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Costume e SocietàLetteratura

L’esercito a Locri: lo stratega

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri XCIV


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

A Locri il comandante dell’Esercito era chiamato stratega e non polemarco. Questo perché l’esercito dipendeva dal potere politico, mentre il termine polemarco implicava una funzione giudicante, essendo la carica di un arconte.Se in Grecia il polemarco era il comandante dell’esercito, a Locri tale carica apparteneva allo stratega perché già esistevano tre polemarchi, di cui due non ricoprivano la carica di arconti. Si ipotizza che la loro funzione fosse preminentemente amministrativa, con il compito di controllare il flusso della spesa. Il terzo polemarco era un arconte di cui si ignora la funzione. Abbiamo ipotizzato che la funzione fosse quella di coordinare l’ordine pubblico e/o di eseguire gli ordini, sentenze comprese.
Soprattutto appare realistico che fosse il Comandante degli Efebi a Locri, con il compito non solo di addestrare i ragazzi tra i 18 e 20 anni alla guerra: compito, questo, che sicuramente svolgeva unitamente agli altri due strateghi, ma avesse il compito sia di perlustrare il territorio, sia di eseguire le decisioni in sede di azioni pubbliche, ma anche, essendo arconte, quello di giudicare fuori dalle mura di Locri e sul tutto il territorio. In precedenza è stato assimilato al praetor peregrinus.Ciò non banalmente, ma anche sulla base della considerazione che il Diritto romano abbia preso molto sia dal diritto greco in genere, sia da quello locrese in particolare. Il secondo elemento a supporto è più preganante.A Roma, intorno al 367 a.C. fu introdotto il praetor urbanus grazie alle leggi Liciniae Sextiae, poi il peregrinus nel 242 a.C. Il Primo aveva la funzione di jus dicere tra i cives, mentre il secondo di esercitare la stessa funzione tra i peregrinus, ossia i non romani.Prima la funzione era esercitata dai consoli. Sempre il peregrinus aveva la funzione di magistrato tra le provincie extra italiam, per come erroneamente dicono tutti i libri di storia, essendo pacifico che fino al tempo di Cicerone e anche di Strabone, l’Italia era quel pezzo di terra che si estendeva dallo Stretto di Messina, per il primo fino a Crotone, per il secondo fino a Taranto. E non vi sono tracce di dominio romano nel Meridione, e soprattutto a Locri, fino al 205 a.C.
L’anno 242 a.C. è utile al fine di fare comparazioni tra la conoscenza dei romani del diritto greco e, specificamente locrese, soprattutto dopo l’incursione di Alessandro il Molosso. Se, come dice Livio, il diritto greco, e quello locrese, influì molto su quello romano, si è in epoca in cui i Romani conoscevano molto bene i Socii navales locresi, tanto da avere con questa polis una sorta di società leonina.
Si aggiunga che la funzione dei polemarchi, ad Atene, cominciò a cambiare, tanto che, per come dice l’Enciclopedia Treccani essi erano“uno dei nove arconti dell’antica Atene, istituito quando le attribuzioni militari del re, all’indebolirsi della monarchia, passarono a un magistrato. […] Ordina i giochi funebri per i soldati caduti sul campo […]. Nel foro del polemarco (come successivamente presso il praetor peregrinus a Roma), si iniziavano le cause in cui era attore e convenuto un meteco.”Siccome l’istituto sembra di origine micenea e micenee, in buona sostanza, le leggi locresi, si vede bene che il polemarco poteva coesistere bene con le sue funzioni di addetto alla leva degli efebi e giudicare al di fuori dell’asty. Nelle distinzioni territoriale delle città greche emergevano due realtà: la Kòra,la Campagna e l’asty.La distinzione tra città e campagna cominciava fin da fuori le mura della polis, anche se l’entrata e l’uscita dalla città era libera. Le porte chiuse e guardate solo in tempo di guerra. Ciò impone l’accettazione che tra i cittadini della polis e quelli della campagna non ci fosse nessuna differenza di diritti. Quello che contava era l’appartenenza a un’etnia. Dunque, con il termine polis,si configura la città cinta da mura; mura che potevano essere allargate e così allargata la configurazione della polis,che allora prendeva il nome di asty, ossia la città cresciuta intorno alle mura.
Ciò, col tempo, ha determinato una netta separazione tra polis, asty e kòra. Se la giustizia poteva essere amministrata facilmente dentro le mura e nei suoi d’intorni, non così nella campagna,soprattutto al di là del Fiume Alex. Da qui la necessità di una figura di giudice peregrinus.
L’importanza politica della differenza tra polemarco e stratega emerge da un episodio da noi romanzato, per il quale lo stratega (Tirso) deve consegnare i due disertori al giudice della polis per il giudizio di natura pubblica, molto severo, in materia di diserzioni.
Lo riporteremo, per come narrato in La legge è uguale per tutti, al nostro prossimo appuntamento.

Foto: wallhere.com


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