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Costume e SocietàLetteratura

La dracma perduta

Novelle Ioniche


Edil Merici

Di Luisa Totino

Antica Lokroi, più di 2.000 anni fa.

Quella sera alla rappresentazione teatrale partecipò una moltitudine di gente. Akira, nei suoi splendidi sedici anni, era presente con i suoi genitori, il suo sguardo dolce era ricco di sogni e uno di questi era pronta a realizzarlo il più presto possibile. Si voltò verso i suoi e chiese di potersi allontanare, perché aveva visto, in lontananza, una sua amica e voleva andare a salutarla. I genitori acconsentirono, ma le raccomandarono di non tardare, altrimenti, al termine della rappresentazione si sarebbe potuta perdere tra la gente. Akira annuì e uscì dal teatro, emise un forte sospiro e s’incamminò, non per andare a incontrare la sua amica, ma verso il Tempio di Afrodite. Teneva stretta nella mano una dracma. Doveva essere l’obolo per la dea, perché avverasse il suo più grande desiderio. Quando giunse al Tempio, si fermò. Non era permesso alle persone comuni di entrare, ma solo ai sacerdoti, ma Akira aveva deciso di sfidare la sorte e la legge. Sapeva che il sacerdote Sofos era presente alla rappresentazione, tanto nessuno avrebbe osato entrare nel Tempio. Aperti gli occhi, Akira fece per muoversi, ma una mano le sfiorò la spalla.
Lei, spaventata, si voltò ed esclamò: «Nesios! Che ci fai qui?»
E lui: «Ti ho vista a teatro, poi sei uscita e ti ho seguito. E tu, come mai sei venuta al Tempio?»
«Volevo fare un’offerta alla dea, perché la nostra unione possa giungere a buon fine.»
«Gli dei non possono non darci ascolto, specialmente lei, la protettrice dell’amore. Ma, sai che è proibito entrare?»
«Lo so, ma voglio avvicinarmi alla dea, così mi ascolterà meglio. Sofos è a Teatro, non si accorgerà di nulla! Guarda, dietro la dracma ho inciso una frase – O Afrodite, scruta il mio cuore e ricolmalo del mio unico amore. Nesios è il suo nome.»
«Allora, entriamo insieme, così che la dea veda quanto forte è ciò che proviamo l’uno per l’altra.»
Nesios e Akira si presero per mano ed entrarono nel Tempio, giungendo fino ai piedi dell’imponente statua di Afrodite, ai cui lati erano posizionati due grandi bracieri in bronzo, che ardevano perenni. I due ragazzi s’inginocchiarono e, sempre mano nella mano, rimasero in silenzio a testa bassa per meglio concentrarsi su ciò che volevano ottenere dalla dea. Poi Akira aprì la mano in cui teneva la dracma, guardò Nesios, sorridendogli, e si alzò per andare a mettere l’obolo ai piedi della statua.
All’improvviso, alle sue spalle, udì una voce tonante, che la chiamò: «Akira!»
Lei si voltò e vide suo padre e sua madre, con il volto tinto di delusione e preoccupazione, e disse loro: «Padre, non è come pensi, sono entrata solo un attimo, volevo fare un’offerta alla dea!»
Nesios, dal canto suo, cercò di difenderla: «Non è colpa sua, sono stato io a convincerla ad entrare!»
E il padre di Akira: «Saremo tutti puniti dagli dei! Meno male che ho deciso di seguirti, sapevo che ti saresti messa nei guai! Ora dovremo espiare questa grave mancanza per l’eternità, e per cosa? Per stare con lui? Cosa ti può offrire, la sua povertà, il suo niente?»
«Il suo amore, che tu non comprendi più da molto tempo, padre!»
E la madre, sconcertata, rispose: «Akira, non parlare così a tuo padre! Abbiamo fatto grandi rinunce per lasciare la madre patria, giungere su queste coste e vivere qui! All’inizio, non è stato facile, ma ora guarda cosa abbiamo costruito: una città magnifica, sulla quale si spenderanno lodi ed elogi, per i giorni a venire, e tu ci ripaghi così?»
E Nesios: «Non abbiamo fatto niente di male!»
