apprezzato le loro affermazioni politiche e li ho difesi quando qualcuno ha insinuato che loro non possono fare esternazioni su determinate vicende.
Tuttavia, se guardando gli spezzoni delle loro vite su Instagram e TikTok li ho sentiti vicini per generazione e guai e ho pensato che – nonostante l’ovvia differenza di agi e possibilità – loro fossero due ragazzi giovani (come me), alle prese con una famiglia (ancora come me), protagonisti di un mondo nuovo e digitale che non tutti comprendono (indovinate? Proprio come me!), la serie in onda su Amazon Prime Video ha contribuito invece ad allontanarli sempre di più, rendendoli distanti e molto più divi.
Ovviamente non si tratta di un vero e proprio reality perché, sebbene riprenda tanti momenti della vita della famiglia Ferragni-Lucia, la sequenza video è montata in modo tale da tagliare i momenti sgradevoli, le persone non previste da copione, i lati della loro giornata troppo diversi dai nostri. Ciò ha creato, di conseguenza, una serie di micro incongruenze che rendono difficile la visione e non riescono a coinvolgere fino in fondo lo spettatore.
Tutte le coppie, ad esempio, hanno dei momenti di fragilità dopo la nascita di un figlio e tutte sentono il bisogno di ritrovare il proprio equilibrio ma, nonostante ciò, l’idea della terapia proposta nel programma risulta troppo artificiosa e il professionista che si prende l’incombenza di portare avanti il loro percorso sembra solo l’ennesimo attore che deve assecondarli. In realtà un po’ tutti appaiono estremamente accomodanti, al limite dell’estremo e non obiettano mai con i Ferragnez: le sorelle fanno pochi commenti eccessivamente zuccherosi, i colleghi di lavoro di Chiara la descrivono sempre come super simpatica, super disponibile, super amica. Tutti quelli che le gravitano attorno annuiscono a ogni sua idea, si lanciano a esaudire i suoi desideri al primo accenno.
Ma la vita vera è sempre così?
Le giornate dei Ferragnez, dice lei, iniziano dopo le nove e, durante le puntate la vediamo sempre impegnata tra lavoro, svago, weekend fuori.
Fedez, sempre detto da lei, dorme ancora di più e il pomeriggio fa pisolini più lunghi di quelli di Leone.
Chi ha figli già a questa affermazione avrà storto il naso, perché anche i bambini più dormiglioni ti costringono a ritmi serrati e spesso scombinano tutti i piani. Quelli dei Ferragnez invece non si scombinano mai e il figlio entra ed esce di scena accompagnato dall’ombra misteriosa della tata: appare sempre già vestito, già pronto per uscire, oppure scompare quando è il momento opportuno e i genitori non possono dedicarsi a lui.
Attenzione, non sto dicendo che nella loro vita le cose siano veramente così.
Paradossalmente, dalle stories che pubblicano h24 esce fuori uno spaccato di vita diverso, più reale, meno patinato, in cui sono compresi gaffes ed errori in tutti i campi.
È come se, tagliando e montando le scene che compongono il proprio spettacolo, i due abbiano involontariamente eliminato l’unica parte che li ridimensiona e ce li fa apparire simili a noi nonostante i lussi (giustamente guadagnati eh), i ritmi da vip e i viaggi da sogno: quella della fallibilità umana.

Foto: tvserial.it


Edil Merici

Anastasia Cicciarello

Nata a Locri nel 1990, membro effettivo della Millennials Generation, ha iniziato a scrivere prima sui muri con i pastelli, poi a scuola, dove ha incanalato la sua passione e non si è più fermata. Le piace viaggiare ma adora allo stesso modo la strada del ritorno, la bellezza dolorosa e fragile della sua terra. Abita ad Ardore, la cui posizione invidiabile le fa iniziare ogni giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno. Il bisogno di dire la sua l’ha condotta alla finale del concorso AttiveMenti con il racconto “La necessità del superfluo”, a scrivere “Il dolore non mi fa più paura” per la casa editrice Guthenberg e a collaborare con varie testate come hermesmagazine.it

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