“Impegniamoci a concludere il percorso che Francesco Panzera ha avviato”
Di Francesca Mazzone – Studentessa del Liceo Scientifico Zaleuco di Locri
Era il 10 dicembre 1982 quando Francesco Panzera, docente di matematica e vicepreside del Liceo Zaleuco di Locri, veniva ucciso, a soli 37 anni, con otto colpi di pistola davanti casa sua, dopo essere andato a funghi. Anche se ancora oggi non si conosce il movente né l’identità dell’assassino, l’impronta è sicuramente quella della ‘ndrangheta. Nella sua breve, ma intensa carriera scolastica, Panzera ha sempre contrastato la diffusione della droga dentro e fuori la scuola, portando un clima di legalità e solidarietà insieme, da uomo autentico e da professore responsabile. A quarant’anni dal quel tragico avvenimento, la Città di Locri, unitamente al Liceo Zaleuco, ha deciso di commemorare la sua figura nell’ambiente scolastico che lo ha visto operare. Come ha citato bene la Dirigente Scolastica Carmela Rita Serafino «Ciccio è morto per mano della mafia, ma la sua presenza è viva, all’interno della scuola. Il suo è stato un esempio per tutti». Infatti, ogni angolo dell’Istituto lo ricorda, dal mezzo busto in bronzo, in Aula magna, al quadro con le foto all’ingresso, quasi a voler salutare gli studenti che entrano per le lezioni, al laboratorio di Chimica e alla via, intitolata a lui, sulla quale si affaccia la scuola. Durante la Commemorazione molti sono stati gli interventi di amici, colleghi ed ex allievi che ancora hanno vivo il ricordo di un professore serio, simpatico e con un forte senso del dovere, così come ha riportato, anche, la nipote Vittoria: «Era un uomo autorevole, e come lo era in famiglia lo era anche al lavoro, con i suoi alunni e con i suoi colleghi.» Molto significativo l’intervento dell’ex sindaco Giovanni Calabrese, ora assessore regionale che, dopo aver presentato l’avvio del progetto, per un polo culturale in uno stabile confiscato alle mafie, proprio di fronte il Liceo, ha aggiunto: «La morte tragica di Panzera ha portato sconforto e terrore nella cittadina di Locri, tanto da costringere gli abitanti a chiudersi nelle case e a non voler uscire per paura di essere colpiti da una mano terribile e invisibile. Lo ricordo come un professore esemplare, che ha dato la vita per proteggere i suoi alunni. La storia di Locri è stata una storia drammatica, segnata da un trentennio di potere mafioso, cruento e brutale. Oggi, però, dobbiamo fare memoria e raccontare ai ragazzi gli anni difficili della nostra Città, ma con uno sguardo a un futuro di riscatto sociale e culturale». Noi studenti, vogliamo salutare e onorare Panzera, il suo impegno, il suo lavoro, con la speranza di poter portare a termine quella lotta da lui iniziata e mai conclusa, utilizzando l’arma della cultura che ci rende liberi e pronti a contrastare le forme insidiose di potere, a qualsiasi livello. Grazie, professor Ciccio, da tutti noi!