Di Francesco Salerno
«Tutto qui Mikey? Mi hai fatto venire da Boston per una… cassa?»
«Guardala meglio, Gabriel.»
Gabriel fece come gli era stato suggerito, ma il risultato non cambiò.
«È una cassa di legno. Una grossa cassa.»
A quel punto Mikey si spazientì e, sbuffando, si avvicinò al lato destro della cassa.
«Guarda questo punto. Lo vedi? Il timbro navale!»
Gabriel, allora, colse un leggero disegno color blu, molto sbiadito, che pareva essere stato impresso sul lato di quella enigmatica cassa. Gli ci volle un po’ prima di comprendere cosa vi fosse scritto.
«Southampton… 1912… RMS… Gesù Cristo, Mikey, questa cassa era sul…»
«Esatto! Sul Titanic!»
Gabriel era incredulo. In tanti anni di ricercatore e archeologo provetto, non gli era mai capitato di incappare in qualcosa del genere. Era dinnanzi alla storia!
«Ma, aspetta, come può essere? Il Titanic è affondato. E nulla del carico venne salvato la notte dell’incidente»
«Lo so, è questo il mistero! Ma il bollo non mente. Questa cassa era a bordo quando la nave salpò verso la sua sorte!» Mikey era letteralmente eccitato da quella scoperta. Tanto che il suo collega dovette attendere un attimo, prima di riprendere la discussione.
«Come l’hai trovata? E cosa ci fa in un puzzolente magazzino di Brooklyn?»
«È stato un caso. Ci avevano chiamato i proprietari dello stabile. Al telefono hanno detto che dentro uno dei loro immobili in affitto vi era un enorme quantità di anticaglie, ma mai avrei potuto pensare a questo!»
«Hai rintracciato il proprietario o, meglio, l’affittuario del magazzino?»
«Sì, un certo Dock Morreau, deceduto nel lontano 1966. I nipoti, eredi del bene, hanno detto che non sanno che farsene delle eccentricità del nonno. Vivono a Miami, al caldo.»
«Va bene ma, anche ammesso che fosse sul Titanic. Com’è finita qui?»
«Non lo so, ma muoio dalla voglia di aprirla. Tu no?»
Gabriel, in effetti, moriva anche lui dalla voglia di aprirla. Con un cenno di capo all’amico si mosse verso la pesante cassa. Il coperchio venne via con non poca difficoltà. Chiunque l’avesse chiuso, voleva essere sicuro che non fosse aperto per sbaglio. Quando Mikey illuminò l’interno con la luce del suo iPhone, entrambi si lasciarono andare a un’esclamazione di stupore.
La cassa conteneva il manufatto più strano che avessero mai visto. Al suo fianco, alcuni rotoli di papiro ben conservati.
«Gabriel amico mio, credo proprio che abbiamo fatto tombola…»
Foto: oggimilazzo.it