ADVST
Costume e SocietàLetteratura

La visita di Igor

La tela del ragno

Di Francesco Cesare Strangio

Il tempo, nella sua lenta e implacabile costanza, scorreva e, come sempre, le disgrazie non si presentano mai da sole. Al carcere di Serafino si aggiunse un evento ancora più nefasto: il San Giovanni e fraterno amico Bobbo si trovò, suo malgrado, al centro di una terribile vicenda. Un noto personaggio del luogo, in combutta con i soliti potentati della nomenclatura dalla fuligginosa coscienza, in concorso con un’organizzazione straniera, vide l’enorme affare che girava attorno al commercio degli stupefacenti. Bobbo riteneva, giacché figlio del popolo, che un tale commercio avrebbe portato all’impoverimento della società, di conseguenza si oppose a quello che considerava uno indegno e scellerato programma di arricchimento.
Un giorno apparentemente come gli altri, Aquilino fu avvicinato da un soggetto facente parte di quel gruppo di persone che stavano organizzando l’affare; si trattava di un uomo sui quaranta dall’aspetto poco rassicurante per via del volto scarnato e dagli occhi privi di qualunque barlume d’umanità.
Con poche parole lo informò che un certo Signor Igor lo voleva incontrare per discutere di affari con lui. Spinto come sempre da innata curiosità, gli disse che era disponibile e che lo avrebbe ricevuto nell’ufficio dello stabilimento alle ore dieci del giorno dopo.
Puntuale, alle dieci del giorno successivo Igor si presentò al cancello dello stabilimento. Era accompagnato da altri quattro uomini ben vestiti che rimasero a poca distanza dall’ingresso. La segretaria bussò alla porta dell’ufficio di Aquilino e annunciò la presenza del signor Igor. Si trattava di un uomo di alta statura, dal fisico sottile, che a vederlo non impressionava nessuno. Si presentò parlando un discreto italiano. Alla domanda relativa a dove avesse imparato la lingua, rispose di aver lavorato presso l’ambasciata Cecoslovacca a Roma durante il periodo della guerra fredda.
Poi, con larghi giri, toccò il tasto del cambiamento dei tempi. Fece notare ad Aquilino il continuo progresso della Nazione in cui si trovava ospite, nello stesso tempo trattò l’argomento affari. La sua proposta era di intercedere con il suo amico Bobbo per non osteggiare quello che il popolo desidera. Venne spontaneo ad Aquilino invitarlo a essere più chiaro, perché non riusciva a capire quale potesse essere il suo ruolo in tutta la storia.
L’uomo, a quel punto, divenne molto più esplicito: «Giorni fa ho avuto un incontro con vostro compare Bobbo per pianificare il mercato della droga in Slovacchia. La nostra volontà è di coinvolgerlo nell’affare a pari dignità. Per tutta risposta ha rifiutato di aderire cacciandomi a mali modi.»
Aquilino rimase impassibile, mentre cercava di capire dove volesse arrivare quell’uomo venuto fuori dalle tenebre della guerra fredda.
L’uomo continuò: «Io sono qui in rappresentanza di chi detiene il potere della Nazione. La cosa che ci sta più a cuore è di evitare uno spargimento di sangue.»
Nel girovagare dei ragionamenti, Igor fece capire che ai potenti, del popolo, non gliene fregava un fico secco. Divenne terribilmente chiaro: l’obiettivo di quel gruppo criminale era solo quello di arricchirsi sulla pelle degli altri. Poi Igor, forse per legittimare il programma, sconfinò argomentando problematiche sociali, imperniate sull’importanza di garantire l’ordine istituito. Spingendosi oltre il confine dell’indolenza, sostenne che era solo questione di tempo, perché l’impetuoso fiume dei vizi dell’uomo alla fine avrebbe rotto gli argini.
Fu chiaro, ad Aquilino, che dietro a quelle deliranti parole c’era un programma ben preciso e che gli accordi con i Paesi fornitori l’avevano già raggiunto. Bobbo faceva parte degli imprevisti che bisognava accordare, giacché gli serviva per evitare di ricorrere alla violenza che non avrebbe fatto altro che accendere i riflettori dell’opinione pubblica sull’attività che stavano per intraprendere. Nelle parole di Igor traspariva la subdola considerazione che aveva verso i propri simili, li considerava alla stregua di semplici animali che servivano solo a fare girare la ruota per portare acqua al loro mulino. Il gioco si fece terribilmente difficile. Nonostante Aquilino la pensasse come Bobbo, badò bene di mantenersi alla larga da quell’intrigo.
Igor, una volta finito di argomentare quanto doveva, rimase in paziente attesa di sentire cosa dicesse Aquilino.
Dal canto suo l’italiano non voleva sapere niente e non gli interessava nulla di quanto bolliva nel pentolone della Slovacchia.
A quel punto non gli rimaneva altro che prendere le distanze badando bene di pesare le parole: «Io m’impegno a riportare quanto mi avete appena detto, ma certamente non mi assumo nessuna  responsabilità sull’esito.»
Continuò con lo scopo di chiarire la sua posizione sia per il momento, sia per il futuro: «Al mio Paese si dice che ambasciatore non porta pena. Non ci tengo lontanamente a immischiarmi in vicende che non mi appartengano; se fossimo in Italia, allora saprei come comportarmi… qui sono uno straniero e ritengo inopportuno impicciarmi di affari che non mi riguardano. Ciò non toglie che mi farò promotore, impegnandomi più del dovuto per fare andare le cose come voi desiderate.»

Continua…

Foto: gentecomuneweb.it


GRF

Redazione

Redazione è il nome sotto il quale voi lettori avrete la possibilità di trovare quotidianamente aggiornamenti provenienti dagli Uffici Stampa delle Forze dell’Ordine, degli Enti Amministrativi locali e sovraordinati, delle associazioni operanti sul territorio e persino dei professionisti che sceglieranno le pagine del nostro quotidiano online per aiutarvi ad avere maggiore familiarità con gli aspetti più complessi della nostra realtà sociale. Un’interfaccia che vi aiuterà a rimanere costantemente aggiornati su ciò che vi circonda e vi darà gli strumenti per interpretare al meglio il nostro tempo così complesso.

Related Articles

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button