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Costume e SocietàLetteratura

Un nuovo generale

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

«Vieni avanti, Naomasa!» sentenziò con voce ferma Ieyasu Tokugawa.
L’intera sala era immersa nel silenzio più assoluto mentre il giovane samurai avanzava con dignità verso il proprio signore. Dopo la battaglia di Nagakute, il signore Tokugawa aveva radunato tutti coloro che si erano distinti sul campo, premiandoli con doni e riconoscimenti vari.
Naomasa era tra questi, sebbene non avesse idea di cosa il suo signore avesse in serbo per lui.
Arrivato dinnanzi al proprio padrone, Naomasa si inchinò con fare solenne, mentre Ieyasu si alzava in piedi. Allargando le braccia verso gli astanti, il supremo signore sfoggiò un enorme sorriso prima di pronunciarsi.
«Ecco a voi un vero samurai. Il Diavolo Rosso lo chiamano i suoi nemici e io dico che è un soprannome più che meritato! Con la sua spada e il suo coraggio, Naomasa del clan Yi ha onorato se stesso e tutti i propri compagni. Pertanto, io decreto che gli venga assegnato immediatamente il titolo di generale del clan Tokugawa oltre che alla proprietà del castello di Minowa con tutte le terre annesse!»
Nella sala si udirono vari bisbigli di sgomento per quell’immenso onore poi, uno a uno, gli astanti chinarono il capo verso Naomasa in segno di rispetto. Il giovane samurai rimase sbalordito dalla generosità del proprio signore e lo ringraziò ribandendo la sua eterna fedeltà al clan Tokugawa. Ieyasu parve soddisfatto di quelle parole e, un attimo dopo, diede inizio alla festa per la vittoria. Fiumi di sakè e cibi raffinati vennero portati nella grande sala, insieme alle immancabili geishe che avevano il compito di intrattenere gli ospiti. Per tutta la notte, i vari samurai e signori fecero baldoria, bevendo e mangiando fino a svenire, tutti tranne Naomasa. Quest’ultimo non riusciva a togliersi dalla testa la figlia del generale Honda.
Quando il sole fece capolino sul mondo, Naomasa si recò ai giardini fuori dal palazzo nella speranza di rincontrare la donna da lui desiderata. Tuttavia, stavolta, la giovane fanciulla non si fece trovare. Al suo posto un samurai con un armatura color argento e un elmo sovrastato da due enormi corna di toro. Naomasa lo aveva visto prima della battaglia, il suo nome era Masanori Fukushima ed era noto per il proprio carattere impulsivo e per la propria scarsa pazienza.
«Tu sei il Diavolo Rosso!» disse urlando Fukushima. Dalle sue parole era evidente che era ubriaco.
«Salute, Masanori» rispose educatamente Naomasa, per poi fare dietro front e andar via.
«Perché mi giri le spalle? Ti ho forse offeso?» disse all’improvviso il samurai alticcio, parandosi dinnanzi al giovane con fare bellicoso.
Naomasa provò a spiegare che non aveva voglia di discutere e che lo attendevano affari urgenti, ma Fukushima non ne volle a che sapere.
«Il tuo è un insulto, Diavolo Rosso!» disse all’improvviso il samurai ubriaco mettendo mano alla katana che aveva in vita. Naomasa balzò all’indietro per evitare il colpo ma, appena dopo averla sguainata, Fukushima esplose in una risata isterica per poi cadere in avanti svenuto.
Nello stesso istante apparvero Honda e Ieyasu Togugawa.
«Mio signore, lasciate che vi spieghi…» iniziò Naomasa, per poi essere subito bloccato da un gesto di Honda.
«Tranquillo, sappiamo bene quanto Fukushima ami il sakè. Lasciamolo pure qui a russare, tu vieni con noi. C’è un lavoro per te» sentenziò il signore del clan per poi voltarsi e proseguire il proprio cammino.
Quando furono abbastanza lontani da occhi e orecchie indiscrete, Tokugawa finalmente parlò.
«C’è un problema, a nord, nella provincia di Iga. Il signore locale, Todeshi Amasune, stava per allearsi con noi, ma è stato assassinato due giorni fa» iniziò il signore.
«Samurai di un clan rivale?» provò a chiedere Naomasa.
«No, shinobi. Devi andare immediatamente lì con un drappello di fidati samurai a prendere il controllo della situazione. Sakai verrà con te e ti spiegherà i dettagli lungo la strada» rispose Honda con tono serio.
Naomasa ringraziò il suo signore per la fiducia, poi si accomiatò per andare a prepararsi al viaggio. Non aveva mai affrontato degli shinobi in vita sua, sebbene conoscesse centinaia di storie e leggende che li riguardavano. Ricordò anche che, al nord, gli shinobi erano conosciuti con un altro nome: ninja.

Continua…

Foto: freepik.com


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