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Costume e SocietàLetteratura

La buca nel terreno

Roswell Legacy


Edil Merici

Di Francesco Salerno

«Lo vedi anche tu, Dolmer?»
«Cristo se lo vedo, tenente!»
L’oggetto era simile a un disco di metallo e stazionava sopra di loro emanando una pallida luce blu. Si muoveva su se stesso in modo quasi impercettibile, sebbene il ronzio che produceva fosse ben udibile. Hunt e Dolmer rimasero sbalorditi dinnanzi a quella vista, incapaci di fare qualsiasi cosa. La loro indagine doveva portarli a rintracciare un ragazzo scomparso, non si sarebbero certo aspettati di finire faccia a faccia con un vero disco voltante.
Il velivolo iniziò a muoversi verso il recinto che conteneva il cadavere della mucca. Il suo movimento non produceva rumore di motori. Stazionò alcuni secondi sopra l’animale morto poi, sempre silenziosamente, si portò verso un sentiero che dal ranch conduceva a una zona desertica a sud ovest.
«Dovremmo fare qualcosa!» disse all’improvviso Frank Dolmer, rompendo il silenzio.
«Tipo cosa? Gli spariamo con la pistola e vediamo se cade?»
Dolmer fece per replicare, ma il disco volante all’improvviso iniziò a lampeggiare e pulsare in modo strano. Prima che i due potessero rendersene conto, il velivolo schizzò via in un unico movimento ascensionale. Era stato talmente veloce da scomparire in un attimo alla vista.
«Presto!» urlò Dolmer, iniziando a correre verso il sentiero che portava a sud ovest.
Hunt imprecò ad alta voce per poi correre dietro il compagno.
I due uomini si incamminarono verso il sentiero, seguendolo finché non arrivarono a una distesa desertica coronata di arbusti e cactus. Del disco voltante non vi era traccia.
«Che ci facciamo qui, Frank? È notte fonda non vediamo a due spanne da noi.»
Frank pensò rapidamente a una soluzione. Non voleva abbandonare quella che considerava una vera pista per l’indagine. Il velivolo si era concentrato prima sulla mucca morta e poi su quel sentiero. Per lui era chiaro che, qualunque cosa cercasse, si trovasse in quella zona. Tuttavia, dovette ammettere che non aveva senso proseguire la ricerca di notte. Rischiavano di saltare indizi importanti o, nel caso di tracce, addirittura di distruggerle.
«Va bene, torniamo al ranch, aspettiamo che albeggi e poi ritorniamo qua» disse infine a malincuore.
Una volta rientrati, stranamente non trovarono il fattore in piedi. Rientrati in casa si accorsero che era ancora addormentato, come se il trambusto all’esterno non avesse avuto effetto su di lui. Decisero di lasciarlo riposare, non era indispensabile che sapesse tutto. Concordarono così di riposare un po’ e attendere l’alba, ma nessuno dei due riuscì più a dormire, per quella notte.
Alle prime luci solari erano nuovamente sul sentiero. Il caldo non era ancora eccessivo e procedettero di buona lena nell’investigazione sul terreno. Controllarono ogni arbusto, ogni possibile pista, ogni traccia sul terreno, ma a metà mattina dovettero fare una pausa per riposare. Non avevano trovato nulla di importante.
«Questo posto è più spoglio di un locale di spogliarello nel quartiere arabo» disse Frank schioccando la lingua.
«Espressione colorita, non l’avevo mai sentita prima» ribatté Hunt. Era deluso per non aver fatto progressi nella ricerca di Jeff.
«Avremmo dovuto seguire quella cosa ieri notte. Tornare indietro è stato un errore!»
Il rimprovero di Dolmer infastidì Hunt, che era stanco e provato e per nulla in vena di discutere.
«Certo, hai ragione. Avremmo dovuto continuare alla cieca rischiando di cadere in una buca o di incappare in un gruppo di coyote. Geniale!» la vena sarcastica del tenente non passò inosservata a Dolmer che riprese a sostenere la propria tesi.
Per evitare quella futile conversazione, Hunt prese a camminare lontano dall’investigatore. Aveva fatto appena pochi passi quando il piede sinistro mancò il terreno, mandandolo a gambe all’aria.
«Visto? A quanto pare anche di giorno rischi di cadere come un sacco di patate!» disse ridendo Dolmer, per poi andare in aiuto del militare.
«Non l’avevo vista, maledetti coyote!» replicò Hunt rimettendosi in piedi e indicando la buca ai propri piedi.
Dolmer sorrise benevolo ma, a un tratto, la sua espressione divenne seria. Hunt se ne accorse subito e gli chiese cosa avesse.
«È troppo grande per essere la buca di un coyote. Vieni, dammi una mano, voglio vedere» detto questo, l’investigatore fece per abbassarsi ed entrare nella tana, ma Hunt lo bloccò.
«Hai le spalle troppo grandi, vado io»
Senza attendere risposta il tenente si calò lentamente nella buca nel terreno. Strisciandovi dentro venne subito colpito da un odore intenso di sangue, vomito ed escrementi. Il puzzo gli fece tornare i conati di vomito ma resistette. Man mano che si addentrava nella tana, lo spazio si faceva sempre più stretto. Con grande difficoltà, Hunt tirò fuori una piccola torcia che aveva attaccata alla cintura. La usò per ispezionare l’interno della tana, senza trovare nulla di interessante. Poi, quasi per caso, i suoi occhi si soffermarono su un piccolo ammasso di materia color pelle.
Mentre la prendeva, dall’esterno gli giunse la voce di Dolmer che gli urlava di uscire subito di lì. Faticando non poco, il tenente riuscì infine a tornare all’aria aperta, giusto in tempo per vedere tre camionette militari che si fermavano dinnanzi a loro.
«Amici tuoi?» gli chiese Dolmer, con voce leggermente preoccupata.
Hunt fece per rispondere ma, prima che potesse farlo, mezza dozzina di soldati saltò giù dai veicoli. Avevano le armi cariche e le puntarono senza esitare sui due uomini. Poi, si udì uno sparo in lontananza. Proveniva dal ranch…

Foto: romanoimpero.com


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