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Il caso Portigliola, le statistiche e lo scioglimento degli enti comunali in Meridione

Di Vincenzo Carrozza

Cominciamo con alcuni dati statistici.

  1. Tasso di disoccupazione giovanile al sud, secondo dati l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, riferiti al settembre del 2021: 52% (più di un giovane, tra i 18 e i 34, anni è disoccupato). Media Nazionale: 31%;
  2. reddito medio pro-capite per regioni in Italia: Calabria ultima con 12.700 euro per persona, Campania 13.500 euro, Sicilia 13.600 euro. Bolzano prima con oltre 26.000 euro pro-capite (dati dell’Istituto Nazionale di Statistica riferiti al 2019);
  3. posti di lavoro: + 487.000 al nord, – 265.000 al sud (dati IStat riferiti al 2019);
  4. emigrazione dalle regioni meridionali: dal 2002 al 2017 oltre 2.000.000 di individui, il 35% dei quali laureati. Trend previsto in crescita per il 2022-2025 (curiosità: gli immigrati stranieri non coprono il gap di popolazione diminuita con l’emigrazione, almeno in meridione).
  5. spesa pubblica pro-capite, riferita al 2019: centro Italia 20.247 euro; Nord: 19.000 euro; Sud: 14.327 euro (dati IStat);
  6. numero di comuni sciolti in Calabria dal 1991: 113 (alcuni più volte) seguono la Campania e la Sicilia.

Superando le sterili polemiche politiche, personali, di parrocchia, strumentali e via discorrendo, forse tutta la spiegazione dello scioglimento dei comuni a causa della criminalità organizzata, sta in questi numeri. Il numero dello scioglimento dei comuni, in meridione, sembra essere direttamente proporzionale al reddito pro-capite, alla disoccupazione, alla emigrazione, alla spesa pubblica pro-capite.
La Calabria si pone al primo posto, in questa disgraziata classifica, non solo per numero di scioglimenti degli enti comunali, ma per disoccupazione ed emigrazione qualificata e all’ultimo posto in termini di spesa pro-capite da parte dello Stato e di reddito medio pro-capite.
Certamente la risoluzione dei problemi della Calabria non passa, e non passerà, dalle aule dei tribunali, e nemmeno dagli uffici delle Prefetture. Potrebbe però passare dal rispetto della Costituzione Italiana (articoli 1, 2, 3, 4 e 54) e dal rispetto della Dichiarazione Universale dei diritti Umani (articoli 23, 24, 25 e loro commi).
Magari, risolvendo la forte situazione discriminatoria che caratterizza la distribuzione di risorse e la mancanza di lavoro si potrebbe giungere a una equità sociale maggiore, immaginiamo, con forte attenuazione dei fenomeni di criminalità organizzata.

Foto: salvisjuribus.it


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