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Costume e SocietàLetteratura

La scelta di Vera

Le cronache di Atlantidea XXI


Edil Merici

Di Luisa Totino

Emerse, in tutta la sua austera eleganza, una magnifica Manta blu.
Sul dorso portava lo sfortunato Aldàrin, stordito e mezzo annegato, che disse affannando: «Se non fosse stato per questa bellezza sarei morto!»
La Manta lo lasciò alla corrente, insieme agli altri, per continuare a salire, ma prima di immergersi, si avvicinò a Mattia, un po’ spaventato dall’avvicinarsi dell’animale con la sua enorme mole.
«Non è che mi ha scambiato per il suo cibo preferito?» disse il giovane, e uno degli Acquatici rispose:
«Ragazzo, tante volte le apparenze ingannano. La profondità, spesso, può essere più sorprendente di quanto appare in superficie. Bisogna saper vedere, non solo guardare.»
Mattia, allora, concentrò meglio il suo sguardo sulla Manta, ma non riuscì a vedere nulla. Un Florian si accostò alla Manta e la toccò, rimanendo in ascolto di qualcosa. Poi si avvicinò a Mattia, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
Mattia sgranò gli occhi ed esclamò: «Non è possibile! Bea! Tu sei la mia amica Bea, ma cosa ti è accaduto?»
Uno degli Acquatici disse: «I Sapienti degli Oceani, è opera loro. In passato hanno cercato di salvare altri umani in fin di vita, salvaguardando il cuore e unendolo a una creatura marina, per permettere loro di continuare a vivere. Se tu avevi una forte amicizia con lei, basta che il tuo cuore si colleghi al suo, si verrà a creare una connessione molto forte fra te e lei. Prova, Mattia! Pensa ai momenti che avete passato insieme e poi instaura un contatto fisico con la mano!»
Mattia chiuse gli occhi e ricordò i momenti passati insieme a Bea, a scuola, durante le gite con i compagni, dove c’era anche Vera, le interrogazioni e i suggerimenti di Bea, le loro spensierate passeggiate… Poi, aprì gli occhi e tese la mano fino a toccarla. Nella parte inferiore della Manta cominciò a pulsare una luce rossa. Il cuore di Bea, nella Manta, riconobbe il suo amico Mattia, il legame si era instaurato.
A Mattia sembrò quasi di sentire la sua voce: «Mattia, sono io, Bea. Ora vivo sotto una forma diversa, ma sarò sempre la tua amica. È un’esperienza bellissima vivere in un’altra forma di vita, ti fa comprendere come siamo uniti alla Natura e non ce ne rendiamo mai conto. Passiamo il tempo ad averne paura o a calpestarla, senza comprendere che lei ci aiuta e ci sostiene, sempre. Ti sarò vicina, in questi tempi bui, Mattia. Ci rivedremo. A presto!»
La Manta smise di pulsare e si tuffò nelle acque scomparendo agli occhi dei presenti.
Mattia disse: «È stato bellissimo, ho sentito una grande serenità. Ma la rivedrò veramente?»
Un dio acquatico rispose: «Certo che la rivedrai. Il vostro legame è indissolubile, ora. Quando avrai bisogno di lei, basterà chiamarla nella tua mente e lei accorrerà da te!»
Gli intrepidi amici si ritrovarono, finalmente, in superficie dentro il corso di un fiume.
Un Terrestre disse: «Possiamo avvicinarci alla riva e uscire dall’acqua. Siamo in salvo!»
Uno dopo l’altro si ritrovarono sulla riva, esausti. Le lucciole, con la loro danza, illuminavano quella tetra notte che si sarebbe incendiata di orrore e guerra. A un certo punto Aldàrin udì bubolare un gufo. Si alzò in piedi per vedere da dove provenisse, ma non riusciva a vedere ancora niente. Il bubolare si fece sempre più vicino, fino a quando Aldàrin vide gli occhi verdi luminescenti del Gufo Guardiano che si avvicinavano a lui. La creatura si posò sul suo braccio.
Elis, attraverso il Gufo, parlò ad Aldàrin: «Finalmente vi abbiamo trovato! Seguite il Gufo, riprendete i vostri Dasculòs, e raggiungete al più presto il Palankrir. La guerra è iniziata, nei due mondi. Il vostro aiuto è fondamentale! Talòs è vivo! È stato liberato da Andronòs ed è qui da noi che vi attende per andare in battaglia. Fate presto, non c’è più tempo!»
Aldàrin, subito, spronò gli altri: «Forza, ragazzi, dobbiamo recarci immediatamente nel Palankrir. Talòs ci attende, è salvo e pronto ad andare in battaglia insieme a noi. L’immondo Gòrgos ha iniziato la sua guerra! Presto, seguiamo il Gufo, riprendiamoci i nostri Dasculòs e voliamo via!»
Tutti seguirono Aldàrin e il Gufo, che li condusse alle loro cavalcature. Una volta in sella presero il volo verso il Palankrir. La notte era così buia e inquietante che penetrava fin dentro le ossa. Nessuno di loro aveva la certezza che avrebbe visto l’alba del nuovo giorno, ma l’unione consolidata tra loro aveva cementato il loro coraggio. Mattia stesso, con lo sguardo fiero, andava incontro a qualcosa che non avrebbe mai pensato di vivere in prima persona, una guerra. Tutto quello che aveva imparato da quella esperienza straordinaria ad Atlantidea, tuttavia, lo aveva aiutato a scrutare in se stesso. Aveva trovato il suo posto, quello in cui non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi ma nel quale si sentiva finalmente sé stesso.

