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Costume e SocietàLetteratura

Gòrgos e Talòs

Le cronache di Atlantidea XVII


Edil Merici

Di Luisa Totino

Alla vista della pergamena i Veggenti iniziarono ad agitarsi, guardandosi l’uno con l’altro e mormorando animatamente.
Argonat cercò di mettere ordine tra i presenti, dicendo ad alta voce: «Silenzio! I commenti e i mormorii non si addicono ai Veggenti dell’Ovest. Abbiamo il dovere di aiutare Vera a comprendere le parole sulla pergamena, perché potrebbero celare la chiave per sconfiggere Gòrgos e salvare Atlantidea e il Metaverso!»
Uno dei Veggenti, a quelle parole, si alzò in piedi e si avvicinò alla pergamena che aveva in mano Vera e disse: «I caratteri su questa pergamena sono scritti nella Lingua Proibita. È un linguaggio arcaico, la cui comprensione è stata impedita a noi Veggenti per evitare di pronunciare profezie che avrebbero sconvolto gli abitanti di Atlantidea. Questa pergamena è stata scritta dalla Regina Altea in persona, prima di essere mandata in esilio nel Metaverso. Il Gran Consiglio di Altinium, se ben ricordi, Argonat, decise in maniera inequivocabile che ai Veggenti ne fosse proibita la lettura. Fu fatto un sortilegio alla pergamena. Solo ad alcuni eletti, però, venne lasciata la libertà di interpretarla, in caso ce ne fosse stato bisogno!»
Argonat, allora, prese dalle mani di Vera la pergamena.
Tuttavia, Vera gli domandò: «Se la pergamena è stata scritta dalla Regina Altea com’è finita nelle mani di mia nonna Lena?»
Argonat la guardò perplesso e, mentre stava per risponderle, un altro Veggente, alzandosi in piedi, disse: «Decifrare quella pergamena, ammesso che qualcuno di noi ci riesca, significherebbe attirare la furia di Gòrgos su di noi. Quello che siamo finirebbe per sempre! Argonat, bada bene a quello che fai!»
E subito, a quelle parole, tutti i Veggenti cominciarono a vociare per esprimere il loro malcontento.
Argonat batté il suo bastone a terra e, ad alta voce, disse ai presenti: «Ora basta! Sono il Signore dei Veggenti dell’Ovest e vi ordino di ritirarvi tutti nei vostri alloggi! Voglio rimanere da solo con Vera e mia figlia Elis!»
Uno a uno i Veggenti si staccarono da terra e volarono via, ognuno verso la propria abitazione.
Vera, allibita, disse: «Stanno volando, come ci riescono?»
Ed Elis: «Per noi Veggenti è importante liberare la mente e lo spirito dai fardelli che la appesantiscono. E così che il cammino per la comprensione del futuro appare in tutta la sua chiarezza!»
Argonat, intanto, con la pergamena in mano, guardava pensieroso il tramonto dal porticato.
