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Dubbi

Roswell Legacy

Di Francesco Salerno

«Ricapitoliamo: una nave aliena è caduta a Roswell, un essere mostruoso è stato liberato e ha preso residenza dentro Jeff, e adesso dobbiamo trovarlo prima che inizi a uccidere. Ho dimenticato qualcosa?» chiese Hunt con malcelato scetticismo.
«No. Direi che il quadro è chiaro, tenente» gli rispose Dolmer che, al contrario, pareva non avere troppi problemi ad accettare quella teoria.
Hunt scosse la testa e si accese una sigaretta prima di rispondere. Per lui tutta quella storia era semplicemente assurda. Un conto era investigare su una sparizione e su degli oggetti volanti non identificati, un altro era mettersi a caccia di mostri alieni assetati di sangue. Certamente la storia del vecchio navajo era intrigante e suggestiva, ma non per questo era necessariamente vera.
Hunt si arrovellò su tali questioni per l’intera durata del viaggio di ritorno a Roswell, interrompendoli solo quando Dolmer uscì dalla Statale per immettersi in una stradina secondaria.
«Dove vai? Dobbiamo proseguire sulla Statale!» gli disse il tenente.
«Ho pensato che, dato che vi è ancora luce, potremmo dare un’occhiata alla zona in cui hai trovato la pelle aliena. Se ricordo bene, oltre la fattoria in cui siamo stati ve ne è un’altra dall’altra parte della piana desertica, a circa 30 miglia a nord, oltre le colline rocciose. È l’unico altro punto abitato. Vale la pena dare un’occhiata.»
Il tenente non aveva molta voglia di camminare nuovamente sotto il sole cocente, ma il suo compagno era talmente sicuro di sé che accettò in silenzio. Guidarono per circa venti minuti, percorrendo una strada desertica e appena accennata, con solo pietre e cactus a far loro da paesaggio. In lontananza, Hunt riconobbe il ranch del povero mister White, freddato a sangue freddo dagli uomini dello squadrone nero. Mentre vi ripensava, giurò a se stesso che avrebbe cercato la verità anche per lui.
L’auto proseguì verso nord, sorpassando basse colline rocciose per poi frenare bruscamente dinnanzi al cancello di legno di un ranch.
«Ma che diavolo…» iniziò Dolmer per poi spegnere il motore.
Dinnanzi al ranch vi erano due jeep militari vuote e una guardia armata che le sorvegliava.
«Lascia parlare me» disse Hunt scendendo dall’auto. Il militare, appena li vide, intimò loro l’alt e alzò il fucile.
Hunt si presentò come un tenente dell’aria di stanza alla base di Roswell.
«Siamo qui per vedere un amico. Che succede, soldato?»
Il militare tentennò un attimo prima di rispondere: «Mi dispiace signore, operazione speciale. Dovete tornare indietro subito.»
Hunt e Dolmer notarono allora la fascia nera sul braccio sinistro del militare. L’avevano già vista prima, alla fattoria di White. Quello era un membro dello squadrone nero.
«Ascolta ragazzo, lì dentro vive Joe, un nostro amico, e vogliamo sapere che accade!» disse all’improvviso Dolmer con tono serio.
Il militare fissò i due con sguardo dubbioso «Lì vive una famiglia di nome Pinker e il padre si chiama Russel…»
Hunt fece per aprir bocca e spiegare quando, all’improvviso, dal ranch iniziarono a sparare. Tutti e tre gli uomini si voltarono verso l’abitazione mentre spari, urla e schianti riempivano l’aria.
Il militare tolse la sicura al proprio fucile d’assalto e si lanciò verso la casa. Hunt e Dolmer si guardarono l’un l’altro un’unica volta, poi si lanciarono dietro il militare.

Continua…

Foto di Sanfranman59


Varacalli

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