E il padre: «Abbiamo sbagliato tutto, dovevamo rimanere in patria! Hai portato disonore alla tua famiglia e alla tua città. Ora vieni subito via, prima che il sacerdote Sofos si accorga di questa cosa!»
Il Padre l’afferrò per un braccio e la trascinò con sé, lontano da Nesios. Lei lo guardava con le lacrime agli occhi e, mentre si allontanava, le cadde la dracma in cui aveva riposto le sue speranze. Nesios era distrutto dal dolore e non si accorse della moneta. Tutto accadde davanti a lei, Afrodite, e su queste cose passarono i secoli e i millenni, fino a giungere ai tempi odierni.
Luca, un brillante studente di archeologia, stava tra i visitatori del Parco Archeologico dell’antica Lokroi. Quando rientrava, per le vacanze, nella sua città, non c’era cosa migliore per lui che fare visita agli antichi resti di una grande storia. Si accingeva a fare un’importante raccolta di notizie su quelle rovine e gli servivano parecchie foto. Giunto in prossimità del Tempio di Afrodite, iniziò a scattare molte foto. Ad un tratto, camminando sull’erba, fece saltare qualcosa che andò ad urtare i mattoni, poco distanti, emettendo un suono metallico. Incuriosito si avvicinò, per guardare meglio, e vide brillare qualcosa tra l’erba. Raccolse l’oggetto e si accorse che era un’antica dracma. Per lui, studente di archeologia, fu qualcosa di straordinario, e corse subito verso gli uffici del Direttore del Parco per mostrare quello che aveva trovato e consegnarlo.
Quando giunse sul posto, un vecchio custode, seduto sulla base di una colonna, disse a Luca: «La Direzione è chiusa, ragazzo, devi tornare domani!»
«Ma non posso tenere quello che ho trovato! Non c’è nessuno a cui possa consegnare l’oggetto?»
Il vecchio custode si alzò a fatica, reggendosi su un bastone, si avvicinò a Luca e gli chiese: «Cosa hai trovato di così importante, ragazzo?» E Luca aprì il palmo della mano e gli mostrò la dracma.
Il custode, nel vederla, si turbò, ebbe un sussulto, come se gli mancasse il respiro. Luca si avvicinò per sorreggerlo: «Sta bene, signore, vuole sedersi? La porto in ospedale?»
E il custode rispose prontamente: «Sto bene, sto bene. E che, per un vecchio come me, le emozioni possono essere fatali. Dove hai trovato quella moneta?»
«Al Tempio di Afrodite, perché?»
Allora il vecchio prese la moneta dalle mani di Luca, la girò e gli disse: «Guarda, c’è ancora un’iscrizione, dice – O Afrodite, scruta il mio cuore e ricolmalo del mio unico amore. Nesios è il suo nome»
Luca, meravigliato, disse: «Certo che lei è molto esperto di monete antiche»
E il custode: «Aspettiamo che la gente se ne vada e poi accompagnami al Tempio di Afrodite. Lì ti spiegherò tutto.»
Luca, oramai molto incuriosito da quella situazione, attese insieme a quell’uomo anziano, dallo sguardo profondo e lontano. Sopraggiunse il tramonto, i visitatori avevano lasciato il Parco e Luca, preso per un braccio il custode, si avviò con lui al Tempio.
Quando arrivarono nell’area dove esso sorgeva, al vecchio vennero le lacrime agli occhi e sospirando disse: «Finalmente il giorno è arrivato! Sono qui, in quel che resta del Tempio di Afrodite! Grazie a te, ragazzo. Ma hai diritto di sapere alcune cose che riguardano quella dracma.»
Si sedettero su dei mattoni che delineavano, un tempo, la struttura, e l’anziano custode iniziò a narrare: «Più di duemila anni fa vivevano, in questo luogo, due giovani: Akira e Nesios, che si amavano profondamente e desideravano stare insieme, ma la famiglia di lei non era d’accordo. Decisero, allora, di affidarsi alla più bella tra le dee, colei che era fatta di amore e sogno, Afrodite. Ma una sera, mentre stavano per suggellare tutto questo, furono tragicamente separati dal padre di lei, proprio qui in questo Tempio, che loro avevano volutamente profanato entrando fino alla