Mentre i pensieri di ciascuno abbracciavano le singole speranze e aspettative, si ritrovarono, in men che non si dica, nel Palankrir. Lasciarono i Dasculòs ai piedi della grande scalinata e corsero alla Sala del consiglio dei Veggenti. Grande fu la gioia nel ritrovarsi con Talòs.
Aldàrin abbracciò l’amico, creduto perso, e gli disse: «Amico mio, questa volta ho temuto seriamente per la tua vita! Ma sei qui, pronto a combattere!”
E Talòs: «Non ho mai perso la speranza. Mai mostrarsi deboli con il nemico o la battaglia è persa in partenza. Noi abbiamo la forza dell’amicizia, della fedeltà, della lealtà. Gòrgos è mosso solo dall’odio e dalla vendetta… e ha confessato di aver ucciso lui Lena.»
Con le lacrime agli occhi, Talòs continuò: «Me lo ha detto in faccia, senza battere ciglio, senza nessun rimorso, senza più luce nel suo cuore. Ha soffocato anche quel debole bagliore di amore che un tempo lo aveva legato a lei. Ma alla fine sarò io a guardarlo negli occhi, fosse anche per l’ultima volta!»
E poi disse: «Andiamo a salvare la Cittadella alla Rupe del Rapace!»
Ma Aldàrin, subito, chiese: «E Vera? Dove si trova? È in buone mani? Lo sai, Talòs, che alla fine le sorti della guerra dipenderanno da lei!»
Allora Argonat rispose: «È con mia figlia Elis, quando sarà il momento lo capirà. Saprà quando intervenire, è inutile farle rischiare la vita inutilmente.»
E Aldàrin: «Inutilmente? Inutilmente?! Lei è la prescelta, è lei che ci potrà salvare!»
Talòs afferrò il braccio dell’amico: «Basta, Aldàrin! I Veggenti sanno quello che fanno!»
E poi esclamò, rivolto a tutti: «Alla battaglia!» Tutti salirono sui Dasculòs e presero il volo verso il portale, situato nella Terra della Fermezza.
Elis, che con Vera si trovava al Santuario, sentì come un fremito e disse: «Sono partiti per la battaglia.»
E Vera, preoccupata: «Come, sono partiti? Senza di me? Anche io dovevo andare con loro! Sono la prescelta, posso salvarli!»
Elis, girandosi verso Vera le disse: «Calmati, Vera! Non è ancora giunto il tuo momento. Te lo dirò io stessa quando arriverà.»
Vera reagì contro Elis: «No, basta aspettare, voglio fare anche io la mia parte, Elis! Mi trattate tutti come se fossi una bambina, tradirei le promesse fatte a mia nonna! Ti prego, Elis, lasciami andare!»
Elis capì che Vera era intenzionata seriamente ad andare in battaglia. Si diresse, allora, verso un enorme braciere, situato sotto il portico colonnato. Prese delle pietre verdi che stavano ai piedi del braciere e ve le gettò dentro. Subito divamparono delle fiamme dello stesso colore delle pietre.
Elis disse a Vera: «Vieni, Vera, avvicinati.»
Vera si avvicinò ad Elis: «Non aver paura, è un fuoco innocuo, noi Veggenti lo chiamiamo Sacro Fuoco degli Eventi. Permette di vedere quello sta accadendo in questo momento da qualsiasi parte tu voglia. Ora tendi la mano e tocca la fiamma, come faccio io. Tranquilla, non brucia» disse Elis.
Vera, anche se col cuore in gola, fece quello che le disse Elis e toccò le fiamme proprio come stava facendo lei. Nel fuoco iniziarono a distinguersi delle immagini. Talòs, con Aldàrin e gli altri della Confraternita Fulgente stavano attraversando il portale per il Metaverso. Un’altra immagine mostrò la Cittadella, presso la Rupe del Rapace, sotto la cupola di energia creata dai Custodi, il fuoco che stava attanagliando le case, l’orrido esercito che continuava a lanciare grossi massi infuocati, per creare una breccia, invadere e fare prigionieri.
Vera tolse velocemente la mano e si rivolse ad Elis: «Ho visto abbastanza! Erano immagini del mio mondo. Non posso stare a guardare, dimmi come posso fare per raggiungere gli altri!
Ed Elis: «Sei molto determinata, Vera Kalendra, ma non potrebbe essere diversamente. Aspetta, però, devo mostrarti ancora una cosa.»
Elis agitò la sua mano nel fuoco ed ecco apparire Andronòs che si stava dirigendo ad Altinium e le armate, guidate dal luogotenente di Gòrgos che marciavano contro Albatis, nelle Terre dell’Est.
Vera esclamò: «Andronòs! Perché si sta recando da solo ad Altinium? Vorrei essere con lui, adesso, ma devo pensare prima al mio mondo!»
Elis tolse la mano dal fuoco sacro e disse a Vera: «Va bene, Vera, ti aiuterò. Le tue intenzioni sono nobili. Andiamo, dobbiamo avere anche noi una buona cavalcatura.»
Scesero nei sotterranei del Santuario ed Elis disse ad alta voce: «Mostrati a me, Falisia!»
Dall’oscurità balzò alla luce una straordinaria creatura alata, un incrocio tra un grifone e una fenice. Il piumaggio era di colore rosso vermiglio, con striature bluastre, grossi artigli e un becco ben arcuato.
Elis disse a Vera: «Lei è la mia Grifenice, si chiama Falisia. Ci porterà a destinazione in un batter d’occhio!»
Salirono entrambe su quella creatura e presero il volo verso la battaglia…

Continua…

Redazione

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