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Costume e SocietàLetteratura

Diavolo contro Lupo

Samurai: La spada e l’onore


Edil Merici

Di Francesco Salerno

L’assalto iniziò senza preavviso né pietà.
I ribelli si mossero come un sol uomo verso il forte, brandendo scale, rampini e armi di ogni genere. I difensori, guidati da Akimura in persona, scagliarono una gragnola di frecce dietro l’altra, abbattendo numerosi aggressori e, tuttavia, non riuscendo ad arrestare l’assalto nemico.
Naomasa e Sakai si posizionarono dietro le porte sbarrate della fortezza, certi che ben presto sarebbero state divelte dagli assedianti. Era la prima volta che il giovane Yi si trovava assediato e non gli piaceva affatto quella situazione. Un conto era un campo di battaglia aperto in cui a cavallo caricavi i nemici, un altro era startene lì, in trappola, in attesa che il nemico ti attaccasse.
Ben presto, i ribelli iniziarono a scalare le mura mentre la porta di legno veniva tempestata di colpi e già diversi squarci si aprivano su di essa. Gli arcieri di Akimura iniziarono a morire con frequenza, un po’ per i dardi nemici, un po’ a causa degli aggressori che erano riusciti a salire sui bastioni. Il caos pareva regnare sovrano e Naomasa ebbe appena il tempo di invocare i propri antenati prima che la porta della fortezza si aprisse con uno schianto.
Quasi subito uno sciame di ribelli armati si intrufolò nel forte, brandendo mazze, asce e lance dalla punta di ferro.
«Avanti, Akaoni! Per il signore e l’onore!» urlò Naomasa ai suoi prima di caricare il nemico con la katana sollevata.
I samurai accolsero l’urlo di guerra del proprio comandante e caricarono il nemico come dei veri e propri demoni. I ribelli, confusi da tanto impeto, si ritrovarono presto a cadere uno dietro l’altro sotto le spade dei samurai. L’impeto della carica di Naomasa fu tale che ben presto i suoi samurai si trovarono all’esterno della fortezza col nemico che non riusciva in alcun modo a sostenerne l’assalto.
Le urla dei morti e dei moribondi iniziarono a mischiarsi a quelle dei feriti e il terreno fu presto zuppo di sangue e arti umani, oltre che di cadaveri quasi tutti dei ribelli. Ogni tanto, dalla mischia, spuntava fuori uno shinobi, ma singolarmente non erano una gran minaccia e comunque i samurai, nelle loro armature complete, erano superiori in quel tipo di scontro. Naomasa abbatté rapidamente due uomini di seguito, per poi decapitarne un terzo che aveva provato a colpirlo alle spalle con un’ascia.
«Tu!» urlò improvvisamente una voce sopra la folla. Naomasa si voltò verso sinistra e riconobbe l’uomo che aveva posto lo stendardo col sangue di Iga e dato il via all’assedio.
«Io sono Kok, il lupo del Nord, e ti sfido a duello, Diavolo Rosso!»
L’uomo, uno shinobi, era basso e tarchiato e impugnava due lame a forma di mezza luna. Entrambe erano ricoperte di sangue.
Naomasa ripulì la propria katana all’interno del gomito, poi prese una postura difensiva e attese l’attacco del Lupo del Nord. Quest’ultimo non si fece pregare e corse verso il samurai mulinando le micidiali lame ricurve. All’ultimo istante, il ribelle compì un balzo in aria per poi affondare con un gesto spettacolare entrambe le lame contro il samurai. Naomasa, colto alla sprovvista da quella mossa riuscì solo all’ultimo istante a balzare indietro.
«Sei agile, Lupo» disse con una punta di ammirazione.
«Questo Lupo presto berrà il tuo sangue, Diavolo!» ripose Kok preparandosi ad un nuovo assalto.
Lo scontro avrebbe visto un solo vincitore ed entrambi i contendenti volevano essere quel vincitore. Il Lupo e il Diavolo si gettarono urlando uno contro l’altro mentre tutt’intorno a loro lo scontro si bloccava. Tutti, ribelli e samurai, erano ora presi da guardare i due contendenti battersi all’ultimo sangue in uno scontro che era più incerto che mai…

Continua…

Foto: watabi.it


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