Elis, rivolgendosi ad Andronòs, disse: «Tu, valoroso tra i valorosi di Altinium, i tuoi giorni sono destinati a splendere in questo mondo, ma la strada che ti attende è lunga e impervia. Ti perderai, ma riuscirai a ritrovare te stesso se riuscirai a trovare il nesso, e la tua stella sorgerà dall’oscurità.»
Andronòs rimase attonito a quelle parole arcane e, voltandosi verso Vera, disse: «E’ meglio se vi lascio sole, vado a vedere come sta il Dasculòs.»
Quando Andronòs si allontanò Vera chiese a Elis: «Cosa volevi dire con quella profezia che mi hai fatto durante l’incontro con il Gran Consiglio di Altinium?»
Ed Elis, prendendo le mani di Vera: «Il mio mondo e il tuo stanno cambiando. La guerra è alle porte e avrà inizio a Est, ad Albatis. L’esercito di Gòrgos è ormai pronto. Sarà guidato da Lòkrot, il suo fidato luogotenente. Un essere spregevole, senza scrupoli, senza un’anima, è stato gli occhi e le orecchie di Gòrgos per molto tempo, nel Metaverso. Può aver tenuto d’occhio anche te, sotto mentite spoglie. È’ abile a cambiare volto, è il signore degli inganni. Per questo Gòrgos è riuscito a trovare il portale e ritornare ad Atlantidea. Dovrai prepararti a vivere diverse battaglie, prima di quella finale con le armate della Fratellanza. Gòrgos spera di soggiogare Altinium annientando il Gran Consiglio, così da poter instaurare il suo potere fatto di terrore e disperazione. Vuole un mondo privo di sogni e speranze, vuole controllare il tempo di ognuno e trasformare il Metaverso in un campo di lavori forzati. Sono lontani i giorni in cui era uno di noi, il cuore di Gòrgos si è oscurato per un sentimento mai ripagato. Morte e gelo lo governano e hanno consumato la sua anima, ma nella parte più recondita di essa risiede una scintilla che ancora brilla e alla fine lo brucerà senza favella. E tu, Vera, sarai di tutto questo la stella.»
Vera, allora, rispose: «Queste parole rimangono ancora oscure per me. La cosa che mi preme adesso è sapere come sta Talòs, se è caduto nelle mani di Gòrgos non avrà vita lunga, c’è un odio feroce tra i due. Ho paura per lui.»
«Non ne devi avere. L’odio alimento dei cuori sarà, ma alla fine l’astro sorgerà e la contesa, tesa e affilata, si scioglierà!» disse Elis, cercando di tranquillizzare Vera.
Argonat, intanto, avvicinandosi a Vera le disse: «Questi simboli, scritti nella Lingua Proibita, possono essere letti solo alla luce di Diaspro, la stella più luminosa del cielo di Occidente! Venite con me o sarà troppo tardi per tutti!»
Vera ed Elis seguirono Argonat, ma il pensiero di Vera era a Talòs, che fine aveva fatto? Era ancora vivo?

