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Costume e SocietàLetteratura

I magnifici 12

Roswell Legacy


Edil Merici

Di Francesco Salerno

Il vento autunnale era una piacevole novità rispetto alla calura dell’estate appena trascorsa. A breve sarebbe stato Halloween e molte case erano già decorate a tema. Hunt quell’anno però non aveva alcuna voglia di vedere mostri in giro per le strade della sua cittadina, ne aveva visti sin troppi negli ultimi tempi…
Erano passati due mesi dai fatti accaduti al villaggio Pueblo e molte cose erano successe. Dopo lo scontro, lui e Dolmer si erano risvegliati in una base militare in cui erano stati curati e poi messi agli arresti. Avrebbero dovuto finire i loro giorni in prigione, ma per qualche strano motivo erano stati rilasciati senza spiegazione. Hunt sospettava che dietro ci fosse stato lo zampino di Fox e difatti, tempo dopo, lo strano uomo aveva contattato sia lui sia Dolmer per un incontro in una tavola calda fuori Roswell.
Erano lì adesso, con lui a rimuginare e Dolmer assorto nella degustazione del suo caffè amaro.
Quando la campanellina posta sulla porta suonò, entrambi si voltarono, certi di chi fosse il nuovo arrivato.
Fox era in completo nero e, senza dire nulla, si accomodò al loro tavolo per poi estrarre dei fogli da una valigetta.
«Bene signori, eccoci qua» disse, per poi porgere un foglio governativo a Hunt e uno a Dolmer.
«Questi sono documenti di riservatezza che voi firmerete all’istante. In pratica vi costringeranno a non rivelare mai a nessuno ciò che avete visto e vissuto in questi mesi, pena la morte per voi e per i vostri cari. E, in fondo, chi vi crederebbe?»
Fox soppesò per un attimo la minaccia nell’aria prima di continuare.
«In cambio, Hunt riavrà il suo posto alla base e lei, signor Dolmer, tornerà a essere un uomo libero e dalla fedina immacolata, anche se, fossi in lei, lascerei Roswell per un po’. Domande?»
La domanda di Fox era retorica, non poteva essere più chiaro di come non fosse già stato. O tacevano o morivano insieme alle rispettive famiglie. Nessuna scelta, in pratica.
«Si può sapere tu chi diavolo sei?» chiese infine Hunt, dopo aver consegnato insieme a Dolmer il foglio firmato.
«Lavoro per un’organizzazione governativa. Dodici magnifici saggi che guidano questa nazione tra le tenebre. Vi basti questo.»
Detto ciò Fox si alzò, salutò i due uomini e andò via.
«Stronzo» borbottò Dolmer accendendosi una sigaretta.
«Forse sì, ma in fondo non potevamo fare nulla, Frank. Ho un figlio di appena di un anno…»
«Lo so, lo so Walter, non mi devi spiegazioni.»
I due rimasero a lungo in silenzio a pensare su tutto ciò che avevano vissuto insieme. Poi arrivò il momento dei saluti.
«Penso che andrò via per un po’, giusto per cambiare aria» annunciò infine Dolmer, incamminandosi verso la propria auto.
«E dove andrai amico mio?» gli chiese Hunt con un sorriso caloroso.
«In un posto tranquillo! In Nevada, in un luogo chiamato Groom Lake. Lì certamente non rischio di incappare in segreti governativi e navicelle aliene!»
Detto ciò, Dolmer esplose in una risata sonora e poi abbracciò Hunt.
«Ci rivedremo ancora Frank, lo sento»
«Speriamo solo che sia in circostanze migliori! Eh, Hunt?»
Un minuto dopo Dolmer sfrecciava verso l’orizzonte.
Hunt rimase a fissarlo ancora un attimo per poi andare verso la propria auto.
Mentre tornava a casa ripensò alla destinazione di Dolmer. Da un recesso della memoria gli sovvenne che aveva già sentito nominare Groom Lake. Vi era una base dell’esercito lì. Certo le basi erano comunissime in tutti gli Stati Uniti, perciò, non vi era da preoccuparsi, era impossibile che giusto quella base avesse qualcosa di speciale!
«Ma come diavolo era il nome?» chiese a se stesso mentre guidava verso casa.
Quando, infine, parcheggiò innanzi alla propria abitazione, il nome finalmente gli tornò in mente.
La base era conosciuta come Area-51

Foto: radiocompany.com


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