statua della dea. Akira fu strappata a Nesios e lui cadde nella disperazione più profonda. Vide un coltello posto su un piatto d’argento, forse utilizzato per i sacrifici, e ai piedi della dea si trafisse il cuore e cadde esanime in una pozza di sangue, che bagnò i piedi della statua. E l’incredibile accadde, la dea marmorizzata aprì gli occhi e si animò. Vide il povero Nesios senza vita, e sapendo cosa lo aveva portato a compiere quel gesto disperato, si mosse a pietà e decise di intervenire. La dea si abbassò verso il giovane, lo girò in modo da potergli estrarre il coltello, poi mise la sua grande mano di pietra sullo squarcio. D’improvviso il sangue rientrò nella lacerante ferita e si richiuse. Nesios, allora, riprese a vivere e tornò in sé, davanti a lui il gigantesco volto sorridente di Afrodite. Spaventato, gridò: “Cosa è successo? Sono morto, vero? Mi sono trafitto con un coltello, lo ricordo bene, e adesso sono sull’Olimpo, al cospetto degli dei!” E la dea, alzandosi con imponenza e austerità, ma con lo sguardo magnanimo, disse: “No, sei ancora tra i vivi. Ti ho ridato l’esistenza, perché tu possa, un giorno, essere felice con la tua amata. Ora non la potrai più rivedere, le vostre strade saranno separate per lunghissimo tempo, ma imparerai che l’amore è più forte di qualsiasi fine. Tu sopravvivrai, Nesios, avrai una vita molto lunga, prospera, ma per essere felice dovrai attendere con pazienza e costanza, fino a quando arriverà quel giorno, dopo il secondo ciclo che conta mille anni, quando un giovane, conoscitore appassionato degli eventi di questi tempi, ti riporterà in questo Tempio e tu mi darai in offerta l’obolo promesso. E solo in quel momento ti ricongiungerai alla tua Akira per sempre. Questa è la mia parola e una dea mantiene sempre la promessa data. Ora va e vivi!” Dopo quelle parole, Afrodite ritornò fredda statua e Nesios rimase pensieroso, perché non ricordava dove era finita la dracma. Cercò inutilmente, poi se ne andò, poco prima che rientrasse il sacerdote Sofos, fiducioso delle parole della dea. Sono passati i secoli e i millenni, e ora la dracma è stata ritrovata, proprio il giorno dopo due cicli di mille anni, da te, il giovane estimatore di quei tempi. Ora puoi darmi la dracma?»
E Luca, affascinato da quella storia, rispose: «Sì, certo, ecco!»
Presa la dracma, il vecchio custode si avvicinò nel punto in cui sorgeva la statua di Afrodite, Luca lo aiutò a inginocchiarsi. Mise la dracma in una piccola cavità e chiuse gli occhi. D’un tratto intorno a loro il Tempio ritornò come era in origine, con la statua di Afrodite in tutto il suo splendore. Luca rimase senza parole.
Dietro di loro si sentì una voce: «Nesios!»
Il vecchio custode si rialzò, con l’aiuto di Luca, e si voltò, esclamando: «Akira!»
Lei si avvicinò, era una bellissima ragazza, in abiti antichi, prese le mani del custode e subito lui diventò giovane, vestito anch’egli con indumenti molto antichi.
Si rivolsero a Luca e Akira disse: «Grazie di tutto! Hai reso possibile l’impossibile!»
E insieme se ne andarono verso il tramonto, felici, scomparendo lentamente.
Una voce profonda si rivolse a Luca, era Afrodite: «Ricorda, mortale, quello che qui hai vissuto, perché questa terra e la sua storia non diventino un ricordo perduto!»
Poi tutto tornò come prima, il silenzio perpetuo della storia era intorno a lui, ma quelle pietre avrebbero continuato a narrare, per sempre, dentro di lui.
Se ne andò e, mettendo casualmente la mano in tasca, sentì qualcosa. La tirò fuori, era una piccola dracma, si voltò verso i resti del Tempio e disse: «Grazie Akira! Grazie Nesios!»


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Redazione

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