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Costume e Società

E se la Samo in cui nacque Pitagora fosse in realtà quella calabrese?


Edil Merici

In località Stole, a ovest del promontorio di Capo Zeffirio, lungo gli argini della fiumara La Verde (in antichità Trope, dal greco “corso navigabile”) risiedeva una tribù di italioti o, forse, di siculi. Non si sa con certezza.
Quello di cui si è certi e che si trattava di una comunità dedita alla coltura rurale e alla caccia. Una comunità che copriva una vasta zona di territorio: da Paleocastro fino a poche centinaia di metri dal mare, territorio, quest’ultimo, che si trovava sotto il dominio di altre comunità indigene.
Anni fa alcuni contadini, intenti a dissodare la terra all’interno della zona ovest del promontorio, si trovarono al cospetto di una necropoli. Si tratta, probabilmente, di sepolcreti indigeni attaccati alle necropoli greche.
Questo, in un certo senso, andrebbe a comprovare il famoso inganno che i coloni locresi giocarono agli indigeni affermando che gli sarebbero stati fedeli finché avrebbero calcato la stessa terra e avuto la testa sulle spalle.
È dunque possibile che i rinvenimenti siano necropoli locresi?
È probabile, giacché l’iniziale insediamento degli stessi è da collocare nel VII secolo a.C. sul Zephyrion Acra (Capo Zeffirio).
Tuttavia, le tombe rinvenute, anche se di fattura greca, erano piuttosto grezze e distavano diversi chilometri da Capo Zeffirio. Questo tende a farci credere che la verità potrebbe essere un’altra.
San Tommaso d’Aquino scrive “Pytagoras natione Samius, sic dictus a quandam Calabriae civitate” (“Pitagora nativo di Samo, città Calabrese”) e non si può negare che la stessa Samo, città della Magna Grecia, sia realmente esistita e che, al contempo, possa essere stata la città natale del celebre matematico. A pochi chilometri dalla zona di rinvenimento della necropoli, attualmente, vi è in effetti il paese di Samo, piccolo centro aspromontano con meno di mille abitanti. Che si sia trattato poi della madrepatria di Pitagora non possiamo dirlo con certezza, ma neanche lo possiamo escludere a priori.
Secondo Erodoto, il primo insediamento in zona sarebbe avvenuto nel 493 a.C., in un territorio gentilmente concesso dai locresi ai coloni greci provenienti dall’isola di Samos nell’Egeo orientale. Purtroppo sarebbe sufficiente questo a smontare la nostra teoria; perché la nascita di Pitagora è da datare a circa sessant’anni prima della fondazione del paese. Seguendo questa logica, insomma, il nostro Pitagora non sarebbe più un greco calabro ma un greco dell’isola dell’Egeo, ma abbiamo comunque le basi per sostenere l’esistenza di un precedente piccolo borgo, fondato dal alcuni pochi esuli provenienti dall’isola di Samo. Si tratterebbe di un primo agglomerato che sarebbe stato più tardi esteso da altri samii provenienti dalle coste siciliane, in cui si erano originariamente insediati. Questi ultimi, assieme a una comunità di profughi milesi, furono espulsi da Zancle, l’attuale Messina, presso la quale si erano stabiliti tempo prima. I milesi avrebbero dunque fondato Mileto sulla costa tirrenica, mentre i samii andarono quasi sicuramente ad ampliare, da quest’altra parte della Calabria, il piccolo borgo eretto in precedenza dai loro concittadini. Dando per buona questa ipotesi, chi ci assicura che Pitagora non sia effettivamente nato nel primo insediamento? L’unico dato certo è che Samo di Magna Grecia è esistita. Con ogni probabilità la polis si estendeva nella zona da noi oggi chiamata Stole, e fu eretta con tanto di riguardo e nostalgia nei confronti della madre patria.
Ancora oggi esistono, infatti, diverse contrade (sia nell’isola di Samo nel Mar dell’Egeo, sia nell’area contigua all’attuale Samo di Calabria) che portano gli stessi nomi: Paleocastro, Sportà e Rudina, ad esempio. Che si sia trattato poi della madrepatria di Pitagora o meno, lo lasceremo stabilire a eventuali scoperte successive, che speriamo possano fare presto luce sulla veridicità di questa ipotesi.

Foto: raicultura.it


Trimboli

Francesco Marrapodi

Francesco Marrapodi approda a Métis dopo aver ricoperto importanti ruoli in altre testate giornalistiche. 
È stato Redattore Capo per la provincia di Reggio Calabria de “L’Attualità”, collaborato con “Calabria Letteraria” e con “Alganews”, nonché con la testata giornalistica “In Aspromonte”. 
Ha studiato tecniche e metodi di scrittura del “Gotham Writers' Workshop”, è stato inserito nell’antologia “Ho conosciuto Gerico” in onore di Alda Merini con la poesia “La Nova” e fa parte dell’“Unione Poeti dialettali di Calabria”.
L’8 agosto del 2014 ha realizzato sulla spiaggia di Bianco una statua di sabbia raffigurante Papa Francesco, evento recensito da “Famiglia Cristiana” per il quale ha ricevuto il ringraziamento e la benedizione del Papa in persona. 
Si è reso inoltre promotore di una campagna contro l’inquinamento marino con “La morte di Poseidone”, statua di sabbia che ha suscitato grande interesse in tutto il mondo. 
Francesco è oggi un punto di riferimento redazionale su Bianco e dintorni, con un ruolo di primo piano nella Redazione Cultura.

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