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Politica

Vincenzo Speziali: “Raffaele Serò ha dimostrato la sua inadeguatezza da Bovalino a Beirut”


GRF

C’è stata una polemica con il Consigliere Comunale di Catanzaro Serò e lei non gliele ha mandate a dire, anzi ha risposto per le rime. Ma allora che sta succedendo, nel Capoluogo di Regione e nell’area moderata?
Purtroppo, dinanzi a insolenze, a forme di razzismo (sempre deprecabili, soprattutto in capo a un, seppur momentaneo, Consigliere Comunale, poiché è anche in virtù di ciò, un pubblico ufficiale, ma questo dovrebbe saperlo bene il soggetto in questione, anche se avesse conseguito la laurea in un’Università telematica di Marte piuttosto che di Giove, essendo rudimenti mimini, della giurisprudenza) oppure a fronte di un’aconcettualità, replico. Eccome se replico! Come si permette, costui o chiunque, di gettare ironico razzismo su Bovalino e sul Libano? Ho già informato (come voi avete evidenza da istantanee delle conversazioni) l’Ambasciata in Italia, di questa insopportabile forma di xenofobia. Sa come andrà a finire? Che il povero Sindaco Nicola Fiorita (con il quale, attraverso il Capogabinetto Pasquale Squillace, eravamo all’opera per fare un gemellaggio con Beirut, lecitamente strumentale a far sì che Catanzaro avesse un ruolo nell’Università del Mediterraneo, e di cui ho evidenza nel mio telefono!) si ritroverà entro la fine della prossima settimana, una nota di protesta ufficiale (ribadisco che avete copia della mia comunicazione informativa), inoltrata proprio dalla Legazione Diplomatica. Per quanto riguarda Bovalino, farò in modo che venga fatto presente e stigmatizzato in sede dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani dal nostro Sindaco. Le pare, quello di questo tal Serò, il comportamento di un probo politico e amministratore? Suvvia, senza canzonarci troppo e oltre, siamo alla macchiettisctica, politucumemente parlando (poiché non è politica, bensì, politicume), che si riscontra in discutibili cabaret di infimo avanspettacolo. Certo che sono di Bovalino, lo ripeto sempre, lo ribadisco a piè sospinto, me ne vanto, è un orgoglio e non c’è nulla di cui io debba vergognarmi o di cui la mia gente si possa sentire sminuita, da un nominato partitico, ai vertici locali del medesimo, senza congresso e senza legittimazione popolare. Poi, il fatto che il poveraccio (ovviamente culturamemente inteso, essendo tutto ciò non cultura ma culturame, anche se ciascuno può intenderlo o classificarlo come vuole, ma non metta a me parole non dette) strumentalizza e deforma, ironizza (mentre non è ironizzabile l’evidente razzismo) i miei luoghi del cuore, che sono Bovalino e Beirut, vorrei al tempo stesso ricordargli, che quando aveva costui i pantaloncini da adolescente io già facevo (bene, contrariamente a qualcuno come lui) il Consigliere Comunale e il Capogruppo Consiliare a Catanzaro su indicazione di un certo Giulio Andreotti, non di un qualsiasi protagonista di film, che possono essere di vario genere, dalla commedia al pornografico.
Serò, ha rivendicato il suo ruolo in Azione, contestando le sue dichiarazioni…
A un neofita, se lo tocchi nella sua effimera pennacchistica, lo turbi e lo sturbi, lo induci persino alla masturbazione psicoticamente mentale, in luogo all’impotentia coeundi (politicamente parlando, è ovvio anche perché di altro non parlo, in quanto sarebbe reato e poi non è attinente alla materia di specie, che è la politica e comunque non mi interesserebbe avere notizie in merito su di lui e su altri del suo giro di amicizie), tuttavia rimane l’evidente analfabetismo funzionale e politico di tale figurante delle istituzioni e lo definisco figurante in quanto razzista e xenofobo, poiché è apparso tale, tentando di sminuirmi circa le mie origini (che rivendico ancora) o per le origini di mia moglie e dei miei figli. Invece di argomentare sul punto le mie giuste osservazioni, ovvero di non avere strutturato un bel niente nel suo territorio e di non essersi preoccupato, una volta eletto in Consiglio Comunale a Catanzaro, di costituire alla prima seduta utile il Gruppo Consiliare di Azione, cincischia con il paravento di gerarchie cooptative (perciò agli occhi di me che sono la politica, è delegittimato a prescindere) e insolentisce con non ragionamenti, oppure scuse speciose senza trovare riscontro nelle dichiarazioni degli altri suoi colleghi che, per altro, al posto suo (che ne aveva obbligo, stante le deliranti difese della sua cooptativa pennacchistica!), hanno colmato le mancanze di questo aprofessionale dirigente politico, che dice di essere Segretario Provinciale (io aggiungerei del nulla!) e sta in un Gruppo Consiliare Civico che si ispira a un Partito diverso dal suo. Roba da neuropsichiatria, a fronte di disturbo della personalità, oppure discutibilmente morale, per la palese malafede, oppure incoerenza: fate vobis! A ogni modo, definire qualcuno per ciò che è, ovvero, come nel caso di specie, neofita e aprofessionale, o incoerente, non è un insulto, bensì è un’opera di verità e chiarezza.
Ma come va, con questo Terzo Polo?
