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Costume e SocietàLetteratura

Zaleuco tra storia e mito

La Repubblica dei Locresi di Epizephiri


Edil Merici

Di Giuseppe Pellegrino

Fatta la premessa di ordine bibliografico su Zaleuco, azzardarsi a dire di più sarebbe pura e semplice fantasia. Vi sono storici che considerano la scuola di Pitagora quale fonte delle sue leggi. Il Figlio di Apollo di Krotone è nato quasi cento anni dopo, e già Zaleuco era morto da tempo.
Quella di annoverare Pitagora tra i maestri del locrese, nasce da una delle tante millanterie di Pitagora, che si vantava di avere suggerito le leggi a Zaleuco. Egli, prima della sua nascita, era stato nell’Averno per ordine di suo padre Apollo (Pitagora significa portavoce di Apollo, Letteralmente Portavoce della Pizia, che è la stessa cosa). Quando era nell’Averno aveva incontrato tra le anime anche quella di Zaleuco non ancora, ovviamente, nato, e fu suo onere suggerirgli la legislazione più famosa della storia greca.
Dalla vanteria si può dedurre una considerazione: presso i Greci, Zaleuco godeva di una così grande considerazione che il millantatore filosofo crotoniate pensò bene di sfruttarla a suo favore. Per il resto una balla di proporzioni immense. Che molti storici antichi e non di poco conto come Diodoro Siculo, Jamblico, Porfirio e Diogene Laerzio (provocando le irrisioni di Bonaventura Portoghese) e moderni la abbiano presa in considerazione denota la superficialità degli studi fatti su Locri.
Anche Girolamo Marafioti ha fatto ricerche e, nella sua opera, parte subito con il piede sbagliato, perchè nel Capitolo dedicato al Nostro recita:

Di Zaleuco Filosofo Pittagorico, Locrese, e di alcune sue leggi, raccolte da diversi autori; e di alcuni altri legislatori Locresi, cioè Caronda, Gitto, Stenida, Timane & Onomacrito.

Certamente il frate di Polistena ha l’attenuante di considerare Giamblico uno storico attendibile. Per certi versi lo è; nella fattispecie erra e non di poco. Tuttavia, nel richiamare Aristotele per come riportato da Clemente Alessandrino fa riferimento alla “Repubblica Locrorum, nel quale dice essere stata antica fama che Zaleuco habbino ricevuto le sue leggi da Minerva, la quale falsamente (?) fu reputata Dea della Sapienza.
Ricorda inoltre, il frate, il celeberrimo episodio della violazione da parte del figlio della norma “All’adultero e all’adultera cavar si debbon gli occhi”,per la cui violazione fu portato il figlio davanti a lui per il giudizio e Zaleuco lo condannò a essere accecato. Protestarono i suoi cittadini, ricordando che era suo figlio. E il Legislatore, per l’occasione anche magistrato, ricordò a tutti che proprio per questo non poteva esimersi dall’applicarla, perché non poche norme erano state da lui redatte perché si impedisse tra i cittadini un diverso trattamento. Ma i locresi insistettero. E egli, probabilmente sfruttando una diversa formulazione della legge rispetto a quella che è stata tramandata ai giorni nostri, che prevedeva si dovessero cavar due occhi, per rispettarla ordinò fosse accecato da un occhio il figlio e dall’altro occhio egli stesso, il padre.
Forse il fatto è un mito. Ma tutti gli episodi, veri o mitici, che riguardano il locrese, compresa la morte, mirano a dimostrare l’estremo rispetto per le sue stesse leggi. Di certo tutta la Legislazione locrese mirava a garantire sempre l’uguaglianza tra i cittadini, soprattutto in materia giudiziaria e l’episodio, anche ammesso che sia di fantasia, serve a qualificare in tal modo tutta l’opera del locrese.
Non diversamente dalla sua fine, posto il suicidio per aver violato la norma che vietava, sotto la pena del laccio, che ci si presentasse armati nel Buleterio allorché si celebravano giudizi o vi era Consiglio.
Anche Platone, nell’opera tradotta da Vincenzo Cuoco non dà certezze sul nostro. Su Zaleuco Platone la pensa in questo modo:

Legislatore de’ Locresi dicesi Zeleuco, ma molti, in segreto, ne negano l’esistenza.
Zeleuco credesi essere stato il primo a dar leggi scritte ai popoli d’Italia. Persuase ai locresi di averle ricevute da Minerva. Delle sue leggi si dicono molte imitate dagli ordini di Sparta, di Creta e di Atene. Io non lo credo, perché Zeleuco, se mai esistito, è più antico de’ legislatori di queste città.

Platone su Sparta e Atene ha ragione. Su Creta no, essendo la civiltà micenea molto più antica di quella locrese.
La materia sarebbe lunga e con pochi addentellati, per cui è bene concludere con Cicerone che, nel suo De Legibus, afferma:

Che importanza può avere che Timeo abbia negato l’esistenza di Zaleuco? […] Sia esistito o meno, per quale fine discutiamo?

Grande Cicerone, ci sono le leggi di Locri: le abbia scritte Zaleuco, Minerva o Ignoto, il fatto importante è che siano state fatte, approvate e fatte rispettare. Ogni altra discussione è inutile e fuorviante.

Foto: opinione.it


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