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Costume e SocietàLetteratura

L’alba della Cittadella

Le cronache di Atlantidea XXII


Edil Merici

Di Luisa Totino

Talòs e gli altri erano entrati nel Metaverso e si stavano dirigendo alla Rupe del Rapace, dove i Custodi della Cittadella, oramai allo stremo delle forze, cercavano di tenere attivo lo schermo protettivo provando a bloccare la massiccia avanzata del tetro esercito di Gòrgos, che aspettava, da un momento all’altro, che lo schermo cedesse. I nostri impavidi eroi giunsero nella vallata, alle spalle della Rupe e subito videro le fiamme che salivano dalla Cittadella e lo schermo creato dai Custodi che vacillava sotto i colpi dell’esercito nemico.
Talòs si rese subito conto della situazione tragica che si stava delineando e disse agli altri: «Dobbiamo agire in fretta, i Custodi stanno cedendo. Quando lo schermo scomparirà, ci sarà una carneficina! Faremo in questo modo: c’è un piccolo borgo alle nostre spalle. Una parte di noi si apposterà lì e gli altri mi seguiranno e cercheremo di distrarre la parte dell’esercito a terra, dirottandolo verso il borgo dove verranno attaccati dai nostri, ben appostati. Non devono sospettare di nulla. A noi altri toccherà combattere contro il resto dell’esercito in groppa ai Luspertolòs. Non sarà impresa facile, i Luspertolòs, possono sferzare colpi micidiali e poi nutrirsi delle carni e del sangue delle loro prede. Sarò schietto, non tutti fra noi vedranno l’alba, ma voglio che sappiate una cosa, sono stato orgoglioso di aver fatto parte di questa Confraternita e di avere avuto amici fedeli come voi. Ricordiamoci che il nostro sacrificio non sarà vano, ma per una giusta causa: lo scorrere libero del tempo di Atlantidea e del Metaverso. Non permetteremo a nessuno di distruggere la nostra storia, la nostra memoria e i nostri sogni!»
Poi Talòs fece un profondo sospiro, sguainò la spada ed esclamò: «Per Atlantidea! Per la Regina Altea!»
Tutti, allora, sguainarono la spada e iniziarono la carica. Una parte di loro si separò e si diresse al piccolo borgo dietro di loro, un gruppo di case abbarbicate su un declivio. La loro posizione era ottimale per potersi nascondere. Lasciarono, infatti, i Dasculòs in un anfratto, in cima al borgo e si sparpagliarono nelle viuzze del pesino, cercando di appostarsi il meglio possibile, per sbucare, poi, al momento giusto. Ognuno avrebbe fatto cenno all’altro, all’apparire dei mostruosi soldati. Talòs, intanto, con il resto dell’esercito, tra cui Aldàrin e Argonat, si lanciò contro i nemici.
A un tratto Talòs si accorse della presenza di Mattia e gli disse: «Che fai, ragazzo? Dovevi andare con gli altri, qui è molto pericoloso per te!»
