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Costume e SocietàLetteratura

All’ombra delle piramidi

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti III

Di Francesco Cesare Strangio

Intenti a non lasciare nulla al caso, dopo essere giunti ad Alessandria il Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim, Cosimo da Firenze e Jean d’Anneaux si recarono alla biblioteca per visionare i papiri che erano là custoditi. Trovarono ben poco, poiché in conseguenza della battaglia del 48 a.C., che vide contrapposti Cesare e Tolomeo XIII, fu dato fuoco alla Biblioteca alessandrina. In quella circostanza, per mano del console romano, andarono distrutti oltre 40.000 rotoli di papiro. A conseguenza del nefasto evento, i Cavalieri non trovarono nulla di quanto stavano cercando, a parte alcuni disegni su pergamena risalenti al X secolo. In essi erano contenuti la descrizione delle Piramidi di Giza, l’indicazione dei Templi di Tebe e una mappa indicante la posizione della Valle dei Re.
A conclusione degli studi condotti nella Biblioteca di Alessandria, decisero di organizzarsi per la partenza alla ricerca del rotolo di papiro della Ritualità dei morti (meglio conosciuto come il Libro dei Morti).
Era arrivata l’ora di assumere i modi degli arabi. Da quell’istante il Barone di Altavilla vietò a tutti di pronunciare parole che non appartenessero alla lingua araba. Ognuno, per proprio conto si mosse per andare a comprare quanto gli era necessario per intraprendere il viaggio. Si ritrovarono, molto prima dell’alba, all’uscita di Alessandria, sulla strada in direzione di Giza.

Iniziarono così la lunga marcia a dorso di mulo. Avevano fatto un bel po’ di cammino quando, da Oriente, apparvero i primi raggi dell’Astro diurno: era un grande cerchio di color rosso sangue, non era turbato da nuvola alcuna se non dall’aria umida dell’alba. Più tardi, il Sole iniziò a dominare il cielo e il caldo a farsi sentire sempre di più. Lungo il cammino incontravano delle oasi in cui le carovane si fermavano per riposare, attingere all’acqua sorgiva per dissetarsi, per abbeverare gli animali e riempire gli otri. Oltre alle necessità vitali, le soste davano l’occasione per scambiare quattro chiacchiere sul viaggio e sullo scopo della loro missione. Si interrogavano su cosa li aspettasse una volta raggiunta la meta.
Sapevano delle Piramidi per via dei racconti di chi vi era già stato. Sapevano anche del fiume Nilo e della sua importanza per l’insediamento e lo sviluppo della civiltà egizia.
Sul calar della sera del terzo giorno, in un tratto del deserto del Sahara, videro arrivare in lontananza da Sud-Est la tipica tempesta di sabbia, dovuta al vento di Scirocco. Era il ghibli che si avvicinava con tutta la sua potenza. Occorreva trovare un riparo e aspettare che passasse. La morfologia del territorio non offriva tante possibilità di trovare un anfratto in grado di dar loro una giusta protezione. Non rimaneva altro da fare che affrontare la tempesta e sperare di uscirne vivi. Il Barone di Altavilla invitò tutti a stendere per terra i muli e protegger loro le vie respiratorie con un grosso lenzuolo. Fecero appena in tempo a eseguire quanto detto dal Barone che furono investiti dalla tempesta di sabbia. Quando il vento cessò e il silenzio era rotto soltanto dal respiro dei muli, uscirono da sotto lo spesso strato di sabbia che li aveva ricoperti. Una polvere sottile era penetrata ovunque, raggiungendo attraverso il respiro i meandri più remoti dei polmoni, come se volesse violare la loro anima. In ogni caso, grazie a quell’accorgimento, ebbero salva la vita sia loro sia gli animali.
Il tempo passava lentamente, le ore si srotolavano con calma sul loro cammino verso Giza. Era sul calar del Sole, quando videro in lontananza le tre grandi Piramidi: i tre rimasero immobili, come pietrificati, ad ammirare la gloria dei faraoni. Furono travolti da un’emozione immensa, il sangue riprese a scorrere nelle vene e il cuore a pulsare a un ritmo sempre più frenetico, fino a provocare un leggero formicolio per tutto il corpo. Non sembrava vero, ma erano giunti alla meta.
Il Barone, con lo sguardo ancora rivolto verso quelle meraviglie, disse ai commilitoni: «Una cosa è il racconto, un’altra è la realtà. Ma come hanno fatto?»Da lì a poco sarebbe iniziato il loro delicato compito: aprire una porta in quel mondo misterioso e, grazie alla decifrazione dei geroglifici, portare alla luce del Sole una parte della Storia dell’Antico Egitto; ancor più, ritrovare i Riti Magici che erano ritenuti persi per sempre. Quelle tre Piramidi erano state erette come Eterna Dimora dei Faraoni. Su tutte regnava sovrana la Piramide di Cheope. I tre Cavalieri, in segno di rispetto alla memoria di chi concepì tali opere, decisero di accamparsi ai loro piedi. Nella notte la luna splendeva nel cielo mettendo in risalto le perfette linee delle Piramidi, facendole apparire immense come tre enormi porte che davano direttamente sul Regno dei Morti.
Il silenzio tombale del deserto metteva i brividi, tanto che i sogni dei Cavalieri furono turbati da immagini raccapriccianti. La mattina seguente il Sole apparve all’orizzonte e la forza della sue luce proiettò l’ombra delle Piramidi in modo imponente.

Foto di copertina: youtube.com

Redazione

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