Consulta dei Calabresi all’estero: “È necessario garantire capacità finanziaria”
Di Alessandro Crocco – Consultore
La Consulta dei Calabresi all’Estero, sin dalla sua definizione, con la Legge Regionale nº 8 del 2018, ha ripensato il rapporto con le comunità dei Calabresi nel mondo e con la variegata compagine degli organismi, delle associazioni, federazioni e comunità, intessendo rapporti sempre più sinergici e di collaborazione. Un lavoro e un impegno profuso negli anni passati che si è concretizzato in interventi, manifestazioni, eventi che hanno contribuito in maniera fattiva alla costruzione di una una visione nuova dell’organismo della Consulta che è diventata viatico d’interessi e opportunità comuni.
Nei mesi scorsi la nomina, da parte del Presidente Roberto Occhiuto, dei nuovi consultori, che ringrazio sia per la considerazione verso la mia persona sia per aver riaffermato il ruolo della Consulta, ma altresì sollecito un impegno immediato e concreto, da entrambi le parti, affinché questa diventi realmente operativa. A oggi, infatti, non è stata ancora intrapresa alcuna azione in merito e, soprattutto, nessun contributo finanziario è stato ricollocato. Da consultore ho accettato con grande entusiasmo la nomina e, quindi, la ripartenza dei lavori della Consulta, riconoscendone il valore e l’importanza. Uno strumento e un grande contenitore di quel grande patrimonio che la Calabria possiede: sono 7.000.000 i corregionali nel mondo e oltre 437.000 i calabresi residenti all’estero e iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero che rappresentano, quindi, oltre il 20% della popolazione residente in Calabria.
Si dice e si ripete “È più facile togliere un calabrese dalla Calabria che la Calabria da un calabrese” ed è così! Si esaltano le figure dei calabresi che si sono contraddistinti nel mondo in ogni settore e mercato, di chi ha ricoperto o ricopre ruoli apicali, si guarda a nuovi mercati, come al Turismo delle Radici, e si promuovono progetti e iniziative che hanno come protagonista la storia di molti uomini e donne che hanno contribuito con il proprio esempio a costruire un’immagine diversa della nostra terra, ma poi ci si perde e si disperde il lavoro fatto nella totale mancanza di concretezza delle azioni messe in campo. La Consulta deve poter guardare al futuro e deve avere la capacità di interpretare le domande e i bisogni delle comunità all’estero, ma si deve fare interprete anche delle nuove generazioni, di una migrazione che si è trasformata nel tempo e che esige una considerazione diversa, proprio per quello che rappresenta e che intende offrire il proprio contributo verso i propri luoghi d’origine. Anche la Fondazione Migrates, nell’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo, presentato proprio nei mesi scorsi, ha dedicato uno speciale agli organismi di rappresentanza degli italiani nel mondo, sottolineando la funzione che essi esprimono nell’interesse delle collettività residenti all’estero. La Consulta Regionale dei Calabresi all’estero è nata e conserva proprio questo compito.
Un ruolo, il nostro, che deve mirare a creare sistema, mantenendo relazioni che se messe a regime potrebbero garantire accordi aziendali con realtà imprenditoriali disposte a investire nei nostri territori e d’interscambio con le nostre, promuovere studi, ricerche e iniziative tra Università, senza dimenticare la valorizzazione delle nostre eccellenze attraverso ambasciatori di conoscenza, cultura, storia e unicità. È di fondamentale importanza che la Regione si impegni con forza a consolidare un rapporto continuo con i consultori che devono essere i veri protagonisti nel processo di internazionalizzazione della Calabria e dei vari progetti di cui essa stessa è promotrice. È necessario ristabilire e garantire quella capacità finanziaria di cui necessita, per promuovere un piano attuativo degli interventi.
«Essere calabresi non è un marchio, essere calabresi è un timbro di qualità» ha affermato il Presidente Occhiuto in uno dei suoi interventi in campagna elettorale, ho sempre creduto in quel carattere distintivo dell’essere calabresi ed è a questo che intendo rifarmi per offrire il mio contributo alla nostra terra che ha molto da offrire e su cui, oggi più che mai bisogna investire.