Di Francesco Salerno
In questi giorni di guerra si sta discutendo molto di possibili scenari bellici nucleari.
Come già riportato da Raffaella Centaro in un suo recente articolo, la maggior parte delle testate presenti nel mondo, sono in mano a Russia e Stati Uniti. Ognuna delle due superpotenze può a oggi contare su oltre 6.000 ordigni. Roba da far impallidire persino la Morte Nera di Star Wars.
Tuttavia, vi sono anche altri stati in grado di lanciare il temuto missile. Inghilterra, Francia, Cina e Nord Corea, solo per citarne alcuni.
E l’Italia?
L’Italia configura tra i Paesi che non possiedono testate nucleari. Lo ha ribadito anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi di recente.
Ma è veramente così? Diciamo che è una mezza verità. L’Italia rientra infatti nel programma di condivisione nucleare della Organizzazione del Trattato Atlantico del Nord. Istituito negli anni ’60, in piena Guerra Fredda, il programma prevede l’installazione di testate nucleari sul territorio di stati amici e alleati. Il motivo di tale installazione è duplice. In tempo di pace serve come deterrente agli attacchi ostili, mentre in tempo di guerra come vero e proprio sito di lancio per colpire i nemici dell’alleanza.
Al momento, in Italia, vi sono dalle 80 alle 90 testate nucleari divise tra la base militare di Aviano e quella di Ghedi. Ma essendo un prestito degli Stati Uniti, chi le controlla? Qui la questione si fa un po’ fumosa. I protocolli non sono chiari e si hanno solo informazioni frammentarie. Secondo alcuni, infatti, le testate in Italia sarebbero sotto il controllo diretto del Pentagono, mentre altre voci sostengono che è l’Esercito Italiano a gestirle. Personalmente credo che l’ipotesi più credibile sia una commistione tra le due cose.
Quindi, cari lettori, se d’ora in poi qualcuno vi chiederà se esistono testate nucleari in Italia, potrete rispondere con gioia che sì, le abbiamo anche noi!
Foto: nowmagazine.it