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Costume e SocietàLetteratura

Sotto il cielo di Orione

Templari - Alla ricerca del Libro dei morti V

Di Francesco Cesare Strangio

Nella Piramide di Chefren e in quella di Micerino il Barone di Altavilla, Malachia da Hildesheim, Cosimo da Firenze e Jean d’Anneaux non riuscirono a trovare nessun segno che lasciasse intravedere un probabile accesso al cuore delle due Piramidi. La loro conclusione fu quella che forse furono costruite solo come monumento simbolico della potenza dei discendenti di Cheope.
Dopo aver ispezionato accuratamente le due Piramidi, alla ricerca di un potenziale ingresso, passarono a periziare la Sfinge e altre eventuali tombe che potessero svelare segreti tali da potergli indicare la strada per il buon esito della loro missione. Dopo alcuni giorni, si resero conto che il loro itinerario era appena all’inizio: forse sarebbe durato più di quanto loro stessi avessero pensato.
La giornata passò lentamente, ma non fu così per le tenebre, che presero rapidamente il sopravvento sulla luce. La notte era quella tipica del deserto, il Firmamento splendeva e i Cavalieri guardavano ammirati le meraviglie che brillavano alte nel cielo come tante pietre preziose, irradiando i loro colori al di sotto della volta celeste. Il Barone era pensieroso, così come lo erano Cosimo e Malachia. Avevano da poco concluso le loro preghiere al Creatore. La mente correva sotto i riflessi della luna, quando il silenzio surreale di quel luogo fu rotto dalla voce di Cosimo, che pose una domanda ai due commilitoni:
«Che cosa ne pensate del firmamento?»
Poi continuò dicendo: «Mi sono da sempre domandato se le stelle stanno lì per adornare il cielo in modo da allietare il cammino degli uomini durante la notte, oppure per dare calore ad altri mondi come la Terra.»
Il Barone rifletté per alcuni minuti e poi disse: «Noi sappiamo che la terra sta al centro del Firmamento e tutto è messo lì per volontà di Dio, affinché venga adornato il cielo e l’uomo possa gioire nel guardarlo.»
Malachia, udite tali affermazioni, prese la parola e continuò nel discorso sollevando alcuni dubbi sul numero delle stelle e della lontananza dalla Terra, con alcune osservazioni del tutto logiche e al contempo al limite della blasfemia. Continuò dicendo che gli erano sorti molti dubbi a proposito degli astri che sembravano attaccati alla Volta Celeste:
«Se ci pensate bene, quando si viaggia per i mari non si vede, subito dopo aver salpato, la meta, ma solo quando si è giunti a debita distanza. In ogni caso, all’inizio, quando appare, la meta si vede piccola e indistinta e, man mano che ci si avvicina, incomincia a diventare sempre più grande, cosicché se ne possano notare i dettagli.


Edil Merici

«Perché non può essere la stessa cosa per gli astri? Chi ci garantisce che in realtà sono solo dei piccoli punti indistinti, come se fossero delle candele accese nel cielo? Non può forse essere che siano astri più grandi del Sole che illumina la terra e che, per effetto della distanza, si manifestino a noi come piccoli punti di luce? Vedete lì, sopra di noi? Quella è la Costellazione di Orione. Osservate la Stella Sirio e quelle tre vicine che sono pressoché allineate.»Il Barone interruppe le osservazioni fatte da Malachia, affermando che si stava oltrepassando il confine della fede e che questo avrebbe potuto dare un forte vantaggio alla tentazione dell’Angelo della Notte, il Serpente Antico che tentò Cristo nel deserto.
«Che cosa volete fare? Volete che si spalanchino le porte dell’Inferno, prima ancora che abbiamo abbandonato le nostre misere spoglie? Badate bene, fratelli, il Signore ci guarda e ci osserva e un giorno, quando finirà il tempo, giudicherà i vivi e i morti. Chi ha abbandonato il sentiero della fede sarà privato del privilegio di ascoltare il Verbo! Badate bene, fratelli, a quello che pensate e ancor più a quello che dite!»
I monaci guerrieri si chiusero in sé stessi, recitando il Pater Noster. La notte passò lentamente nel più assoluto silenzio, come se si trovassero di già, al di là della vita.
L’alba portò con sé il tipico ottimismo dell’inizio di un nuovo giorno. Prima di partire, Cosimo da Firenze chiese il permesso di salire in cima alla Piramide di Cheope con l’intento di dare uno sguardo al mondo circostante. Dopo il tacito consenso degli altri, si inerpicò sugli innumerevoli blocchi di pietra della Piramide e, prima ancora che i compagni di viaggio se ne rendessero conto, arrivò in cima. Cosimo guardò in lungo e in largo e, quando volse gli occhi verso le Piramidi di Chefren e di Micerino, la sua attenzione fu richiamata dal disallineamento della terza Piramide. Fu così che gli ritornò alla mente la Cintura di Orione: le due stelle più grandi allineate e la terza più piccola leggermente spostata a sinistra, proprio come la Piramide di Micerino. Mentre Cosimo guardava per l’ultima volta lo sconfinato panorama che da quella vetta era in grado di osservare, scorse degli uomini accampati nella direzione dalla quale, lui e i suoi compagni, erano venuti. La discesa di Cosimo fu rapida quanto la sua salita verso la sommità di quella piramide millenaria. Concluso il suo cammino discendente si avvicinò ai Confratelli, che gli chiesero se da lì avesse avuto modo di vedere i confini del mondo.

Foto di copertina: nibiru2012.it

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