E Mattia: «Voglio venire con voi, non sono mai stato così certo in vita mia!»
E Talòs, sorridendo, disse: «E sia! Fatti valere, ma stai attento! Cerca di stare sempre vicino a uno di noi!»
Aldàrin, però, preoccupato, disse a Talòs: «Talòs, ti ricordo che il ragazzo non è stato iniziato, è molto pericoloso!»
E Talòs: «Lo so. Staremo attenti!»
Quando furono presso l’esercito dei nemici lo scenario era apocalittico, i soldati a terra continuavano a tirare sfere di fuoco, mentre quelli sui Luspertolòs davano colpi di coda poderosi contro lo schermo creato dai Custodi.
Talòs disse: «Attiriamo la loro attenzione, fate come me, induciamo i Dasculòs a sbattere le loro ali!»
Fecero come disse Talòs e, al rumore delle ali dei Dasculòs, gli orrendi soldati alzarono lo sguardo e videro l’esercito in volo su di loro.
Talòs disse: «Provochiamoli, così ci seguiranno!»
E Aldàrin: «Con immenso piacere!»
Talòs iniziò a lanciare le retrappole, che andarono a bloccare i nemici; così fecero gli altri. Allora i mostruosi soldati girarono le loro catapulte verso di loro, per cercare di colpirli con le palle di fuoco. L’obiettivo era raggiunto.
Talòs disse agli altri: «Bene! Si sono accorti di noi, indietreggiamo, ora, ma state attenti, perché le loro armi sono micidiali!»
Cominciarono a indietreggiare, ma gli orrendi soldati tirarono fuori delle balestre e le puntarono contro di loro.
Talòs esclamò a gran voce: «Attenzione, hanno le balestre!»
Iniziarono a saettare frecce, Talòs e gli altri iniziarono a volare in maniera scoordinata per evitarle.
«Continuate così, stanno andando dove noi vogliamo!» disse Talòs, e intanto si stavano avvicinando al piccolo borgo dove attendeva il resto della Confraternita.
Quando furono sulle case Talòs disse: «Caliamoci in picchiata dietro le case, così penseranno che stiamo atterrando ed entreranno nelle strade del paese»
Così fecero, ma non pensarono agli abitanti che, sentendo dei rumori, si affacciarono alle finestre e persino uscirono in strada.
Qualcuno notò gli strani esseri nascosti dietro le case e si spaventò gridando: «Dio mio, sono arrivati gli alieni! Siamo stati invasi dagli alieni!»
La gente iniziò ad agitarsi, soprattutto nei confronti degli dei Terrestri di Atlantidea, a causa delle loro dimensioni.
Uno dei Terrestri cercò di calmare gli animi della gente e disse loro: “Calma, non vogliamo farvi del male. Lo so che ci trovate strani, ma dovete stare nelle vostre case, per evitare che vi facciate del male. A momenti, qui, ci sarà una pericolosa battaglia e l’unica cosa che possiate fare e stare dentro le vostre abitazioni. Noi vi proteggeremo, e quando sarà finito tutto vi spiegheremo ogni cosa, promesso!»

