L’ultima magia di Marco Peano
Morsi (l’ultimo romanzo di Marco Peano, edito da Bompiani) è la riprova concreta che il genere horror italiano sta acquisendo i meriti necessari a splendere di luce propria. Peano ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2015 (L’invenzione della madre, Minimum fax), arrivando a ottenere il Premio Volponi opera prima e il Premio Libro dell’anno di Fahrenheit. Con Morsi diventa un singolare tessitore di vicende: le stesse che, nella realtà, debordano dall’estenuante catalogo della vita, ma che si collocano in un contesto in cui la tragicità della storia in sé riesce, quasi per miracolo, a trasformare i ragazzini protagonisti in persone mature. Dunque punctum temporis omnis vita (tutta la vita è un attimo), un attimo che Peano riesce a trasformare – con straordinaria abilità – in un tempo piacevolmente infinito. Degno di una messa in scena del noto regista horror John Carpenter, il romanzo si propone infatti al pubblico con fascino singolare, portando il lettore stesso in prima linea a combattere contro quella che avremmo creduto una delle più terrificanti e dimenticate delle assurdità umane. Ma non precorriamo gli eventi! Come stavo invece dicendo, è impossibile sottrarsi all’energia coinvolgente di Morsi, come impossibile è evitare d’immergersi nei panni di in uno dei due protagonisti (Sonia o Teo) che, in tutta innocenza, lottano senza posa e senza tregua per difendere la loro vita dall’incombente pericolo che li minaccia. Un’estasi letteraria, dunque, a cui risulta impossibile sottrarsi e da non lasciarsi assolutamente sfuggire. Una sorta di rapimento spirituale che subito ti entra dentro e ti conquista il cuore, guidato da uno stile impeccabile, scorrevole e in larga scala intrigante. Quel tipo di storia, insomma, che il lettore vorrebbe poter leggere tutti i giorni della sua vita e che possiede gli attributi per diventare uno degli ultimi capolavori del genere horror.
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