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Costume e Società

La mia esperienza all’estero e l’importanza di conoscere realtà nuove

Di Maria Lavinia Toscano

Recentemente sono tornata da una vacanza studio a Brighton, in Inghilterra, organizzata dalle mie professoresse Anna Damico ed Immacolata Aversa con l’agenzia Masterstudies. Da questa esperienza penso di aver appreso quanto sia importante confrontarsi con varie culture del mondo al di fuori del nostro piccolo territorio. Una vacanza studio, organizzata bene, penso sia di fondamentale importanza per la crescita personale del singolo individuo poiché, oltre a responsabilizzarlo in modo concreto, lontano dai genitori e dalla propria patria, favorisce l’approfondimento della lingua straniera e un continuo affacciarsi a nuovi modi di pensare. Durante il mio soggiorno all’estero ho infatti conosciuto ragazzi provenienti da diverse parti del globo, come ad esempio Giappone, Kazakistan, Azerbaigian, Polonia, Turchia e Palestina. Parlando quotidianamente con i miei pari ho appreso meglio come funzionano alcune dinamiche socio-politiche nei loro Stati e sono riuscita ad avere una visione più chiara dei costumi e delle tradizioni, ma anche di argomenti di cui si discute meno, come ad esempio il linguaggio del corpo o la cucina tipica dei loro Paesi. L’ambiente in cui ho vissuto, oltre a essere libero e tollerante, cosa non molto comune in alcuni Paesi esteri, favoriva le relazioni sociali che inizialmente sembravano difficili da sviluppare ma, appena arrivati al campus, sono state velocissime da intraprendere.
I docenti, oltre a provenire da diversi Paesi europei ed extraeuropei, prediligevano un approccio innovativo e collaborativo allo studio, cosa che purtroppo non si vede molto spesso nelle scuole italiane.
In Inghilterra non ci si annoiava mai, la giornata era sempre colma di attività e gli orari prestabiliti, vedendoli ora, dopo averli sperimentati, erano adattati al tipo di attività che si svolgeva rendendo la vita dello studente meno faticosa. Le lezioni, infatti, venivano alternate tra mattina e pomeriggio con una pausa ogni 2 ore e gli orari dei pasti erano fortemente diversi da quelli italiani (12/17).
Le Università inglesi, dal punto di vista della sicurezza, sono molto rigidi e ciò aiuta a prevenire atti di bullismo o azioni illegali, che vengono punite con multe salate. Il campus, infatti, ospitava moltissimi ragazzi con disabilità che venivano tranquillamente integrati nell’ambiente scolastico e sociale senza alcun problema.
La sicurezza è stato in effetti l’elemento che mi ha sorpresa di più: il campus era gestito molto bene, sorvegliato da pattuglie della sicurezza a qualsiasi ora e l’agenzia che gestiva la scuola estiva, Embassy, era molto attenta al benessere e all’ascolto dei bisogni dei ragazzi. Inoltre, le finestre degli appartamenti, definite anti suicidio non permettevano la totale apertura, ma solamente con un angolo di 30°, in quanto la salute mentale è al primo posto tra i oggetti di ricerca inglesi. Certo, anche qui ci sono dei contro. Innanzitutto per un’esperienza del genere ci vuole spirito di adattamento e d’iniziativa e, nota veramente dolente, frutto anche dell’uscita dall’Unione Europea, è il costo della vita. L’Inghilterra è cara, costa molto mangiare, costa molto spostarsi, costano troppo persino i discount. Il consiglio utile per chiunque decida di andare all’estero è dunque di partire forniti di una carta di credito ben imbottita e di effettuare il cambio di valuta di pochi soldi alla volta, perché non tutti i commercianti accettano sterline, considerati i molti problemi riscontrati con la vecchia valuta e la speculazione di soldi falsi. Chiusa questa parentesi, in generale ho notato, osservando anche altri ragazzi italiani che molti, forse non abituati a qualsiasi lusso o, per un motivo qualsiasi, alla loro prima esperienza fuori casa, non riescono a conformarsi a un ambiente che sia quello di appartenenza. Non si può pretendere, infatti, di ricreare la stanza a immagine e somiglianza di quella di casa né di mangiare ogni giorno il cibo della nonna, anche se il campus in cui sono stata ospite disponeva di un bagno in ogni stanza e gli appartamenti avevano una zona comune molto spaziosa, con divano e cucina che però, a causa del Covid-19 non si poteva utilizzare. Ho notato un atteggiamento molto differente rispetto a quello tenuto invece dai ragazzi provenienti da altre parti del mondo, molto meno polemici in merito alla sistemazione che gli era stata assegnata e più presenti a sé stessi in quanto a spirito di adattamento, elemento che, devo ammetterlo, nei primissimi giorni è mancato anche a me. Essendo un campus molto grande (l’Università del Sussex è la più grande della contea) sembrava di vivere in una cittadina che contava al suo interno ben 5.000 abitanti e aveva nelle proprie disponibilità un supermercato, una farmacia, un ufficio postale e negozi studenteschi di vario tipo. All’interno del campus erano presenti vere e proprie fermate dei tipici bus inglesi e addirittura zone in cui è possibile prendere il taxi per raggiungere Brighton e, a soli 5 minuti a piedi dal centro, la stazione del treno e i mezzi di trasporto sempre puntualissimi.
Le gite fuori porta poi, sono stati i momenti più belli dell’esperienza perché molto spesso, quando si viaggia, si prediligono città note o comunque escursioni nelle vicinanze. Ho visitato città di cui non sapevo l’esistenza come ad esempio la cittadina di Lewes, con il suo castello e il piccolo museo cittadino. Non parliamo poi della bellissima Canterbury, con una cattedrale da fare invidia addirittura a Notre Dame (che ho avuto la possibilità di visitare), poi Eastbourne con le sue vie caratteristiche e le attività che si svolgevano in strada, l’Arundel Castle, ovvero il castello disabitato più grande d’Inghilterra, e infine Brighton, che sprizza felicità e libertà da qualsiasi punto si veda, con le strade tipiche piene di negozietti, il Pier e il Sealife World.
Ovviamente la città che ha rapito il cuore di molti, tra cui il mio, è stata Londra, che abbiamo visitato per due giorni di seguito riuscendo a vedere solo una minima parte di tutte le sue bellezze e e di ciò che può offrire, soprattutto ai giovani. Non ho mai avuto paura di perdermi o di essere derubata, in quanto era sorvegliata continuamente, le strade erano provviste di mezzi per prevenire attentati terroristici e in qualsiasi luogo si andasse erano presenti telecamere di sorveglianza (per non parlare dell’ordine urbano, la città era veramente pulita).
Mi ha meravigliata, in ognuna delle città visitate, il clima multiculturale presente e la precisione degli inglesi.
Ma ciò che mi ha sorpreso di più è stata la presenza di molte aree verdi nel campus. Io stessa usufruivo di questi servizi durante il tempo libero, bastava prendere un telo e tranquillamente ci si poteva riposare sui prati curati e puliti.
La mattina appena svegli si potevano osservare varie specie di animali convivere tranquillamente con gli uomini, come scoiattoli, conigli, procioni e una presenza fissa vista la vicinanza al mare: i gabbiani.
Da questa esperienza traggo un valore e un ricordo che porterò sempre con me, perché ciò che dà un ambiente diverso da quello che viviamo quotidianamente non lo dà nessun luogo. Respirare aria nuova, farsi nuovi amici e partecipare ad attività a cui non si è mai fatto caso rende differente la visione totalitaria che abbiamo della vita.

Foto di copertina: brightoncollege.uk


Gedac

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