Un bambino, incuriosito dall’aspetto del dio Terrestre, si avvicinò, lo guardò dal basso verso l’alto, e disse: «Che alto che sei, riesci a toccare le cime delle montagne?» e si mise a ridere.
La madre andò subito a riprenderlo e rientrarono in casa e così fecero tutte le altre persone. Il Terrestre si rimise al suo posto e subito si udì un rumore assordante, come di una mandria impazzita. Le orribili creature si riversarono nelle stradine che, essendo strette non permisero il passaggio delle catapulte. L’agguato dei nostri poté avere inizio, si fecero un cenno l’un con l’altro e sbucarono con tutta la loro forza e il loro coraggio scagliandosi contro le oscure orde. La battaglia fu furibonda, gli dei Terrestri fecero incetta delle orripilanti creature, sbaragliandole con facilità, vista la loro statura e possanza. Gli altri soldati si difendevano eroicamente con spade e lance uccidendo i nemici senza pietà.
Talòs, dall’alto, vide la battaglia andare avanti e disse agli altri: «Torniamo alla Cittadella, per ripulirla da quelle immonde creature!»
Volarono velocemente con l’animo e la mente verso un unico obiettivo, vincere sul nemico.
Giunti di fronte ai Luspertolòs, Talòs e gli altri gridarono: «Alla guerra!»
Si precipitarono contro le mostruose creature cercando di evitare i colpi micidiali delle loro code. Ognuno lottò con la spada, non più solo un’arma, ma un faro di libertà, uno strumento per non cedere all’odio e al sopruso.
Talòs e gli altri abbatterono diversi Luspertolòs, anche Aldàrin non fu da meno, come anche l’eroismo dei soldati del Palankrir con Argonat. Mattia, dal canto sua, non fu da meno di un provato e valoroso guerriero e pensava a cosa avrebbe detto suo padre nel vederlo combattere. La battaglia proseguiva accesa, strenua e valorosa ma, a un certo punto, alle spalle di Talòs, comparve un Luspertolòs pronto ad attaccarlo. Argonat se ne accorse e prontamente si mise tra Talòs e il Luspertolòs. La creatura malefica lo colpì con la coda. Argonat fu sbalzato dal suo Gufo gigante e precipitò rovinosamente a terra.
Talòs si girò e vide l’amico cadere, cercò di raggiungerlo, ma un altro Luspertolòs glielo impedì e Talòs, mentre cercava di difendersi gridò: «Argonat, no!»
L’immonda bestia scese a terra e, insieme al suo orribile cavaliere, guardò famelica il povero Argonat, ferito, con la schiena spezzata, pronta a pasteggiare con le sue carni. Il pensiero di Argonat, in quel momento, fu per sua figlia Elis, con la quale cercava di comunicare attraverso la mente.
Gli sembrò quasi di sentire la sua voce: «Padre! Padre! Sono qui! Sto arrivando a salvarti!»
Ed era proprio Elis, sul dorso di Falisia, la Grifenice che lui stesso le aveva regalato da bambina. Quando fu abbastanza vicina all’orrendo animale la Grifenice, con i suoi artigli accecò, il Luspertolòs che iniziò a dimenarsi e a urlare. Fu allora che Vera sguainò la spada e diede il colpo di grazia alla creatura, mozzandogli la testa e poi trapassando chi lo guidava.
Elis scese dalla Grifenice e corse disperata da suo padre, morente, e, prendendogli la mano e piangendo, disse: «Padre, sono qui, andrà tutto bene!»
E Argonat, con un fil di voce le rispose: «Non piangere per me, Elis, il mio corpo non si muove più, devi lasciarmi andare»
Ed Elis: «Non voglio Padre, non ci riesco, cosa farò senza di te?»
E Argonat: «Devi essere forte e continuare per quelli della nostra gente, non lasciare che finiscano in esilio, dimenticati da tutti. Ora tocca a te, Elis, io vado dai miei antenati con onore. Ti voglio bene, figlia mia.»
Detto questo spirò tra le braccia di Elis, che si sciolse in un pianto disperato. Vera non riuscì a trattenere le lacrime davanti a quella scena straziante. I Custodi dentro la Cittadella, intanto, erano al limite delle loro forze: la loro energia si stava esaurendo e, difatti, il primo a cedere fu il Sommo Mentore, che si staccò dagli altri. Il cerchiò era interrotto e lo schermo scomparve. All’improvviso la battaglia si fermò per un attimo, sospesa nel tempo, quel tempo necessario a far capire al nemico che aveva, finalmente, la strada libera. Passato il momento, la battaglia riprese furibonda. Talòs e gli altri cercavano di bloccare strenuamente l’avanzata all’interno della Cittadella, i Custodi combattevano valorosamente, aiutati alla meglio dagli uomini e dal Sindaco. Intanto, l’alba faceva capolino sul mare, non c’erano più molte speranze. Talòs, però, voltandosi a guardare verso il sole nascente notò un luccichio particolare, allora capì, erano gli Arcieri di Kòlion con le loro frecce di metallo lucente.
Talòs disse: «Finalmente! Finalmente sono qui!»
Gli Arcieri, in groppa ai Rapaci giganti, iniziarono a tirare le loro poderose frecce. A ogni colpo i nemici si dissolvevano nell’aria, era lo straordinario potere di quelle frecce, forgiate con metallo celeste, in grado di disintegrare tutto ciò che era fatto di male e odio. In men che non si dica l’esercito di Gòrgos venne disintegrato, la Cittadella era salva, un grido di gioia risuonò in tutta la valle. Talòs si ricordò della battaglia nel piccolo borgo,che stava combattendo una parte del suo esercito e guidò gli arcieri anche lì. La vittoria, a quel punto fu completa. Si ritrovarono tutti nella Cittadella per festeggiare, ma con l’amarezza nel cuore di tutti per la perdita di Argonat…

Continua…

Foto: backoverthere.com


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