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Attualità

Impianto di TMB di San Leo: uno spiraglio di luce


Edil Merici

Dall’Ufficio Comunicazione del Comitato Siderno ha già dato

Il Consiglio Comunale aperto ha rimesso in gioco la partita.
Un’assemblea appassionata, in cui gli interventi e i commenti da parte del pubblico hanno animato un dibattito che rischiava di concludersi con una decisione scontata.
Ci sono state aperture, almeno a parole, da parte della Regione e della Città Metropolitana.
In particolare, dalle relazione tecnica di Bruno Gualtieri della Regione, emerge che addirittura c’è la possibilità che il previsto ampliamento non venga realizzato, perché non più in linea con il piano di gestione dei rifiuti, che non prevede più la realizzazione di nuovi impianti di Trattamento Meccanico Biologico, considerati superati.
Come Comitato, vari interventi hanno sviscerato tutte le problematiche nei diversi aspetti.
Anche dai consiglieri di minoranza e della stessa maggioranza sono arrivati spunti interessanti.
Ci sembra che a tutti sia chiaro che il luogo scelto anni fa era ed è inadatto.
Interventi dei residenti, anche arrabbiati, hanno fatto capire l’urgenza di una soluzione, che non può essere cambiare casa o subire disagi e malattie.
Da parte dei cittadini, dei comitati e anche dei consiglieri è stato ribadito che quell’offesa alla salute dei cittadini che si chiama impianto di TMB deve essere delocalizzato.
È assodato che non c’è nessuna ragione tecnica, giuridica o politica che dimostri che la disastrosa collocazione dell’impianto in quella zona sia una scelta ineluttabile.
Noi riteniamo che un impianto nocivo e pericoloso per la salute, oltre che obsoleto, contrario alle nuove indicazioni europee, non dovrebbe essere realizzato in nessun luogo.
Se scelte, per noi incomprensibili, procederanno in questa errata decisione, dovrebbe essere collocato in altri posti più adatti, in zone che rispettino i vincoli ambientali e urbanistici, non a San Leo, in zona protetta e a poche centinaia di metri dalle case.
Riteniamo che di questo occorre tenere conto e da questo occorre partire.
Ci sono alternative a questo tipo di impianti centralizzati: suddividerli in diversi comuni nel rispetto dei vincoli ambientali, urbanistici e distanti dalle abitazioni, introduzione della differenziata spinta con compostiere domestiche e di comunità, diminuzione dell’uso delle plastiche…
Pensiamo che il lavoro che come Comitato abbiamo svolto in questi anni, sia servito a far riflettere. Senza la incessante e martellante insistenza una scelta controproducente per il territorio, l’ambiente e la salute sarebbe in fase di realizzazione.
Noi continueremo nel nostro impegno perché si facciano scelte consapevoli, rispettose delle norme e della salute e per un rilancio dell’economia territoriale basata su turismo, cultura, tradizione, non sui rifiuti e impianti di trattamento.
Siamo disponibili al confronto e a discutere di questo all’interno della commissione straordinaria proposta alla fine della riunione.


GRF

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