Ho detto pure a voi che io sono un Democristiano e il mio Partito è stato assassinato da un’onda anomala di manettariamo pseudogiacobino sin dal 1992. Con la fine della DC (e dei suoi storici alleati laici), non solo è sparita la politica e la classe dirigente (infatti anche la persona di cui parliamo potremmo assimilarla al sottoprodotto, sempre politicamente parlando, di un tempo come quello in cui viviamo, triste e decadente, in cui si è cooptati, perciò nominati e ad andare avanti sono solo i reietti politicanti qualunque, non i migliori, al pari del tempo passato). Con tanti amici, come Peppino Gargani, Roberto Formigoni, Angelo Sanza e altri ancora, stavamo cercando un luogo naturale in cui continuare a fare politica nel modo più vicino al nostro essere. Ciò detto, però, minutaglia paradirigenziale, sia a livello locale, sia qualcuno (specialmente, tipo una scarpara qualsiasi) a livello nazionale, tende a sabotare e a rendere infruttuoso tutto ciò. Dal loro punto di vista, questi inferiori (sempre pseudopoliticamente intesi) li capisco, perché tornando noi (che non siamo mai andati via!), costoro che farebbero? Ma, soprattutto, come giustificherebbero la loro esistenza nelle istituzioni? A giorni ci vedremo prima a Milano e poi a Roma, perché a questo punto, costi quel che costi, in virtù della difesa dei cittadini, dei loro diritti, della tenuta del Paese e per ossequio al nostro passato (di cui non ci vergogniamo e non dobbiamo vergognarci affatto!), ragioneremo su come ricostituirci tutti noi, in versione originale, stile organizzazione novecentesca (quindi basata su appartenenza, credibilità, militanza, cultura, identità, selezione della classe dirigente, autorevezza, rilancio del proporzionale pluripreferenziale) e lo dovremo fare perché la storia (già, la storia) ancora una volta ci torna a chiedere di essere liberi e forti. Serò e minus simils (sempre politicamente parlando!) esprimono nel parlare non un pensiero, ma solo suono, perciò può anche andare a finire che Renzi si ritrovi non con Bin Salman (il Principe Saudita), ma con la sua origine popolare e democristiana, lasciando un’organizzazione, ai miei occhi, settaria (e ne ho le prove in chat, che divulgherò anche ai media internazionali) la cui struttura azionista non fa ben sperare. Se Carlo Calenda, che è una persona preparata, non metterà mano a ciò che resterà, poiché da Roma a Milano (come la stampa riporta fedelmente!), già molti se ne sono andati via, rimarrà con Serò qualche tronfio pandettista bipolare e mondo chi altri pochi e discutibili accoliti. Io l’ho sempre ripetuto, pure al voi, in mancanza della DC o la sua riedizione aggiornata al contempotaneo, uno avrebbe pure potuto abbozzare (tanto, per vincere su questi avventisti non ci vuole molto) ma adesso, che pure noi democristiani abbiamo compreso la necessità di riprovarci e tutti assieme, non intendo, né intendiamo, derogare: la nostra pazienza sarà pure infinita ma non eterna e con razzisti insolenti e sprovveduti quali Serò (e il suo cerchio), non si può stare, né vogliamo! Ci si accorgerà che talune delle presunte guide nazionali, proprio dall’estero, avranno sorprese e richiami, poiché non si concilia l’inconciliabile. Lo stesso Sindaco Fiorita (che ho, correttamente, avvisato) per quota parte e in scala ridotta, dovrà sciogliere siffatto noto gordiano, ma come diceva Aldo Moro, “per fare le cose, occorre il tempo che occorre”.
Cosa direbbe al Consigliere Serò?
E cosa devo dirgli, di più? Che se dovesse insistere nell’insolentire divulgherei le conversazioni con lui, nelle quali, tra le altre cose, si sperticava in complimenti e condivisioni, salvo chiedere riservatezza e poi, da uomo falso, dice cose false pensando di intimorirmi e di ferirmi? Può essere che abbia cambiato idea o qualcuno della setta lo abbia indotto a fare dichiarazioni improvvise e razziste, quindi da neofita sotto stress, gli sarà sfuggita la penna di mano. Poi, è meglio che non parli di un altro, maleducato peracottaro (il cui cognome, pur essendo un caso di omonimia, mi riporta al notorio tonto di Bovalino) cioè un dirigente regionale azionista, candidato al senato (e non è catanzarese), che prima dà appuntamenti e poi non mi conferma: ma chi si crede di essere? Al suo paese conoscevo fratello e sorella, che sono stati entrambi sindaci e potrebbero dare più di qualche lezioncina di stile, assieme al sottoscritto, a un pacchianello simile, che non ha manco il buongusto di rispettare le feste comandate e il compleanno di mio padre. Se costui è un uomo da niente, io non lo sono certo, anzi, affatto, perché sono uno da tutto, semmai e notoriamente. Purtroppo, per l’ennesima volta, si conferma che ectoplasmi simili (ribadisco, politicamente parlando) sono la quintessenza di una nullità che si ripete e trovano legittimità per un breve momento e al pari di una cometa (scusandomi con il corpo celeste, per la similitudine azzardata). Prima o poi, però, spariranno inesorabilmente da questo panorama politico, accompagnati dall’effimero che rappresentano. Se per questo pure male e senza stile.


Gedac

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