Nei profondi cunicoli, sotto Atlantidea, il povero Talòs, avvinghiato dalle malefiche radici, continuava a essere trascinato con violenza tanto che, durante il percorso, urtò con il capo una roccia e svenne. A un certo punto le radici lasciarono la presa, Talòs era giunto a destinazione, ma ancora svenuto. Ci volle tempo perché si riprendesse, forse aiutato dal calore di un flebile raggio di luce che filtrava da una fessura della parete di quel luogo oscuro, freddo e tetro. Quando aprì gli occhi, cercò di capire dove si trovasse, ma non riuscì a vedere nulla intorno, solo tenebra. Cercò di rialzarsi, il dolore alla testa era lancinante, toccandosi con la mano si accorse di avere del sangue alla tempia. Stette seduto contro la parete, guardandosi intorno, sperando di poter scorgere qualcosa, una via di fuga, sentiva solo il ticchettio di gocce d’acqua che cadevano da qualche parte in quel luogo, rendendolo umido e malsano. In cuor suo voleva sbagliarsi, ma tanta parte di sé lo convinceva di trovarsi nella tana di Gòrgos. Mentre cercava di capire come fuggire, il pavimento sotto di lui iniziò a muoversi verso l’alto. Poco prima di arrivare in cima si aprì un’apertura ed emerse in una sala molto grande, ben arredata, ma tetra, senz’anima, illuminata solo da poche torce fissate sulle pareti. Appena giunto, due orribili creature gli presero le braccia e gli legarono i polsi dietro la schiena, poi lo costrinsero a inginocchiarsi. Di fronte a Talòs, in cima a dei gradini, si ergeva un trono in ferro e un’imponente e oscura figura lo guardava da dietro una maschera.
All’improvviso una cupa risata squarciò il silenzio della sala: «Ma guarda un po’ chi abbiamo qui, Talòs Antripate. Grande Generale dell’Esercito della Fratellanza di Atlantidea, eroe in battaglia, uomo esemplare, cuore impavido, buono solo a distruggere la felicità degli altri!»
Talòs, dolorante, rispose: «Sapevo che c’eri tu dietro la mia cattura. Cosa vuoi da me, Gòrgos? Uccidermi? Guarda cosa sei diventato: un essere senza amore, senza speranza, senza sogni! E vuoi sottrargli anche a tutti gli altri, perché? Credi che basti avere tutti sotto il tuo potere per ottenere ciò che vuoi… Non capisci che distruggerai solo te stesso in questa follia?! Gòrgos, sei il figlio del dio terrestre Ghèrberon, aiutavi Atlantidea! Nonostante tutto quello che è successo, io sono rimasto sempre Talòs. E tu, invece?»
Allora Gòrgos si alzò dal suo trono, scese i gradini e si avvicinò a Talòs e, guardandolo in ginocchio, disse: «Io sono diventato quello che tu hai voluto. Hai distrutto il mio tempo felice, sono stato umiliato e imprigionato, a marcire nelle profondità della fogna del Metaverso. Sono stato rinnegato da mio padre, dai miei simili e dalla donna che amavo!»
Poi Gòrgos si tolse la maschera e si abbassò al livello di Talòs: «Guarda cosa sono diventato: un essere sfregiato, nel fisico e nello spirito. Nelle profondità del Metaverso ho dovuto difendermi da pipistrelli e animali notturni, nessuno si è preoccupato di me o delle mie sofferenze. Ora tocca a tutti voi soffrire, a cominciare da te, Talòs, e dalla tua eroina, Vera Kalendra. Non preoccuparti, non ti ucciderò subito, voglio lacerare il tuo cuore, sarai tu stesso a implorarmi di ucciderti. Non hai ancora detto nulla a Vera di chi sei in realtà e neanche di chi era sua nonna Lena, o mi sbaglio? Dalla tua faccia devo supporre che la poverina non sappia ancora nulla. Immagina la delusione nei tuoi confronti, quando scoprirà tutte le bugie che le hai detto. E io l’aiuterò in questo, così potrò, più facilmente, sottrarre tutto il suo tempo e schiacciarla definitivamente!»
Gòrgos, a quel punto, si alzò, si rimise la maschera, e fece per tornare a sedersi sul trono, ma si fermò e, volgendogli ancora le spalle, disse, ridacchiando, a Talòs: «Sai, Talòs, una cosa buona l’ho fatta, dopotutto. Togliere di mezzo lei, goccia a goccia, giorno dopo giorno. Il mio luogotenente Lòkrot ha fatto un lavoro discreto e pulito. Nessuno lo avrebbe mai conosciuto sotto le sembianze di un meticoloso e prodigo medico di famiglia.»
Talòs, con la rabbia che gli saliva in corpo, raccolse tutte le sue forze per alzarsi e gridò a Gòrgos: «Sei un vigliacco! L’hai uccisa! Sei stato tu!» e sputò verso Gòrgos, poi continuò con gli occhi iniettati di lacrime e furore: «Con quale coraggio lo hai fatto, tu l’amavi, un tempo! Io ti ucciderò Gòrgos, fosse l’ultima cosa che farò in questa vita!»
Gòrgos tornò a sedersi sul trono e disse: «Belle parole, Talòs, ti ho sempre ammirato per la tua forte personalità, avrei voluto averti al mio fianco, ma vedo che hai deciso il tuo destino: la morte!»
Poi comandò ai suoi orridi servitori: «Presto, portate la Gabbia del Dolore! Sarai il mio trofeo di guerra al mio esercito che sta per partire alla volta di Albatis. Questa volta non potrai fare nulla per salvare Atlantidea! È finita per te, Talòs!.»
I servitori rientrarono con una gabbia in ferro, trainata su un carrello con ruote, con sulle barre punte in acciaio, e costrinsero Talòs a entrarvi. Lo chiusero a chiave e lo condussero…

Continua…


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