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La maledizione del Tesoro della Montagna – 2ª parte

Novelle Ioniche


GRF

Di Luisa Totino

Passati i trenta minuti, puntuale come un orologio svizzero, Lisa giunse a casa di Elvira.
La fece accomodare, poi le chiese: «Hai raccontato a qualcuno quello che ci è accaduto mesi fa?»
E Lisa: «No, mai! Che dici?»
Poi, vedendo lo sguardo preoccupato del padre di Elvira disse: «È successo qualcosa?»
Ed Elvira: «Sì, qualcuno sta ricattando mio padre. Vuole che ritrovi il tesoro della Montagna o racconterà tutta la verità!»
E Lisa: «Anche se dovesse raccontare la verità, che cosa potrebbe accadere?»
Ed Elvira: «Mio padre verrebbe arrestato, e anche noi, che eravamo presenti. Due persone sono morte, te lo sei dimenticata?»
E Lisa: «Abbiamo una soluzione a questo?»
Il professor Santi, allora, rispose: «Dobbiamo tornare nella Montagna!»
Ed Elvira: «Sei pazzo, la Sovrintendenza ti sbatterà fuori di nuovo! Ci deve essere un’altra soluzione!»
E il padre: «No, non c’è. Ma non ti preoccupare, prenderò tutte le precauzioni possibili. Non mi succederà nulla. Ho la chiave, sarà facile tornare al tesoro!»
Ed Elvira: «E poi, che accadrà? L’anonimo comparirà, per prendersi il tesoro? E se venisse risucchiato come gli altri due?»
E il padre: «Dimenticheremo anche lui, come gli altri. Non ho niente da perdere. Così, almeno, ci libereremo di questo ricattatore»
Ed Elvira: «È tutto troppo semplice, non mi fido! Io vengo con te!»
E il padre: «Non ci pensare neanche! Potrebbe essere pericoloso»
Ed Elvira: «Non te l’ho chiesto.»
E Lisa disse: «Volete lasciare fuori me?»
E il professor Santi, rassegnato, affermò: «Beh, vedo che non ho altra scelta!» Poi aggiunse: «Domani sera, quando terminerò il lavoro in ufficio, con il favore del buio, entreremo di nuovo nella Montagna. Vi terrete pronte, con tutto l’equipaggiamento necessario.»
L’indomani fu una tranquilla giornata lavorativa, per il professor Santi, che non fece trasparire nulla, o almeno pensava di averlo fatto. Ma, nel pomeriggio, prima di andarsene, la sua segretaria Anna lo andò a trovare in ufficio, per fargli firmare l’ultimo documento del giorno, e quando entrò lo vide con i mano dei libri antichi e uno zaino da spedizione che faceva capolino da sotto la scrivania.
Anna disse: «Professore, sa perché sono la sua segretaria?»
E Santi: «No, non lo so»
E Anna: «Sono cresciuta studiando le sue scoperte sui popoli antichi del nostro territorio, per me era come l’Indiana Jones della Locride. Quando ho saputo del suo ritorno e del suo rientro al lavoro, ho fatto di tutto per superare gli altri candidati, per diventare la sua segretaria.»
Poi, guardando lo zaino sotto la scrivania, aggiunse: «E ora, mi vuole negare la sua prossima scoperta?»
E Santi: «No, non è come pensi, mia figlia vuole fare una piccola vacanza in Sila, partiremo al mio rientro a casa.»
E Anna: «Riconosco uno zaino pronto per una spedizione di ricerca! Potrei esserle utile, sono appassionata di lingue antiche e di quelle che non esistono più. Mio padre era un glottologo. Per favore, mi porti con lei!»
Santi, allora, le disse: «E va bene, ma devo dirti delle cose prima, sperando che mia figlia accetti la cosa.»
Così raccontò della lettera ad Anna e del ricatto, e di come la versione data ai giornali era una scusa per mettere a tacere la curiosità della stampa.
Al termine del racconto Anna esclamò: «Lo sapevo, la sua vita è ancora più avventurosa di quella di Indiana Jones!»
E Santi, sorridendo a quelle parole, disse: «Bene, ora andiamo, passeremo da casa tua, così prenderai tutto l’occorrente, poi andremo a casa mia, dove ci attendono mia figlia Elvira e la sua amica Lisa.»
Erano rimasti solo loro negli uffici della Sovrintendenza, o forse no. Qualcuno dietro l’angolo del corridoio li spiò mentre se andavano. Uscì all’aperto, prima che loro se ne accorgessero e si mise a seguirli in auto. Dopo che Anna prese l’occorrente, andarono a casa di Santi, e in auto salirono Elvira e Lisa. Il professor Santi fece le presentazioni e spiegò la presenza di Anna, nonostante lo stupore di Elvira: «Spero che la tua segretaria sia veramente affidabile»
E Anna: «Stia pur tranquilla, lo sarò senz’altro!»
Giunsero al luogo in cui era presente il portone per entrare nella Montagna. Il professor Santi sapeva che si poteva aprire solo dall’interno.
Allora, appoggiò le mani su di esso e disse: «Siamo venuti in pace al Regno di Lothen, per portare onore e gloria ad Askam, re di questo Regno, gradito agli dei e agli uomini, non vogliamo altro!»
A quelle parole il portone, con un forte cigolio, si aprì.
Anna, stupita, disse: «Incredibile, ma come ci è riuscito?»
E Santi: «Ho studiato le abitudini di questo popolo, quando ero dentro la Montagna. Le persone che volevano avere udienza dovevano giurare di avere buone intenzioni, prima di entrare, altrimenti dopo averli ascoltati, Re Askam, li faceva giustiziare.»
E Anna: «È orribile, da parte di un Re!»
Entrarono, accesero le torce e, sotto la guida del professor Santi ripercorsero la strada dell’ultima volta.
Quando giunsero alla Sala del Trono si accinsero a dirigersi dietro il trono e scendere ad aprire la stanza del tesoro, ma qualcuno, che gli aveva seguiti fin dall’inizio, fermò la loro corsa esclamando alle loro spalle: «Fermi e alzate le mani!»

Continua…

Foto: angolopsicologia.com


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